Uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. La crisi del Venezuela, sempre più acuta, pareva avviarsi verso una soluzione traumatica. Invece la mediazione papale ha consentito l'apertura di alcuni tavoli tra governo e opposizione. Non solo, nel giorno della scarcerazione di cinque prigionieri e leader politici, la Assemblea Nacional, il Parlamento venezuelano controllato dall'opposizione, ha sospeso l'avvio del procedimento di destituzione del presidente Nicolas Maduro e rinviato la protesta che domani avrebbe dovuto raggiungere Palazzo Miraflores, sede della presidenza. Una mossa vista come un “gesto” distensivo nel tumultuoso rapporto tra governo e opposizione.
Sullo sfondo resta la tensione determinata dal rinvio del referendum revocativo (mirato a destituire il presidente in carica Nicolas Maduro). Avrebbe dovuto tenersi entro il 10 gennaio 2017, ovvero metà dell'attuale mandato, per ottenere il risultato sperato dall'opposizione: la rinuncia di Maduro. Ma così non è andata.
L'esecutivo ha fatto sapere che il referendum revocatorio non avrà luogo e ciò ha generato, nelle scorse settimane, manifestazioni e scontri di piazza.
Ora però i 4 tavoli aperti, grazie alla mediazione dell'arcivescovo Claudio Maria Celli, potrebbero schiudere un nuovo scenario.
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I tavoli sono questi: il primo è il rispetto della sovranità del Paese, mediato dall'ex primo ministro spagnolo Zapatero.
Il secondo tratterà il tema “giustizia, pace, diritti delle vittime degli atti di violenza. Il mediatore è un esponente del Vaticano.
Il terzo tavolo tratta di temi economico-sociali, mediato da Lionel Fernandez, presidente della Repubblica Domenicana.
Infine il quarto riguarda la ricostruzione della fiducia reciproca e le procedure di dialogo. Il mediatore è Martin Torrijos, presidente di Panama.
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