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Trump? Un “poveraccio”, stando a nuovi documenti sul reddito

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verso le presidenziali

Trump? Un “poveraccio”, stando a nuovi documenti sul reddito

(Ap)
(Ap)

NEW YORK - Donald Trump? È un poveraccio. No, non nell'arena politica, dove con il suo appello da outsider ha anzi inscenato una rimonta per giocarsi alla pari con Hillary Clinton la partita per la Casa Bianca. Lo è nel senso più proprio del termine, come reddito e business, almeno per gli standard di un magnate immobiliare e televisivo.

Ricordate quando si vantava che non c'era bisogno per uno come lui di rilasciare le dichiarazioni dei redditi perché, oltre a essere al centro di controlli del fisco, la vera misura del suo successo era nei documenti di trasparenza finanziaria consegnati alle autorità elettorali? Ebbene ora emerge che quei documenti non dipingono esattamente un quadro accurato del suo successo e delle “grandi imprese” da lui costruite. Spesso in calce compaiono qui grandi numeri di entrate, che però ad un attento studio risultano essere lorde, forse troppo lorde. Infatti rimpiccioliscano a vista d'occhio in quel poco che trapela del suo reddito effettivamente dichiarato, da casi legali che lui stesso ha intentato per pagare meno imposte.

Ecco un esempio recente, cortesia del New York Times: nel 2012 acquistò in Florida il resort per il golf Doral, subito ribattezzato Trump National Doral, per 150 milioni. E già due anni dopo, per il 2014, stando a quanto comunicato a tutti ha potuto rivendicare da questa operazione entrate per 50 milioni, gran parte dei suoi guadagni per quell'anno. Peccato che da documentazione legalmente ottenuta dal Times in un procedimento intentato da Trump medesimo contro le autorità locali per contestare il salato conto delle imposte sulla proprietà risulti invece che quell'anno il business del Doral è stato tutt'altro che dorato: sottratte spese di manutenzione, costi di gestione del personale e quant'altro Trump ha informato di avere in realtà perso soldi, per l'esattezza 2,4 milioni di dollari.

Insomma, Trump sembra volere tutto e il contrario di tutto. Vuole rivendicare di avere uno straordinario successo, capace di fare soldi a palate come esempio dei miracoli che saprà fare per l'economia del Paese. Ma sul miracolo personale che offre al pubblico consumo ha finora evitato con cura sia di pagare le imposte che anche solo di accendere i fari rivelatori delle tasse, temendo forse che lo facciano dissipare come nebbia al sole. Se un simile spettacolo di autentica prestidigitazione - dare il lordo come reddito dove conta, tra gli elettori, ma non dove costa, il fisco - gli servirà a trasformare la White House nella Trump House lo sapremo presto.

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