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Calenda: partire presto con gli investimenti

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Calenda: partire presto con gli investimenti

  • –Carmine Fotina

CAPRI

«Partite da subito, già all’inizio del 2017. Non perdete tempo». Carlo Calenda va dritto al punto: la legge di bilancio mette in campo strumenti per riattivare gli investimenti privati, agli imprenditori spetta ora utilizzarli per contribuire a riattivare la crescita già nella prima parte del prossimo anno.

Il ministro dello Sviluppo economico, nell’intervento al convegno di Capri, si rivolge direttamente alle imprese auspicando che gli investimenti più consistenti partano rapidamente, già a gennaio, quando debutterà l’iperammortamento per i beni legati alla digitalizzazione dei processi produttivi (l’attuale superammortamento sui beni strumentali tradizionali invece sarà prorogato). È l’idea dello «shock» da imprimere subito nelle tabelle di contabilità nazionale sugli investimenti, compensando e superando ampiamente il possibile calo che invece potrebbe registrarsi in quest’ultimo trimestre del 2016 a causa dell’effetto attesa del nuovo incentivo.

Calenda conferma anche che si sta lavorando per ampliare i termini di completamento degli investimenti agevolabili. La consegna del bene potrà avvenire di sicuro entro giugno 2018 (pagando un acconto pari ad almeno il 20% entro il 2017) «ma c’è una discussione in corso con Padoan per arrivare fino a settembre, insieme al ministro Boschi stiamo cercando di spingere i tempi più in là...». Super e iperammortamenti rappresentano il cuore del piano Industria 4.0, ma sono stati accolti con scetticismo dal segretario della Cgil Susanna Camusso che proprio a Capri venerdì ha parlato di «distribuzione a pioggia delle risorse». «Tutta questa manovra - replica Calenda - lo dico in particolare alla dottoressa Camusso, ha un principio di fondo: premia chi investe. Poi possiamo discutere se gli strumenti sono giusti o no, se essere più selettivi, se mettere più vincoli o paletti. Ma di paletti si muore».

Il piano Industria 4.0 ha messo nel mirino 10-11 miliardi di investimenti aggiuntivi nel 2017 favoriti da super e iperammortamenti, mentre nell’intero periodo (2017-2020) ci si attende ulteriori 11 miliardi spinti dal credito d’imposta per la ricerca e sviluppo e 2,6 miliardi dal venture capital che entra in azienda. Un pacchetto che, per i soli investimenti che saranno effettuati nel 2017, costerà allo Stato circa 13 miliardi spalmati però in otto anni a partire dal 2018, quando si concretizzeranno gli effetti fiscali di ammortamenti e crediti d’imposta. Venti miliardi è invece il costo per incentivare gli investimenti che saranno messi in campo complessivamente tra il 2017 e il 2019. «Una dimensione di intervento senza precedenti» per Calenda.

«Siamo partiti in ritardo» aggiunge il titolare dello Sviluppo economico riferendosi ai programmi per Industria 4.0 di Stati Uniti, Francia, Germania, «e ora dobbiamo recuperare rapidamente con un modello tutto italiano». Vengono marcate soprattutto le distanze dalla Francia, che nel suo piano “Industrie du Futur” ha sì puntato su un corposo intervento di stimolo fiscale ma ha messo al centro “i campioni nazionali”, le grandi imprese. «Esattamente il contrario di quello che vogliamo fare noi - dice il ministro -. Noi abbandoniamo il modello del passato basato su grandi aziende pubbliche e private e valorizziamo il ruolo delle piccole e medie imprese. Industria 4.0 e la digitalizzazione, rendendo meno necessarie le economie di scala, mettono le Pmi al centro di questa svolta basata sugli investimenti».

Calenda parla di investimenti come antidoto alle paure della globalizzazione e della modernità e provocatoriamente mette in relazione due esempi di progetti bloccati. «Abbiamo la nostra Vallonia, abbiamo il nostro governatore della Vallonia» dice riferendosi al veto del Parlamento vallone all’accordo commerciale Ceta tra Ue e Canada e alle richieste del presidente delle Regione Puglia Michele Emiliano che di fatto finora hanno bloccato il gasdotto Tap. «Bisogna responsabilizzarsi - incalza il ministro - quando uno dice che l’Ilva va chiusa se non diventa a gas e poi vieta al Tap di portare il gas, lo si deve mettere davanti a questi casi perché altrimenti diventa il gioco di chi è più irresponsabile». In serata arriva anche la replica di Emiliano che ricorda di essere «in attesa da un anno di avere un incontro col Governo su Ilva e sulla proposta di decarbonizzazione» e ritiene che le modifiche richieste al Tap non rendano impossibile la realizzazione dell’opera.

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