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Tokyo: ricostruito il volto dell' «ultimo missionario» Sidotti

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Asia e Oceania

Tokyo: ricostruito il volto dell' «ultimo missionario» Sidotti

Il volto ricostruito con sofisticate tecniche tridimensionali di un italiano morto oltre 300 anni fa e' al centro di un padiglione del Museo Nazionale della Natura e della Scienza di Ueno a Tokyo, in un allestimento al primo piano che si prolungherà fino al 4 dicembre. E' quello di Giovanni Battista Sidotti, noto come “l'ultimo missionario” cattolico in Giappone, arrivato nel 1708 dopo che gia' da parecchi decenni il Sol Levante si era chiuso ermeticamente al mondo esterno con una proibizione totale non solo del cristianesimo ma di qualsiasi contatto con l'estero (vietato l'accesso a ogni straniero, divieto di espatrio per ogni giapponese e pena di morte per i giapponesi che eventualmente tornassero dall'estero).

Tokyo: ecco il volto 3D dell' «ultimo missionario» Sidotti

La tomba dell'abate siciliano - venuto in missione quasi suicida, nella speranza di riaprire le porte al cristianesimo - era stata rinvenuta due anni e mezzo fa nell'area di Tokyo (Myogadani) un tempo residenza coatta dei cristiani. O meglio, erano stato scoperte tre tombe durante i lavori di costruzione di un complesso residenziale. I resti umani erano stati accuratamente esaminati e nell'aprile scorso le autorità di Bunkyo-ku avevano annunciato che quelli della tomba centrale (rinchiusi in un cassettone, fatto del tutto insolito) effettivamente non possono essere - soprattutto in base alle risultanze del Dna, con il riscontro di elementi del ceppo europeo meridionale - che quelli del Sidotti (unico straniero presente nel Paese in quell'epoca). Gli altri due dovrebbero essere quelli dei suoi due “guardiani” (marito e moglie) che l'abate riuscì a convertire: la faccenda fu scoperta dalle autorità', che inasprirono il regime carcerario facendolo in sostanza morire di stenti (a cavallo tra il 1714 e il 1715).

Un comitato interdisciplinare di studiosi si e' occupato con impegno del caso. Ossa, cranio e denti sono stati oggetti di ampi studi e alla fine sono state ricostruire le fattezze dell'abate - assai più alto della media dei giapponesi dell'epoca - , con un misto di tecniche avanzate e di artigianalità. In Giappone la storia ha fatto scalpore più che in Italia e sono stati gia' organizzati vari simposi, da ultimo uno settimana scorsa al centro culturale di Bunkyo-ku con l'intervento di vari esperti che si sono occupati del caso (Toshiaki Koso, Akio Tanigawa, Yukihiro Ohashi, Kenichi Shinoda, Kazuhiro Sakaue). “Sidotti ha toccato il cuore dei giapponesi - osserva il professor Pino Marras, esperto della storia del cristianesimo in Giappone - E' visto come un pioniere del dialogo interculturale: i suoi dialoghi con Arai Hakuseki hanno portato il grande studioso confuciano a conoscere il mondo fuori del Giappone e con la sua testimonianza ha mostrano all'interlocutore che lui amava molto il Giappone”. Arai Hakuseki, che era anche consigliere dello shogun, interrogo' Sidotti più volte e scrisse resoconti molto interessanti dei loro colloqui. Dal Sidotti il Giappone chiuso al mondo esterno apprese varie conoscenze scientifico-geografiche, ma Arai resto' assai perplesso di fronte al messaggio del cristianesimo. Ad ogni modo, i due svilupparono un rapporto di grande rispetto.
L'ammirazione di Arai per l'intelligenza del Sidotti lo spinse a suggerire una soluzione senza precedenti (che fu respinta): quella di rimandarlo all'estero.
Ma il rientro in patria divenne impossibile fin dal momento del suo arresto, che avvenne subito dopo il primo sbarco nell'isola di Yakushima, a sud del Kyushu. “Ogni anno, il 23 novembre, a Yakushima si tiene una festa di commemorazione dedicata al Sidotti: quest'anno sara' più in grande”, afferma Tomoko Furui, che vive nell'isola proprio nel villaggio dove l'abate sbarco' ed ebbe il primo incontro con un contadino. Furui e' stata molto colpita dal caso e sei anni fa ha scritto un libro sulla vicenda ‘Mikkou. Salgo no bateren Shidotti”, che sta per essere tradotto in italiano. Un altro libro e' quello scritto dal Padre Tassinari, che gia' negli anni `40 del secolo scorso era stato vicino a identificare il luogo esatto della sepoltura. “L'ho fatto di recente ristampare in giapponese “, afferma il salesiano Gaetano Compri, reduce da un viaggio in Sicilia in cui ha recuperato l'immagine del fratello del Sidotti, Filippo, alto ecclesiastico che fu vicario dell'arcivescovo di Palermo. In Sicilia Padre Compri ha anche recuperato l'immagine di un precedessore del Sidotti, il gesuita Giuseppe Chiara, morto una quarantina d'anni prima del suo arrivo (la tomba di Chiara fu trasportata dal Tassinari al centro salesiano di Chofu, nei pressi di Tokyo). La vicenda del Chiara - con l'abiura sotto tortura - e' rievocata nel film di imminente uscita di Martin Scorsese “Silenzio” (tratto dall'omonimo libro di Shusaku Endo), che certamente riporterà attenzione sul periodo delle persecuzioni del cristianesimo in Giappone e sulle diversità culturali tra Oriente e Occidente.
Quello che più ha risonanza attuale nel caso Sidotti -in un'epoca in cui riemergono rischi di scontro di civiltà - sta nella testimonianza di un affascinante dialogo tra Est e Ovest basato sul reciproco rispetto tra rappresentanti mondi diversi. Un incontro sul terreno umano e culturale, tra Sidotti e Arai, a dispetto dei veti delle autorità.

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