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8/9 25 luglio 2016. Le accuse a Washington di collusione con i golpisti

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    LO SCENARIO

    La lunga marcia di Erdogan per eliminare ogni oppositore

    Il pugno di ferro del Sultano si è abbattuto ieri su ciò che resta della democrazia e libertà di stampa in Turchia. Dopo i militari, i magistrati, i rettori universitarie e il quarto potere ora tocca ai parlamentari curdi dell'Hdp fare le spese di una pericolosa spirale repressiva che sta allontanando sempre più la Turchia dall'Europa e dallo stato di diritto. Ma facciamo una breve cronistoria di questa lenta ma inesorabile riduzione delle libertà civili in Turchia.

    8/9 25 luglio 2016. Le accuse a Washington di collusione con i golpisti

    Il giro di vite sui giornalisti è giunta insieme alla clamorosa accusa in prima pagina di Yeni Safak, quotidiano vicino al presidente Erdogan: il tentativo di golpe in Turchia è stato finanziato dalla Cia e diretto da un generale americano. Con tanto di nome e cognome del presunto organizzatore del putsch: John Campbell. L'ex comandante della missione Isaf della Nato in Afghanistan viene definito come «l'uomo dietro il fallito colpo di stato in Turchia», responsabile di averlo pianificato militarmente e finanziariamente. Ai suoi ordini, scrive il giornale, ci sarebbe stato uno gruppo di 80 agenti Cia a cospirare sin dal marzo 2015, corrompendo i militari turchi con oltre 2 miliardi di dollari messi in circolazione attraverso una filiale in Nigeria della United Bank of Africa. Dopo il suo pensionamento, nel maggio scorso, Campbell si sarebbe recato in Turchia almeno 2 volte per incontri segreti con alti ufficiali golpisti. Con queste accuse la Turchia di Erdogan rischia di mettere a rischio l'alleanza con la Nato mentre insiste sulla richiesta di estradizione del predicatore Fethullah Gulen, presunta mente del golpe. Questo nuovo attacco a Washington rischia di scatenare una crisi diplomatica.

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