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Ghannouchi: «Più impegno da Italia e Ue per la stabilità…

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intervista al leader di «ennhada»

Ghannouchi: «Più impegno da Italia e Ue per la stabilità tunisina»

 Il presidente del partito politico tunisino Ennahdha, Rached Ghannouchi con Il ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni . Foto Ansa
Il presidente del partito politico tunisino Ennahdha, Rached Ghannouchi con Il ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni . Foto Ansa

Rashid Ghannouchi è il leader del partito tunisino Ennhada, membro del governo di coalizione nazionale. Ennhada nel luglio scorso ha annunciato la svolta storica di tagliare con l'”islam politico” estremista per prendere nettamente le distanze dal jihadismo. Di questo Gannouchi ha parlato in un incontro all'Ecfr, dove era presente anche Emma Bonino, e anche in un incontro al Senato, sollecitando un impegno più concreto da parte dell'Italia e dell'Europa nel sostenere la Tunisia e il suo modello di democrazia inclusiva, che ha definito “una fortezza” nella sponda sud del Mediterraneo contro il terrorismo nella regione. «Se il modello tunisino cade nella mani del terrorismo - ha avvertito - sarà un pericolo anche per la sponda nord del Mediterraneo». Ma finora «gli impegni presi dalla Ue non sono stati rispettati - ha denunciato - siamo stati abbandonati a noi stessi». «Con i premi Nobel per la pace - ha aggiunto con riferimento a quello assegnato nel 2015 al Quartetto per il dialogo nazionale tunisino - non si dà pane e lavoro ai giovani».

Lei ha affermato che i jihadisti dell'Isis sono dei folli, non dei miscredenti. Questa frase è stata interpretata come una giustificazione, non una condanna. Come la spiega?
La mia frase è stata presa fuori dal contesto. Non legittimo in nessun modo questi criminali, sono terroristi che fanno male a noi e ai nostri amici. Ma noi non facciamo dei fatwa (editti religiosi n.d.r) contro nessuno. Inoltre sottolineo che la costituzione tunisina vieta assolutamente che qualcuno venga accusato di apostasia, un articolo proposto proprio dai nostri amici secolaristi per evitare che gli estremisti possano approfittarne per perseguitare qualcuno. Quindi non si può definire nessuno di miscredenza. Condanniamo il terrorismo senza nessuna reticenza.
Dobbiamo piuttosto chiederci perché tanti giovani diventano terroristi. (La Tunisia ha diverse migliaia di aderenti all'Isis in Libia e prima ancora nel Siraq n.d.r.). La ragione è nel vuoto di idee, nella disperazione di centinaia di migliaia di disoccupati.

Qual è l'emergenza maggiore della Tunisia?
L'economia. La sfida principale per salvare la nostra democrazia è quella economica e sociale. Il turismo è crollato del 50%, così come gli investimenti. Lo Stato non ha le risorse per il bilancio del 2017 soprattutto ora che i sindacati hanno chiesto aumenti salariali: la maggior parte degli occupati percepiscono stipendi nella pubblica amministrazione, quindi si capisce bene qual è il problema. Per questo abbiamo bisogno del sostegno dei nostri vicini come l'Italia. Presto faremo anche una riunione con Francia, Qatar e Fondo monetario per stimolare gli investimenti e il 24 novembre ci sarà qui in Italia un road show dedicato agli investitori italiani.

Chi sono i vostri amici? Lei parla molto degli europei ma non degli arabi.
Risposta: I nostri amici sono quelli che stanno dalla nostra parte. Con l'Italia abbiamo un ottimo rapporto anche perché condividiamo le stesse preoccupazioni: dall'emigrazione clandestina alla Libia. Abbiamo apprezzato molto l'intervento dell'Italia a Misurata in campo sanitario. Ma anche con l'Algeria abbiamo un buon rapporto. E naturalmente con i francesi, che insieme agli italiani sono i nostri maggiori partner commerciali.

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