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Perché agli Usa non conviene smascherare gli hacker russi

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Perché agli Usa non conviene smascherare gli hacker russi

Obama e Putin ai ferri corti sugli attacchi hacker
Obama e Putin ai ferri corti sugli attacchi hacker

Nervi tesi, tesissimi. Quella in corso fra Usa e Russia è una battaglia che rischia di scrivere la storia delle cyber war. Le guerre informatiche, quelle fatte di dati che corrono attraverso cavi di fibra ottica, non sono più argomento da fiction. Gli Stati Uniti (Obama in testa) sono convinti che dietro gli attacchi informatici che stanno minando la corsa alla Casa Bianca, ci siano hacker russi. Criminali assoldati direttamente dal Cremlino. E per questo, come riportava ieri la tv Nbc, la Cia sarebbe dietro a una cyber operazione su larga scala e segreta che ha lo scopo di attaccare e mettere in imbarazzo il nemico numero uno: Vladimir Putin. Non si sa molto più di questa maxi operazione, se non che l'agenzia di spionaggio avrebbe già aperto cyber doors, scelto gli obiettivi, raccolto i documenti che proverebbero «le disgustose tattiche» del leader russo.

Ma cosa sta succedendo veramente e cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni? Lo abbiamo chiesto a Stefano Mele, direttore dell'Osservatorio InfoWarfare e Tecnologie emergenti dell'Istituto italiano di Studi Strategici “Niccolò Machiavelli”. «Se si guarda ai recenti avvenimenti, appare chiaro come minacce legate alla propaganda, alla disinformazione, alla manipolazione delle informazioni e allo spionaggio abbiano da tempo trovato nuove “strade” – peraltro anche molto efficaci – proprio grazie al cyber-spazio» racconta al Sole24Ore. Secondo Mele, che è avvocato specializzato in intelligence, «l'attuale incapacità di generare realmente deterrenza, unita alle difficoltà nel coordinare ruoli, competenze e risposte alle minacce cibernetiche, contribuisce a creare sul piano internazionale uno scenario sempre più preoccupante». Ed è per questo che le recenti accuse alla Russia di svolgere attraverso attacchi informatici attività tese ad influenzare la campagna presidenziale americana e l'ormai imminente voto elettorale «evidenziano un obiettivo politico-strategico degli Stati Uniti molto preciso».

Cominciando a perseguire in maniera diretta e formale gli autori materiali dei crimini informatici di natura statale o sponsorizzati da uno Stato, secondo Mele «il governo americano prova anzitutto a dimostrare pubblicamente le proprie capacità di rintracciare gli autori di quegli attacchi». Ciò significa «inviare a livello internazionale il messaggio di essere in grado di risolvere il principale problema nel settore della sicurezza cibernetica», ovvero «l'anonimato e l'incapacità di attribuire con certezza la responsabilità di un attacco informatico ai suoi autori materiali».

“Il governo americano dice di poter risolvere il principale problema della sicurezza informatica: l’anonimato”

Stefano Mele, direttore dell'Osservatorio InfoWarfare dell'Istituto Studi Strategici Macchiavelli  

Eppure, le accuse pubbliche alla Russia raccontano che gli Stati Uniti hanno alcune problematiche di non poco conto. «Sul piano legale, ad esempio - racconta Mele - occorre evidenziare come proprio il governo americano sia stato tra i principali promotori e firmatari del rapporto alle Nazioni Unite del 2015 predisposto dal Gruppo di Esperti Governativi, in cui, proprio in merito agli attacchi informatici, si statuisce che l'accusa di organizzare o supportare atti illeciti contro un altro Stato deve essere sempre provata. Tuttavia, provare le responsabilità del governo russo, significherebbe per gli Stati Uniti rendere pubbliche le proprie capacità di intelligence, peraltro quasi certamente non solo quelle nel settore cibernetico. Acquisite queste informazioni, però, il governo russo potrebbe agevolmente comprendere le proprie falle e i propri punti deboli, rimediando in tempi molto brevi e indebolendo così le capacità di intelligence americane».

Anche sul piano della minacciata reazione agli attacchi informatici russi, Obama dovrà confrontarsi con decisioni molto complesse. Infatti, come racconta Mele «è ormai chiaro che le vigenti norme di diritto internazionale siano applicabili anche all'utilizzo da parte degli Stati di strumenti informatici. Fra i tanti, principi fondamentali come quelli di umanità, necessità, proporzionalità e distinzione, devono sempre essere tenuti in debita considerazione, a maggior ragione nel caso di una reazione ad un attacco».

Il direttore dell'Osservatorio Macchiavelli, però, non è convintissimo delle mosse Usa. «Controllare l'escalation di un attacco informatico – dice - non è allo stato attuale un'attività particolarmente facile e immediata. Ciò, quindi, lascia presagire che, al di là della carta di possibili operazioni clandestine nel e attraverso il cyber-spazio, un'ipotetica risposta pubblica del governo americano nei confronti della Russia potrebbe avvenire ancora una volta attraverso gli strumenti tipici di reazione diplomatica, economica e di supporto militare alle nazioni limitrofe ai confini russi».

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