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Cina, silurato il ministro delle Finanze

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Cina, silurato il ministro delle Finanze

  • –Rita Fatiguso

pechino

Con un sol colpo lo Standing committee del Partito comunista cinese ieri ha tagliato inopinatamente le teste di due ministri eccellenti, Lou Jiwei, dominus delle Finanze, e Geng Huichang, sopravvissuto, almeno fino a ieri, al dicastero della Sicurezza statale, in pratica, i servizi segreti cinesi, nonché all’arresto per corruzione, l’anno scorso, del suo vice, Ma Jian.

Xi Jinping accelera, dunque, i tempi del ricambio ministeriale in vista di quello generazionale previsto per la fine del 2017 con il 19esimo Congresso del partito e ben cinque tasselli sui sette componenti dello Standing Committee da rimpiazzare.

Le due caselle rimaste vuote ieri sono state subito coperte da Xiao Jie, vicesegretario dello State Council e, prima ancora, a capo del dipartimento delle tasse delle Finanze e da Chen Wen Qing, numero due della Commissione centrale per la disciplina e l’ispezione. Il ministro della Supervisione Huang Shuxian passa agli Affari civili sostituendo Li Liguo.

È la defenestrazione di Lou Jiwei a fare più rumore, anche se la mossa sui servizi segreti, nei fatti, ha un peso specifico maggiore negli equilibri interni: Geng era al suo posto dal 2009, dai tempi di Zhou Yongkang, andato in pensione come componente dello Standing Committee, oggi all’ergastolo per corruzione e appropriazione indebita.

Nelle sue ultime apparizioni il volto di Lou Jiwei appariva più nero dei suoi capelli, sembrava corrucciato, l’ex capo di China investment corporation (Cic) chiamato dal 2008 a ricoprire il ruolo di ministro delle Finanze e, negli ultimi tempi, alle prese con un groviglio di riforme, tutte cruciali per la Cina.

La caduta di Lou la dice lunga sui movimenti in atto nei vertici di Pechino e la sentenza emessa dallo Standing committee forse interrompe una stagione riformista sul fronte delle tasse, Lou Jiwei nel maggio scorso ha introdotto l’imposta sul valore aggiunto generalizzata e si è buttato anima e corpo a lavorare sull’equilibrio agognato delle finanze cinesi. Il debito pubblico cinese ha ormai preso il volo e questa sarà una scomoda eredità del nuovo ministro Xiao Jie.

Lou Jiwei era un ministro atipico, 65 anni, nativo di Yiwu, la città dei 50mila negozi all’ingrosso tra Shanghai e Guangzhou, tra produzione ed export del made in China, capace di gesti anche insoliti per un funzionario cinese di così alto rango.

Non escludeva contatti e battute con i giornalisti e, tanto per restare nell’ambito italiano, aveva accolto l’invito dell’ambasciata italiana a condividere in una serata informale i contenuti del jobs act che lui stesso durante il G20 delle Finanze a Shanghai aveva citato come pratica da approfondire.

Il ministero delle Finanze cinese grazie a Lou Jiwei oggi ha una nuova legge di bilancio che ridisegna gli ambiti e le responsabilità tra centro e periferia, ha avviato un percorso ben definito per la bonifica del debito più insidioso, quello degli enti locali, ha riattivato nell’aprile del 2015 i local bonds bloccati da anni, ha cercato di risolvere il tema spinossimo del welfare con la previsione, per i Fondi pensione, della quotazione in Borsa.

Sempre al centro di questioni delicate, dall’internazionalizzazione dello yuan - per il quale aveva prefigurato una marcia quinquennale verso la piena convertibilità - all’ingresso della valuta cinese nel paniere dei diritti speciali di prelievo del Fondo monetario, al G20, ad Hangzhou Lou Jiwei è stato l’architrave di molti negoziati che stanno a cuore a Pechino, ha retto i cordoni della borsa sul fronte degli investimenti.

Lou Jiwei al pari del governatore della Banca centrale Zhou Xiaochuan è tra i dirigenti cinesi più riconosciuti e stimati all’estero. Dopo di lui le cose non saranno più semplici, le Finanze sono un punto di snodo di poteri e di riforme. Lou Jiwei, in pensione forzata, ironia della sorte andrà a dirigere il Fondo pensioni cinese.

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