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lambrusco is back

Brexit e la guerra del Prosecco, Johnson «minaccia» l’Italia. Stop di Calenda

Il ministro degli Esteri Boris Johnson  incontra la Regina Elisabetta
Il ministro degli Esteri Boris Johnson incontra la Regina Elisabetta

Il giorno dopo il referendum del 23 giugno gli inglesi più arrabbiati con il 52% dei connazionali favorevoli a Brexit l’avevano detto. Con un moto di ripicca misto a pragmatismo anglosassone, gli europeisti dell’Isola avevano fissato un punto: «Almeno ora i Brexiters si accorgeranno che devono pagare di più i tanto amati vini italiani». Nell’anno in cui la battaglia per gli ideali non porta voti, qualcuno iniziava a capire che era meglio argomentare piccoli fatti. Chi è bravo con la propaganda proverà poi a capovolgerli a suo vantaggio, ma non è detto che sempre vi riesca.

È il caso di Boris Johnson, ex sindaco di Londra, campione di Brexit ora ministro degli Esteri britannico che già a giugno veniva raffigurato su un murales di Bristol in un bacio appassionato con Donald Trump - simili slogan e chioma.

Come la premier Theresa May, Johnson adesso cerca di ottenere il massimo dai negoziati per Brexit, vuole uscire dall’Ue ma non rinunciare ai benefici del mercato unico.

Ha dunque avuto la bella pensata di buttarla sul Prosecco. Ha infatti detto al governo italiano che conviene appoggiare la linea del governo britannico sul mercato unico così gli imprenditori italiani continueranno a vendere il loro vino in Gran Bretagna.

Murales apparso a Bristol a giugno opera di militanti pro Ue che mettevano in guardia dal duo Johnson-Trump (Afp)

Prosecco contro fish and chips?
Boris minaccia, il ministro dello Sviluppo economico italiano Carlo Calenda risponde: e rivela un recente incontro con il capo del Foreign Office e definisce «offensivo» pensare che l’Italia possa decidere la sua linea su Brexit in base all’export di Prosecco.

“Di fatto Johnson mi ha detto: non voglio la libera circolazione delle persone, ma voglio il mercato unico”

Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico 

«Di fatto Johnson mi ha detto: non voglio la libera circolazione delle persone, ma voglio il mercato unico», racconta il ministro Calenda a Bloomberg Tv, «gli ho risposto “non se ne parla”. La sua risposta è stata: ok, ma tu vendi un sacco di Prosecco in Gran Bretagna, e ce lo permetterai perché non vuoi perdere l’export di Prosecco». Risposta di Calenda: «Ok, ma tu venderai meno fish and chips. Solo che io venderò meno Prosecco in un solo Paese, tu ne venderai meno in 27, ma mettere le cose su questo piano è un po’ offensivo».

Il ministro italiano è forse troppo generoso a mettere sullo stesso piano patatine e merluzzo fritti col Prosecco (qui in alto il tweet ironico di un editorialista del Financial Times, la stampa britannica si è occupata della disputa). Johnson tradisce invece un certo nervosismo, conferma se stesso - è stato il più variopinto leader del Leave forte del suo passato di giornalista che ridicolizzava le magagne dell’Ue - ma conferma anche «la confusione» nel governo May, sottolineata dallo stesso Calenda e da alcuni osservatori oltre ai laburisti e agli indipendentisti scozzesi.

Londra beve, Downing Street è confusa
Mentre stamane l’Evening Standard informa che a Londra si va ora pazzi per il Lambrusco («is back!»), preferito all’incolpevole Prosecco grazie allo chef Antonio Carluccio e al suo nuovo ristorante in Covent Garden - nei primi sette mesi 2016 il Regno Unito è il terzo Paese Ue che importa vino italiano con un + 0,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso - la sensazione ormai quasi certezza è che il governo inglese non abbia un piano.

Non solo è spaccato al suo interno - la premier May da una parte, il cancelliere dello scacchiere Hammond dall’altra - ma sembra non avere la minima idea di come condurre la Gran Bretagna fuori dall’Ue senza perdere i vantaggi economici che i leader di Brexit avevano minimizzato in campagna elettorale.

Il punto è che il governo britannico che deve applicare Brexit rifiuta la libera circolazione delle persone ma vuole mantenere i vantaggi del mercato unico. Da Bruxelles è stato ripetuto in più lingue che questo non sarà possibile ma evidentemente uno come Johnson, e forse non solo lui, non si ferma ai primi no.

Il ministro Calenda loda la biografia di Winston Churchill scritta dallo stesso Johnson ma dice che la confusione a Londra e la mancanza di un quadro entro cui condurre i negoziati sono «inaccettabili»: «Qualcuno ci deve dire qualcosa e c'è bisogno di qualcosa che abbia senso. Non si può ragionevolmente sostenere: vogliamo l’accesso al mercato unico ma non la libera circolazione delle persone. È evidente che non ha alcun senso».

Prima del caso Prosecco - vino che nei primi sette mesi del 2016 traina l’export italiano con un +33% come valore (456 milioni di euro) e un +24% come volume (1,2 milioni di ettolitri), fonte Unione italiana vini - già il capo negoziatore Brexit per l’Europarlamento, il belga Guy Verhofstadt, aveva avvisato Londra di non insistere con richieste impossibili.

“Dire “potremmo restare all’interno del mercato unico ma fuori dall’unione doganale” è intellettualmente impossibile, politicamente non realizzabile”

Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo 

Oggi tocca al ministro Calenda ed a Jeroen Dijsselbloem, ministro delle Finanze olandese e presidente dell’Eurogruppo, che a Bbc dice: «Penso che il governo di Londra stia offrendo all’opinione pubblica opzioni che non sono possibili. Dire per esempio, “potremmo restare all’interno del mercato unico, ma fuori dall’unione doganale”, è intellettualmente impossibile, politicamente non realizzabile».


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