Gli strategist di Amundi assegnano invece solo una possibilità su cento a un Trump che riesce sia a vincere la corsa presidenziale che a concretizzare il suo intero programma, virgola per virgola, facendo schizzare in alto deficit e debito americano. Sarebbe questo il vero shock post elettorale, spiegano gli asset manager francesi. Ecco cosa accadrebbe.
All'inizio il piano congiunto di tagli fiscali e aumento della spesa pubblica otterrebbe qualche risultato: un aumento del Pil al massimo dello 0,7% il primo anno di presidenza. Poi però le pressioni inflattive porterebbero a un rapido aumento dei tassi di interesse, secondo Moody's di 200 punti base sul decennale nel primo anno e di 460 nel secondo. Uno shock che provocherebbe a una violenta frenata di consumi e investimenti, in grado di trascinare gli Stati Uniti in recessione. La Fed sarebbe costretta a tornare in azione con misure non convenzionali: nuovi quantitative easing o un'operazione “twist”. Secondo gli analisti di Amundi, il programma economico di Trump è insomma inattuabile senza un sostegno attivo della Federal Reserve.
A gettare benzina sul fuoco dell'inflazione sarebbero anche le misure protezionistiche volute da Trump. Se escludiamo il petrolio, Cina e Messico rappresentano più di un terzo delle importazioni statunitensi: aumentare del 45% le tariffe sul made in China e del 35% quelle sul made in Mexico significherebbe un aumento dell'inflazione del 3% entro 18 mesi, secondo il modello di Moody's Analytics. La ciliegina sulla torta? Rispedire a casa 11 milioni di immigrati illegali, come promesso dal fulvo candidato repubblicano, toglierebbe all'economia statunitense il 5,1% della popolazione attiva e quindi la crescita potenziale. Un Trump presidente senza freni sarebbe davvero un bello shock per l'America e il mondo.