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Heathrow, sì di Londra alla terza pista

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Heathrow, sì di Londra alla terza pista

  • –Leonardo Maisano

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Heathrow raddoppia o quasi nonostante le convulsioni innescate dalla Brexit, nonostante la nuova spaccatura fra i conservatori, divisi, una volta di più, sull’opportunità di un opus magnum da 16,5 miliardi di sterline. L’esigenza di aumentare la capacità del trasporto aeronautico nella grande Londra è condivisa e compresa da tutti, ma i favori di molti deputati Tory, a cominciare dall’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, sono per soluzioni alternative, evitando la congestione dei cieli e delle aree urbane nel sud – ovest della capitale. «Mi stenderò davanti ai bulldozer» aveva avvertito l’attuale ministro degli esteri britannico quando guidava la municipalità, svelando la sua ferma volontà di bloccare il progetto. Ieri mentre il ministro dei trasporti Chris Grayling sgranava numeri e date sullo scalo che verrà alla Camera dei Comuni, il deputato Tory ed ex aspirante sindaco della capitale, Zac Goldsmith, annunciava l’addio al seggio parlamentare in segno di protesta. Boris Johnson nel riaffermare la sua ferma opposizione al super Heathrow s’è invece imitato a correggere sé stesso. «Non ci sarà bisogno del mio intervento contro la terza pista, il progetto non si realizzerà mai».

L’iter è ancora lungo con una serie di passaggi istituzionali – compresa una sorta di consultazione popolare, un voto parlamentare e inevitabili contestazioni legali - che potrebbero far abortire un’opera inserita per la prima volta fra i progetti programmati nel 2003 dal partito laburista di Tony Blair. Non proprio come il ponte sullo Stretto di Messina, ma qualcosa di vagamente simile capace com’è di scatenare passioni controverse.

Il passaggio di ieri resta, comunque, essenziale perché svela la volontà del governo di sostenere un piano e, per converso, di bocciare quelli alternativi. Due in particolare: la terza pista a Gatwick e l’allungamento di una delle due oggi esistenti a Heathrow. La scelta è caduta sull’idea più onerosa – l’edificazione ex novo di una terza pista - e controversa, ma anche capace di portare nel 2026, data prevista di inaugurazione, grandi benefici con il volume di passeggeri destinato a passare da 80 a 130 milioni e i voli da 480mila a 740mila all’anno. Si tratterà per lo più di voli – passeggeri e cargo- diretti verso mete lontane, voli di lunga tratta, dove la Gran Bretagna spera di trovare i nuovi mercati commerciali che la Brexit la indurrà a cercare. In un calcolo approssimativo sui vantaggi potenziali dell’opera l’esecutivo di Theresa May stima imprecisati «benefici economici» pari a 61 miliardi di sterline in 60 anni e 77 mila nuovi posti di lavoro nei tre lustri a venire. Numeri da prendere con cautela perché le variabili su stime a così lunga gittata sono tante e imprevedibili. Quel che è certo è il costo iniziale del progetto: 16,5 miliardi di sterline interamente finanziati dai privati che – per i detrattori – è cifra tale da rendere il piano economicamente insostenibile. «La pista deve essere realizzata senza farne pagare il prezzo ai passeggeri», ha avvertito il ministro Grayling rispondendo, indirettamente, a Willi Walsh, il ceo di Iag che controlla British Airways a Iberia. La compagnia anglo-spagnola è favorevole al progetto, ma Walsh ha precisato che «è fondamentale» evitare la ricaduta dei costi sui viaggiatori.

Grande attenzione è posta sulla sensibilità delle popolazioni locali, soprattutto da parte di quei deputati che hanno collegi elettorali in zona. Per questo il piano dell’esecutivo prevede un pacchetto globale di 2,5 miliardi di pound da distribuire, sotto varie forme, alle amministrazioni più colpite. La terza pista innalzerà il livello di inquinamento anche acustico al quadrante sud ovest di Londra molto oltre i livelli attuali, nonostante sia prevista l’interruzione dei voli nelle ore notturne. Avrà ricadute significative sul mercato immobiliare dell’area e sulla rete dei trasporti verso il centro della capitale. I borough di Londra destinati a pagare il prezzo più alto stanno già preparandosi per avviare azioni legali, anche se questa volta l’enigma sul destino di Heathrow sembra essere stato definitivamente risolto.

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