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Trump: «Via 2-3 milioni di clandestini». E telefona al…

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in USA aNCORA PROTESTE

Trump: «Via 2-3 milioni di clandestini». E telefona al presidente cinese

(AFP PHOTO)
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Il presidente cinese Xi Jinping e il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno concordato in un colloquio telefonico di «incontrarsi presto» per discutere le relazioni tra i rispettivi Paesi. Lo ha indicato la tv pubblica cinese, Cctv. Xi ha detto a Trump - che ha spesso attaccato la Cina in campagna elettorale e ha minacciato di introdurre un dazio del 45 per cento sulle esportazioni cinesi - che le due principali economie mondiale «necessitano di collaborazione e ci sono molte cose sulle quali possiamo cooperare», ha aggiunto Cctv.

Intanto migliaia di persone continuano a manifestare in diverse città degli Stati Uniti contro l’elezione di Donald Trump a presidente, mentre il tycoon conferma la linea dura sugli immigrati irregolari e valuta l’ipotesi di fare un tour della vittoria nel paese. Altre marce sotto lo slogan “Not my president” si sono svolte
ieri per il quinto giorno consecutivo dopo quelle che hanno percorso due giorni fa l’America metropolitana, da New York a Los Angeles, con una ventina di arresti a Portland e altri sette a Las Vegas.

A far aumentare la tensione potrebbe essere l’intenzione del presidente eletto di fare un tour della vittoria negli Stati che lo hanno eletto, come ha ventilato il suo staff, che sta già lavorando al programma. Ma anche il suo impegno a costruire il muro al confine col Messico e ad espellere subito due-tre milioni di clandestini con precedenti penali, come ha ribadito in un’intervista a Sixty minutes, popolare trasmissione della Csb. Dichiarazioni forti, ma che potrebbero anche celare possibili compromessi. Il tycoon ha precisato che in alcune aree non ci sarà muro ma recinzione, come proposto al Congresso dai Repubblicani, che stanno cercando una mediazione su vari temi. E se promette di usare il pugno di ferro con 2-3 milioni di clandestini dalla fedina penale sporca, espellendo o incarcerando «i membri delle gang e i trafficanti di droga», Trump si riserva di prendere una decisione sugli altri irregolari, che sono la maggioranza (circa dieci milioni), solo dopo aver messo in sicurezza la frontiera.

Trump starebbe valutando di compiere un tour della vittoria negli Stati che lo hanno eletto presidente. Ad ipotizzarlo Kellyanne Conway, ex campaign manager destinata ad avere un posto di rilievo nella prossima amministrazione guidata dal tycoon. Il presidente eletto ha incontrato sabato Nigel Farage, leader del partito eurofobico Ukip. «Hanno parlato di libertà - ha confermato Conway - e della vittoria e di ciò che questo significa per il mondo», ha riferito dopo il colloquio, avvenuto nella Trump Tower. Farage è stato insieme all’olandese Geert Wilders l’unico leader politico europeo a parlare alla convention repubblicana della scorsa estate.

«Particolarmente soddisfatto per la reazione molto positiva di Trump all’idea di riportare il busto di Winston Churchill nello Studio Ovale», ha scritto Farage su Twitter dopo l’incontro. Sul busto di Churchill si era scatenata una polemica tra Barack Obama e l’allora sindaco di Londra Boris Johnson che lo aveva accusato di aver rimosso la statua dallo Studio Ovale. «Questo è un uomo con cui possiamo fare affari», ha twittato ancora Farage accompagnando il post con una foto di lui e Trump sorridenti che escono da un ascensore dorato del grattacielo. «Il sostegno di Trump al rapporto tra Usa e Gb è molto forte». «È stato un grandissimo onore incontrare Trump. Era rilassato e pieno di buone idee. Sono convinto che sarà un buon presidente», ha aggiunto l’ex leader dell’Ukip.

Hillary Clinton intanto recrimina contro l’Fbi per la sua sconfitta. L’ex candidata democratica l’ha attribuita al direttore del Federal Bureau of investigation James Comey e in particolare alla sua seconda lettera al Congresso, ad appena tre giorni dal voto. È stata proprio quella lettera di “assoluzione”, ha sostenuto oggi in una conference call con i maggiori contributori della sua campagna, ad aver fatto più danni ancora della prima, quella del 28 ottobre, quando Comey comunicò al Congresso la riapertura delle indagini sull'emailgate. Perché la seconda lettera ha «motivato» gli elettori di Trump.

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