Mondo

Dall’Oregon a New York continuano le proteste contro Trump

  • Abbonati
  • Accedi
negli stati uniti

Dall’Oregon a New York continuano le proteste contro Trump

Nella notte italiana, le proteste contro l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti sono continuate in tutti gli Stati Uniti, dalla East alla West Coast: un raduno c'e' stato di nuovo anche di fronte all'abitazione del presidente eletto, la Trump Tower, a New York. Per Portland, in Oregon, è stata la terza nottata di manifestazioni (in altre città, come New York e Philadelphia, solo la seconda): qui le proteste sono sfociate nella violenza, con automobili danneggiate, edifici vandalizzati, principi di incendio. La polizia in un “tweet” ha preannunciato la mano dura: «A causa di un diffuso comportamento criminale e pericoloso, la protesta è adesso considerata una rivolta. La gente è avvisata», ha scritto.

Le proteste, a Portland, sono cominciate in maniera pacifica, con i manifestanti -qualche migliaia- che camminavano a braccetto e rallentavano il traffico. Intorno alle 19 ora locale sono però cominciati gli atti di vandalismo: i manifestanti sono stati visti portare mazze da baseball e sono cominciati a circolare su Twitter i video di persone che tracciavano scritte oltraggiose sui muri, tipo “F...k Trump” oppure “Non odio, non razzismo” o semplicemente “Rivolta”. I manifestanti hanno anche rotto parabrezza di auto e vetrine. Un gruppo, #PDXResistance, ha scritto su Twitter che la manifestazione era pacifica ma ci sono state infiltrazioni di facinorosi: «Marciavamo in maniera pacifica. Ma alcuni sono entrati nelle nostre fila per compiere atti di vandalismo». Secondo la polizia, alcuni manifestanti che hanno cercato di bloccare le violenze sono stati minacciati da altri. Le forze dell’ordine hanno poi cominciato a sparare pallottole di gomma e a usare spray al peperoncino per disperdere i manifestanti. Inoltre, secondo quanto scrive la polizia della città sul suo account Twitter, ventinove persone sono state arrestate.

Secondo quanto riferiscono i media americani, centinaia di persone, soprattutto giovani, si sono riunite in diverse città Usa sostenendo che la presidenza Trump avrebbe creato profonde divisioni razziali e di genere. Le manifestazioni sono state per lo più pacifiche. Al grido di “Trump non è il mio presidente”, gli studenti delle superiori sono scesi in piazza a San Francisco sventolando bandiere messicane e arcobaleno. A Los Angeles, Denver e Minneapolis la polizia ha dovuto chiudere temporaneamente le interstatali per permettere il
passaggio dei manifestanti.

Da parte sua il tycoon, che ieri ha incontrato Barack Obama alla Casa Bianca, ha definito le proteste “molto ingiuste”. «Ho appena vinto un'elezione presidenziale aperta e di successo. Adesso contestatori di professione, incitati dai media, stanno protestando. Molto ingiusto», ha scritto su Twitter. Oggi però con un nuovo tweet ha corretto il tiro, lodando la passione dei giovani.

Trump ha anche dichiarato che tra le sue priorità ci sono la riforma sanitaria (con l’abolizione dell’Obama Care), e la sicurezza dei confini, mentre ha preferito non esprimersi su questioni come l'immigrazione e il muro al confine con il Messico.

© Riproduzione riservata