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Migranti, guerra di veti Renzi-Orban

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Braccio di ferro Italia - ue

Migranti, guerra di veti Renzi-Orban

Il primo ministro ungherese Orban Viktor
Il primo ministro ungherese Orban Viktor

La battaglia di Matteo Renzi per un’Europa più solidale sul fronte dei migranti e più orientata sugli investimenti e sulla crescita sul fronte della politica economica non segue più solo la rotta Roma-Bruxelles ma comincia a prendere anche strade laterali trasformandosi un uno scontro a più voci. A scendere in campo ieri è stato il premier nazionalconservatore ed euroscettico dell’Ungheria Viktor Orban, contrario all’imposizione di quote di migranti tra i vari Paesi Ue e reduce dalla recente sconfitta al referendum proposto agli ungheresi proprio su questo punto (non è stato superato il quorum previsto del 50%). «Non tolleriamo che l’Ungheria sia considerata un Paese non solidale - ha detto Orban difendendo con un ragionamento a dir poco irrazionale il “muro” eretto a difesa dei confini ungheresi -. L’Ungheria ha speso finora 150 miliardi di fiorini (quasi 500 milioni di euro, ndr) per la difesa dei confini con la costruzione della barriera e i pattugliamenti pesanti. Proprio per questo l’Ungheria è solidale con gli altri perché, spendendo molto per la difesa dei confini, sta difendendo la sicurezza anche dei Paesi oltre i nostri confini...».

A colpire, muro a parte, è l’attacco personale a Renzi, con argomenti e linguaggio inusuali tra leader europei: «La politica italiana è su un terreno difficile, l’Italia ha problemi di bilancio mentre deve far fronte ad arrivi di massa di migranti: il primo ministro italiano ha buoni motivi per essere nervoso. Ci sono buone ragioni per dar loro solidarietà e amicizia, ma ciò non toglie che l’Italia non rispetta i requisiti di Schengen», ha detto Orban ripetendo le accuse già espresse dal suo ministro degli esteri il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó. Unica “concessione” di Orban al nostro Paese è l’ammissione che l’Europa non fornisce l’assistenza necessaria. Il premier ungherese ha poi aggiunto la minaccia di porre il veto contro il “rospo” delle quote obbligatorie di ripartizione dei migranti nell’Ue e addirittura di adire la Corte di giustizia dell’Unione per «far causa» alla Commissione.

Da parte sua Renzi nei giorni scorsi aveva minacciato a più riprese di porre il veto sul bilancio Ue se i Paesi dell’Europa centrale e orientale, che percepiscono ampi finanziamenti europei, insisteranno nel loro rifiuto di accogliere i migranti in base al sistema di “relocation” europeo, sistema che per altro non prevede sanzioni efficaci come ha ammesso lo stesso presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker.

Ieri la replica è arrivata dopo qualche ora: «Il presidente Orban ha una visione dell’Italia non puntuale. In altri termini non è vero che il deficit aumenta, non è vero che l’Italia è in difficoltà o che c’è nervosismo. Il punto è un altro: o l’Europa, e questo vale anche per l’Ungheria, prende atto dei documenti che la stessa Europa ha formato e si fa carico dei migranti o c’è una bella novità: l’Italia metterà il veto su qualsiasi bilancio dell’Unione che non contempli pari oneri e onori». Minaccia di chiudere il rubinetto degli ingenti fondi Ue in favore dei Paesi dell’Est reiterata, dunque. Nel mirino non solo l’Ungheria, ma anche la Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Polonia governata dai nazionalisti del Pis.

«Evidentemente abbiamo colto nel segno, leggo un elemento di preoccupazione nei nostri amici dell’Est ma deve essere chiaro che l’Italia non è più salvadanaio da cui andare a prendere soldi», ha ribadito Renzi. Il cui obiettivo resta la riforma delle istituzioni e dei Trattati, a cominciare dal Fiscal Compact, in vista del cinquantenario della nascita dell’Unione europea che sarà celebrato a Roma il prossimo marzo. «Se vogliamo cambiare vogliamo cambiare al nostro interno, ma devono farlo anche le istituzioni europee». Magari cominciando a sanzionare le posizioni antidemocratiche e antisolidali di alcuni Paesi - è il pensiero del premier - invece che accapigliarsi sugli zero virgola.

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