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dopo gli arresti

Mogherini: Ue «estremamente preoccupata» per arresti deputati curdi. Manifestazioni di piazza in Turchia

Federica Mogherini (Afp)
Federica Mogherini (Afp)

L'Unione europea è «estremamente preoccupata» per gli arresti dei deputati del Partito democratico del popolo (Hdp), formazione filocurda, eseguiti oggi in Turchia. Lo ha detto il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini. Mogherini rende noto di essere in contatto con le autorità e di avere convocato una riunione degli ambasciatori della Ue ad Ankara.
Stamane il portavoce dell’Hdp, Ayhan Bilgen, facendo appello al sostegno dei «circoli democratici, della società civile e dell'opinione pubblica internazionale», dopo che «è stato impedito alla stampa di venire» per una conferenza stampa, convocata dopo gli arresti, ha detto che gli arresti della scorsa notte con accuse di “terrorismo” di almeno 11 deputati del partito filo-curdo Hdp, compresi i leader Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, «resteranno come una macchia nera nella storia della Turchia e della politica».

Schulz: «Segnale spaventoso, in discussione relazioni Ue-Turchia»
Un «segnale spaventoso sulle condizioni del pluralismo politico in Turchia»: così il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz ha commentato gli arresti di alcuni deputati curdi avvenuti nella notte. Per Schulz, le ultime iniziative del governo di Ankara «mettono in discussione la sostenibilità delle relazioni tra Ue e Turchia». «Selahattin Demirtas, Figen Yüksekdag and gli altri parlamentari del partito Hdp - ha ricordato Schulz - sono dei legittimi e democratici rappresentati della società turca. Inoltre, l'Hdp è il terzo partito per rappresentati eletti nell’assemblea nazionale. Gli ultimi eventi devono essere trattati con urgenza».

Gentiloni: «L’Italia chiede il rispetto dei diritti dell’opposizione»
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un tweet: «Sono preoccupato per l'arresto di stanotte del leader Hdp Demirtas e degli altri deputati Hdp in Turchia. L'Italia chiede il rispetto dei diritti dell'opposizione parlamentare», ha scritto.

La Germania convoca l’incaricato d’affari turco
In conseguenza degli arresti, la Germania ha convocato oggi l'incaricato d'affari turco. Il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier ha «convocato l'inviato della Turchia al ministero degli Esteri», ha spiegato una fonte, sottolineando che, se pure Ankara «ha il diritto di affrontare la minaccia del terrorismo... questo non dovrebbe servire come giustificazione per reprimere l'opposizione o porla dietro le sbarre». Oggi, inoltre, centinaia di curdi stanno manifestando in Germania contro gli arresti. Le proteste sono in corso a Colonia, Essen, Dortmund, Bielefeld, Brema, Muenster, Amburgo e Berlino.
In seguito, è arrivata la risposta di Ankara a Berlino: Il ministro turco della Giustizia, Bekir Bozdag, ha affermato che la Germania «non può dare lezioni» alla Turchia, accusando Berlino di negare alcuni diritti alla numerosa comunità turca che vive nel paese. «La democrazia costituzionale e le libertà - ha detto Bozdag - vengono date solo ai tedeschi». «[I tedeschi] Devono capire - ha proseguito - che la giustizia turca è neutrale e indipendente tanto quanto quella tedesca». Il ministro ha infine assicurato che l'arresto degli 11 deputati è avvenuto nel pieno rispetto della legge.

Scontri in diverse città turche tra manifestanti e polizia
La polizia turca ha respinto con la forza gruppi di manifestanti a Istanbul, nella capitale Ankara e a Diyarbakir, principale città curda nel sud-est del Paese, che protestavano contro gli arresti. Lo riportano media locali. Diverse manifestazioni sono inoltre state impedite in tutta la Turchia.

 Chp: «gli arresti sono un golpe, Parlamento bombardato di nuovo»

Costituiscono un “golpe” gli arresti eseguiti nella notte in Turchia di 11 esponenti del partito filo-curdo Hdp, tra i quali i due copresidenti Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. È quanto hanno denunciato Sezgin Tanrikulu e Ali Seker, i due vice presidenti del Chp (Partito popolare repubblicano), il principale partito di opposizione in Turchia.
Secondo Seker, citato dal sito del quotidiano Hurriyet, le detenzioni sono un nuovo “colpo” per la Turchia, mentre per Tanrikulu «non si tratta solo di un golpe, ma anche di una missione per dividere il Paese. Il Parlamento è stato bombardato ancora una volta», riferendosi alle bombe piovute contro l'Assemblea nazionale durante il fallito golpe del 15 luglio.

Hdp: è la fine della democrazia

La «fine della democrazia». Così il partito curdo Hdp ha definito l'arresto in Turchia di 11 dei suoi parlamentari. «L'obiettivo di queste misure - si legge in una nota del partito - è chiudere il terzo maggiore partito in parlamento. Questa è una giornata nera, non solo per il nostro partito, ma per tutta la Turchia e per la regione, perché significa la fine della democrazia in Turchia». «Il presidente Erdogan - si legge ancora - ha individuato il nostro partito come obiettivo principale delle sue politiche autoritarie. Siccome non ha potuto impedirci di entrare in parlamento, ora ordina di metterci in prigione». Il partito ha inoltre chiesto l’«aiuto alla comunità internazionale per reagire contro il golpe del regime di Erdogan», come comunica il dipartimento Politica Estera del partito. «La nostra richiesta di aiuto - prosegue l'Hdp - non è per sostenerci, ma per evitare una guerra civile e salvare la democrazia». L'Hdp prosegue: «Chiunque sostiene la pace e la democrazia deve parlare ora, domani sarà troppo tardi».

I due leader dell’Hdp: «Rappresentiamo i nostri elettori»
Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, i due leader del partito filo-curdo Hdp arrestati nella notte, si sono rifiutati di rispondere alle domande del pubblico ministero. Lo ha riferito l'account Twitter dell'Hdp, precisando che i due copresidenti hanno diffuso un comunicato.

«Siamo eletti come rappresentanti del popolo. Non rappresentiamo noi stessi, ma l'elettorato», hanno dichiarato Demirtas e Yuksekdag. «Siamo, al momento, membri del Parlamento che hanno l'immunità. Non possiamo permettere che si manchi di rispetto a questa identità», hanno precisato i due esponenti che si rifiutano di «essere processati da questo sistema», mentre «la reputazione della giustizia viene calpestata».

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