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Trump vuole «liberare» Wall Street

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Lo scenario

Trump vuole «liberare» Wall Street

Il presidente eletto, Donald Trump (Ap)
Il presidente eletto, Donald Trump (Ap)

Donald Trump ha dichiarato guerra aperta alla Dodd-Frank, la legge di riforma finanziaria nata per scongiurare nuove grandi crisi. Ma che, con le sue migliaia di pagine di nuove regole e nuove authority, il neoeletto presidente ha accusato di ingabbiare l’economia e la sua crescita.

Non sarà una guerra facile: un colpo di spugna richiede interventi legislativi del prossimo Congresso, che dovrà fare i conti con una agguerrita minoranza democratica soprattutto al Senato che cercherà di salvare una delle principali eredità della Casa Bianca di Barack Obama. Né sarà l’unica offensiva nell’arsenale dei primi cento - o più - giorni di Trump alla Casa Bianca: nel mirino ci sono l’altra grande riforma domestica, Obamacare nella sanità, e almeno una coppia di iniziative internazionali, l’accordo di Parigi sull’ambiente, a rischio perché potrebbe decidere di non applicarlo, e quello sul disarmo nucleare dell’Iran, che non essendo un trattato è volontario ma è già in atto.

Il percorso sulla Dodd-Frank è rivelatore sia delle ambizioni che delle sfide concrete sulla strada di Trump. Lui stesso ha usato espressioni diverse, da più aggressive promesse di abolizione - riaffermate oggi sul sito dedicato ai suoi programmi - a più moderate modifiche progressive. Nel mirino ci sarà di sicuro il neonato ufficio per la protezione finanziaria dei consumatori, il Consumer Financial Protection Bureau (Cfpb) figlio dell’ala liberal del partito democratico guidata dalla senatrice Elizabeth Warren e che pure ha portato alla luce il recente scandalo di Wells Fargo. Inviso è anche il nuovo Comitato inter-agenzie guidato dalla Federal Reserve per determinare e supervisionare società di importanza sistemica. E del tutto archiviate potrebbero essere forti multe e risarcimenti, che nel post-crisi hanno totalizzato quasi 200 miliardi di dollari. Trump ritiene le strette della Dodd-Frank soffocanti per i prestiti e la creazione di aziende, una riforma “burocratica” che distrugge piccoli istituti e posti di lavoro.

Il segno della nuova deregulation e flessibilità nella supervisione è anzitutto nei nomi dei suoi stretti consiglieri. Nella squadra di transizione è in evidenza con l’incarico di tirare le fila delle strategie sulle normative per Wall Street il 58enne Paul Atkins, ex commissario repubblicano della Sec tra il 2002 e il 2008. È noto per le crociate contro le multe alle banche, che considerava penalizzanti per gli azionisti e buone solo a «catturare i titoli dei giornali». Atkins è nemico giurato del Comitato per il rischio sistemico, che «sostituisce il giudizio del governo a quello degli investitori». E giudica le regolamentazioni in generale come limiti alla concorrenza. Ha anche dissentito sulle norme che impongono agli ordini di compravendita di passare per le Borse con il miglior prezzo e su strette per gli hedge fund, la loro registrazione e l’autorità della Sec di controllarli, negando che siano afflitto da scandali.

Atkins, finita la carriera alla Sec, è rimasto molto attivo. Ha fondato la Potomac Global Partners, società di consulenza proprio sulle regolamentazioni finanziarie. E un tribunale lo ha appena nominato controllore indipendente di Deutsche Bank negli Stati Uniti per verificare le sue pratiche sotto accusa nel trading dei derivati. Al suo fianco, nell’avversione alla regulation, ha il deputato texano Jeb Hensarling, oggi a capo della Commissione servizi finanziari della Camera. È stato anche menzionato tra i potenziali candidati a Segretario al Tesoro, anche se ha smentito, ed è da sempre avverso alla Dodd-Frank. «Dobbiamo cancellarla e sostituirla», ha detto all’indomani dell’elezione di Trump. Hensarling ha già messo a punto un’alternativa che potrebbe essere usata come base da Trump: il Choice Act, che esenta le banche dai più stringenti requisiti se hanno leverage del 10%, cancella la Volcker Rule che vieta il trading proprietario e converte la Cfbp in una commissione consultiva e bipartisan.

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