Mondo

Trump presidente, per la diplomazia italiana scatta il piano B

  • Abbonati
  • Accedi
I RAPPORTI ITALIA-USA

Trump presidente, per la diplomazia italiana scatta il piano B

«Posso avere le mie idee ma poi, se vincerà Trump, rispetterò, come è giusto, la decisione degli elettori americani e lo accoglierò il 26 maggio dell'anno prossimo a Taormina per il G7». Matteo Renzi lo ha ripetuto di continuo nelle ultime settimane. Ma ora che la vittoria di Donald Trump si è materializzata davvero la nostra diplomazia dovrà mettersi al lavoro per recuperare terreno e “ricucire” con il nuovo inquilino della Casa Bianca. Un “piano B” che l'ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio, ha messo alla studio da tempo individuando quelle relazioni nella Niaf (Fondazione degli italoamericani) e tra le imprese più vicine al campo repubblicano utili a creare un buon rapporto con il nuovo presidente.

Non è detto che la strategia funzioni davvero e sia efficace. Ma l'unica cosa da evitare è la situazione in cui si trovò Silvio Berlusconi nel 2009 quando, da presidente del G8 dell'Aquila, fu ricevuto (solo per un caffè) alla Casa Bianca da Barack Obama a pochissimi giorni dall'avvio ufficiale del vertice dopo le inutili pressioni del nostro ambasciatore di allora, Gianni Castellaneta. A pesare sulla “freddezza” di Obama il fatto che Berlusconi era stato l'ospite d'eccezione dell'Official Dinner offerto per lui alla Casa Bianca nell'ottobre del 2008 dopo avere partecipato (a differenza di Francia e Germania) all'operazione in Iraq. Ora anche Renzi, ricevuto insieme alla moglie Agnese con tutti gli onori il 18 ottobre scorso nell'ultimo State Dinner offerto da Obama, potrebbe subire la stessa sorte di Berlusconi e dovere affrontare una lunga attesa prima di ottenere un incontro a due con Donald Trump.

Soltanto questa mattina, dai microfoni di radio Montecarlo, Renzi manifesterà il suo pensiero sul nuovo presidente degli Stati Uniti riservandosi un giudizio sulle prossime decisioni solo dopo le prime mosse politiche di Donald Trump. È facile immaginare che Renzi parlerà di come la vittoria di Trump potrà rilanciare

in Europa la volata delle forze populiste a cominciare da Le Pen in Francia per non parlare del nostro Matteo Salvini che, nonostante brandisse un cartello in favore di Trump, è stato quasi snobbato dal nuovo presidente Usa. Di tutto questo Renzi parlerà al telefono con i principali leader europei nelle prossime ore.

Ma il primo vero scambio a quattr'occhi di idee sugli effetti che produrrà in Italia, in Europa e in tutta l'economia globale l'elezione di Trump il premier italiano potrà averlo probabilmente proprio con il presidente cinese Xi Jinping, (leader uscente del G20) da molti repubblicani considerato tra i maggiori finanziatori internazionali della campagna della Clinton. Mercoledì 16 novembre il presidente del Consiglio dovrebbe infatti avere un incontro (ancora non confermato ufficialmente) con Xi Jiping in una località ancora segreta della Sardegna dove il presidente cinese farà scalo di ritorno dal vertice sul clima di Marrakech al quale Renzi non dovrebbe partecipare (ci sarà il ministro dell'ambiente Galletti).

Renzi e Xi Jiping affronteranno probabilmente gli aspetti strettamente commerciali a cominciare dalla sorte del Ttip, trattato di libero scambio tra Stati Uniti ed Unione europea la cui sorte è appesa a un filo sempre più sottile. Ora, con Trump, i tempi per riattivare il negoziato potrebbero slittare ulteriormente dopo che l'ultimo round di negoziati si è chiuso a New York con un nulla di fatto. Il 18 novembre Renzi incontrerà poi il presidente uscente Barack Obama a Berlino per il suo ultimo viaggio in Europa. Un bilaterale tra Renzi e la cancelliera Merkel è già in programma ma incontri e colloqui con il presidente francese Francois Hollande e con la premier inglese Theresa May avranno al centro l'effetto Trump in Europa alla vigilia dei prossimi appuntamenti elettorali europei.

© Riproduzione riservata