La campagna di Hillary Clinton per la Casa Bianca è di nuovo scossa dallo scandalo delle email. Il direttore dell’Fbi James Comey, accusato in passato dai repubblicani di aver insabbiato le indagini sul candidato democratico, ha annunciato la riapertura immediata dell’inchiesta dopo aver scoperto nuove missive elettroniche che Clinton, quando era segretario di Stato, potrebbe aver gestito in modo irregolare o violando norme di sicurezza nazionale attraverso il suo server privato. Le email sarebbero state rinvenute in gadget sequestrati a Huma Abedin, stretta collaboratrice di Clinton, e all’ex marito Anthony Wiener, travolto da ripetuti casi di sexting, di esibizionismo sessuale via smartphone.
La “Sorpresa di Ottobre”, come sono battezzate le notizie-shock che emergono alla vigilia delle urne in America, è bastata a innervosire i mercati. Le borse, dove una vittoria della Clinton l’8 novembre è stata finora considerata molto probabile, hanno invertito la rotta e perso quota. In mattinata erano state sostenute da dati incoraggianti su una crescita del 2,9% del Pil nel terzo trimestre che favorivano proprio Clinton quale erede delle politiche economiche di Barack Obama.
È presto per conoscere la gravità delle nuove rivelazioni, se risulteranno una mini-sorpresa o avranno ripercussioni sul voto. La mossa di Comey ha tuttavia sollevato ancora una volta incognite sul carattere della Clinton, perseguitata nell’opinione pubblica da sospetti su onestà e trasparenza. L’organizzazione WikiLeaks ha continuato a rendere note in questi giorni email sottratte ai server del partito democratico - a detta dell’intelligence americana frutto di hacker pilotati da Mosca - che mettono in luce, spesso una luce sgradevole, l’intreccio di affari personali e politici di Hillary e Bill Clinton e della loro Fondazione. Sia Hillary che il rivale repubblicano Donald Trump, dopo mesi di campagna elettorale, restano i candidati presidenziali meno amati nella recente storia del Paese.
Trump, indietro nei sondaggi e nella raccolta di finanziamenti, ieri è subito partito all’assalto. «È l’occasione per correggere un grave errore nella giustizia», ha detto delle nuove indagini durante un comizio a Manchester in New Hampshire, salutato da slogan dei sostenitori che inneggiavano all’arresto della Clinton. «Riaprono il caso sulla sua condotta criminale e illegale che minaccia la sicurezza degli Stati Uniti», ha continuato. E ancora: «La corruzione di Hillary è senza precedenti, non possiamo permetterle di portare trame criminali nell’Ufficio Ovale». Clinton non ha immediatamente risposto ai nuovi sviluppi, diretta in Iowa per tappe in uno stato incerto con entrambi i candidati al 44% dei consensi.
A fare scalpore è rimasto tuttavia anzitutto Comey, che tra luglio e settembre in Congresso aveva dichiarato del tutto conclusa l’inchiesta sulle oltre 30mila email ufficiali e personali della Clinton gestite da un server nel seminterrato di casa, senza far scattare incriminazioni pur definendo il comportamento dell’ex segretario di Stato «estremamente irresponsabile». Ora ha reso nota la sua marcia indietro in una lettera indirizzata proprio al Parlamento. Un messaggio che chiarisce l’obiettivo delle indagini, se non ancora i dettagli del nuovo materiale: gli agenti federali intendono verificare se l’inedito “plico” di posta elettronica contenga informazioni top secret.
«In relazione a un separato caso, l’Fbi è venuto a conoscenza dell’esistenza di email che sembrano pertinenti alle indagini - ha affermato Comey -. Vi scrivo per informarvi che la squadra investigativa mi ha indicato ieri, e io concordo, che l’Fbi dovrebbe decidere appropriati passi d’indagine per consentire agli inquirenti di esaminare queste email, determinare se contengano informazioni classificate e valutarne importanza». Comey ha aggiunto di «non poter esprimere un giudizio» sul rilievo del materiale e di non sapere «quanto tempo occorrerà per questo addizionale lavoro». È però essenziale, ha aggiunto, «aggiornare le vostre Commissioni sui nostri sforzi».
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