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È nato il nuovo corpo europeo di guardie di frontiera

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prende il posto di «frontex»

È nato il nuovo corpo europeo di guardie di frontiera

  • –dal nostro corrispondente
Il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitri Avramopoulos, durante la cerimonia inaugurale
Il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitri Avramopoulos, durante la cerimonia inaugurale

BRUXELLES – Ambizioso su alcuni fronti, deludente sul altri, il nuovo corpo europeo di guardie di frontiera ha visto ufficialmente la luce oggi dopo un iter politico particolarmente rapido di poco più di sei mesi. L’obiettivo di questo nuovo ente, che nei fatti è un rimodellamento dell’attuale agenzia Frontex, è di meglio controllare le frontiere esterne dell’Unione e garantire la libera circolazione nell’Area Schengen in un momento delicatissimo, segnato da forze politiche anti-immigrazione.

In una cerimonia alla frontiera tra la Bulgaria e la Turchia, il direttore di Frontex Fabrice Leggeri ha notato che «l’agenzia è ora più forte e meglio equipaggiata per far fronte alle sfide delle migrazioni e della sicurezza alle frontiere esterne, il suo mandato è più ampio e potrà effettuare stress-test alle frontiere per individuare le vulnerabilità e prevenire le crisi». Mentre Frontex è una agenzia che si occupa di coordinare il lavoro delle autorità nazionali, il nuovo ente avrà materiale e mezzi propri.

L’idea di un corpo europeo di guardie di frontiera fu presentata dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nel settembre dell’anno scorso, sulla scia dell’arrivo nell’Unione di migliaia di migranti provenienti dalla Siria e dal Vicino Oriente. I Paesi del Sud Europa furono rapidamente superati dagli eventi, tanto che alcuni Stati membri decisero di introdurre controlli alle loro frontiere interne. Il progetto legislativo fu presentato il 15 dicembre del 2015.
Il nuovo ente avrà a sua disposizione una riserva di 1.500 doganieri nazionali da usare nel caso di emergenza alle frontiere esterne dell’Unione. La Commissione aveva proposto che l’eventuale intervento potesse avvenire per scelta dell’esecutivo comunitario e fosse addirittura imposto al Paese in difficoltà. Il testo legislativo è apparso a molti politicamente ambiguo e giuridicamente pasticciato in un assetto dell’Unione che è confederale, non federale e nel quale i Paesi sono ancora sovrani.
I Ventotto hanno deciso che l’intervento dovrà essere approvato dal Consiglio a maggioranza qualificata. La messa in pratica dipenderà inoltre dalla preparazione di un piano operativo che lo Stato interessato deve approvare. Al di là degli interventi sul terreno, il nuovo ente sarà chiamato a fare analisi sulla situazione ai confini dell’Unione, offrire il proprio aiuto ai Paesi non membri per meglio gestire le loro frontiere, partecipare alle operazioni di ritorno in patria dei migranti irregolari.

“«È il simbolo di un’Europa che, unita, è capace di fare»”

Dimitri Avramopoulos, commissario Ue all’Immigrazione 

Il commissario all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos ha salutato oggi la nascita di questo nuovo ente comunitario: «La nuova agenzia europea (…) è pronta a dispiegare le sue risorse in Italia, così come negli altri Paesi maggiormente sotto pressione, la Bulgaria e la Grecia». L’uomo politico ha precisato che i contatti con il governo italiano sono continui. Il lancio della nuova struttura di guardia alle frontiere, secondo il commissario, «è il simbolo di un’Europa che, unita, è capace di fare». In questo senso, la Commissione europea non nasconde che il nuovo ente deve contribuire a rassicurare le opinioni pubbliche nazionali. C’è il desiderio da parte di Bruxelles di ritornare al più presto a una piena libera circolazione nell’Area Schengen. Tuttavia, i Paesi che hanno reintrodotto i controlli alle frontiere interne – tra cui la Germania – sembrano voler chiedere il rinnovo di altri sei mesi dell’autorizzazione concessa a livello europeo e in scadenza il prossimo 12 novembre.

Intanto, è ancora in discussione la riforma del Principio di Dublino, la regola per cui responsabile dell’asilo è il Paese di primo sbarco. La proposta prevede che nei casi di emergenza ci sia un ricollocamento di migranti in tutta Europa. I Paesi contrari pagherebbero una multa. Diplomatici si aspettano che il testo venga modificato, trasformando la multa in un contributo finanziario che tradurrebbe in pratica la solidarietà flessibile proposta dai paesi dell’Est contrari a un ricollocamento d’autorità.

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