È una partita al tempo stesso politica e tecnica quella tra Roma e Bruxelles sulla Finanziaria per il 2017. La Commissione Ue è ben disposta nei confronti del governo italiano, ma non può esimersi di tenere conto delle regole del Patto di Stabilità. Il suo sguardo sarà rivolto in particolare alla riduzione del deficit strutturale, su cui si impegnerà il governo italiano. Per evitare una bocciatura d’emblée, Roma deve evitare una eccessiva deviazione rispetto agli obiettivi.
L’Italia si è impegnata a ridurre il deficit pubblico all’1,8% del prodotto interno lordo nel 2017, rispetto al 2,4% stimato per quest’anno. Da un punto di vista strutturale, il paese dovrebbe adottare misure di riduzione di almeno lo 0,6% del PIL. Invece, il governo italiano ha presentato un Documento economico e finanziario (DEF) dal quale emerge una riduzione del deficit nominale al 2,0% del PIL. Associato a questo obiettivo l'esecutivo ha previsto flessibilità di bilancio per portare il disavanzo fino al 2,4%.
L’Italia ha già goduto nel 2016 del massimo di flessibilità di bilancio autorizzata: 0,75% del PIL. A questo punto, nuovi margini possono venire solo da altri versanti: la spesa per affrontare la crisi dell'immigrazione; la ricostruzione del Lazio del Nord dopo il sisma di agosto (e magari anche le spese sostenute in occasione di altri terremoti); l’emergenza terrorismo (come deciso dalla stessa Commissione nell’aprile scorso).
Da un punto di vista politico, qui a Bruxelles c’è il desiderio di venire incontro all’Italia, alla vigilia di un delicato referendum costituzionale di inizio dicembre da cui dipende per molti versi il futuro del governo Renzi. È necessario però che da un punto di vista tecnico la Finanziaria consenta alla Commissione di essere clemente. Ha detto lunedì sera a Lussemburgo Pierre Moscovici: «L’Italia continui ad essere seria nello sforzo di riduzione del deficit», rispettando la «credibilità delle regole».
Cosa intendeva dire il commissario agli affari monetari? Lo sguardo di Bruxelles è rivolto in particolare al deficit strutturale. Per evitare una bocciatura d’emblée della Finanziaria, Roma deve impegnarsi su una riduzione di questo saldo che sia sufficiente. Le regole europee prevedono che una deviazione superiore allo 0,5% rispetto all’obiettivo (riduzione dello 0,6%) sia significativa, e quindi tale da provocare il rinvio del testo all’Italia perché lo modifichi di conseguenza.
In buona sostanza, per evitare una bocciatura d’emblée e sperare in qualche modo in una applicazione clemente delle regole di bilancio il governo italiano deve presentare un bilancio che preveda una riduzione del deficit strutturale di almeno lo 0,1% del PIL. «I nostri scambi sono costruttivi – spiega un funzionario comunitario –. Ciò detto, la nostra posizione dipenderà dalle cifre che verranno presentate e dalla composizione delle diverse poste di bilancio».
Come detto, per conciliare regole e politica vi sono vari criteri di flessibilità e in particolare gli eventi inattesi che hanno comportato nuove spese. Inoltre, anche per giustificare un debito sempre alto, la Commissione può prendere in considerazione la bassa crescita, la debole inflazione, le difficoltà nel calcolare la crescita potenziale. Le regole prevedono che Bruxelles abbia due settimane per rinviare tout court il testo a Roma, se troppo controverso. Altrimenti, un giudizio compiuto è atteso in novembre.
Ciò detto, non si può escludere che se la Finanziaria dell’Italia fosse dubbia, al limite dell’accettabile, la Commissione europea decida nei fatti di rinviare la sua valutazione a dopo il referendum del 4 dicembre, per evitare giudizi turbolenti prima del voto. Già nel 2015, in occasione dell’analisi della Finanziaria per il 2016, aveva notato “il rischio di non rispetto del Patto”, ma rinviando alla primavera di quest’anno una analisi compiuta sulle richieste di flessibilità presentate allora dal governo.
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