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L’intervista

Parla Dombrovskis: «Pronte nuove regole per le banche: tetto sulla leva finanziaria»

Valdis Dombrovskis (Epa)
Valdis Dombrovskis (Epa)

Il mondo bancario europeo è ancora in subbuglio a quasi dieci anni dal drammatico fallimento di Lehman Brothers nel 2008. Mentre negli Stati Uniti, il risanamento dei bilanci creditizi è pressoché avvenuto, in Europa le sofferenze in molti paesi pesano sulla ripresa economica. La Commissione europea è alla ricerca di un difficile equilibrio tra il desiderio di meglio controllare il settore e la necessità di evitare eccessivi oneri regolamentari, così come chiesto da numerose associazioni bancarie, tra cui quella italiana.

Durante una conversazione con un gruppo di giornalisti europei, il vice presidente dell'esecutivo comunitario Valdis Dombrovskis, 45 anni, ha spiegato che il pacchetto di testi legislativi atteso per oggi punta a ridurre i rischi finanziari nei bilanci bancari, e in questo senso faciliterà (quanto è tutto da capire ) il negoziato sulla garanzia unica dei depositi bancari, tassello cruciale dell’Unione bancaria. A proposito della nuova amministrazione americana, spiega: «Ci aspettiamo un lavoro costruttivo e il rispetto delle intese finora raggiunte».

Quali sono i principali provvedimenti che presenterete questa settimana?
Prima di tutto proponiamo un coefficiente vincolante di leva finanziaria del 3% del capitale Tier 1. In secondo luogo vogliamo indurre le banche a finanziare le loro attività di lungo termine con fonti stabili di finanziamento. Poi intendiamo adottare nuovi requisiti per le banche più grandi, secondo le regole internazionali (il cosiddetto TLAC, o Total Loss-Absorbing Capacity). Infine vogliamo allargare lo spettro di applicazione del cosiddetto fattore di supporto per le piccole e medie imprese, che riduce gli accantonamenti delle banche quando queste prestano alle aziende più piccole.

Quale è lo spirito con il quale avete messo a punto questo pacchetto di testi legislativi?
Vogliamo ridurre i rischi nei bilanci bancari, tenendo conto sia della diversità del panorama creditizio europeo sia del lavoro svolto finora con l'obiettivo di aiutare l'economia ma ottenendo risultati anche sul fronte prudenziale.

Si tratta di un ritorno indietro rispetto alla tendenza regolamentatrice degli ultimi anni?
Credo che sia un pacchetto legislativo equilibrato. Nel suo complesso lo definirei un pacchetto che deve servire a ridurre i rischi nei bilanci bancari. Faccio l’esempio della regola sulla leva bancaria. Ciò detto, ci sono elementi che introducono proporzionalità tra piccole banche e grandi banche.

Temete l’arrivo di una nuova amministrazione alla Casa Bianca, con l’elezione di Donald Trump?
È troppo presto giudicare cosa potrà fare la nuova amministrazione. Ci sono incertezze su quali saranno le priorità del nuovo presidente. Ricordo che il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno scritto a Donald Trump, illustrando la strategia di una cooperazione e invitandolo a un vertice per chiarire il percorso da seguire. Ci aspettiamo un lavoro costruttivo e il rispetto delle intese finora raggiunte.

Le autorità di vigilanza stanno negoziando difficili chiarimenti delle regole prudenziali di “Basilea III”. Gli Stati Uniti vogliono limitare lo spazio di manovra delle banche nell'adattare i requisiti di capitale alla rischiosità dei bilanci. Tensioni con l’Europa sono già emerse.
La Commissione europea è stata chiara. Dobbiamo rispettare l'accordo di Basilea III senza introdurre un aumento dei requisiti di capitale. È importante rispettare questo aspetto, introducendo nelle regole una sensibilità al rischio. Rispetto alle banche meno rischiose, le banche più rischiose devono avere maggiore capitale accantonato. È necessario raggiungere un accordo equilibrato.

Possiamo immaginare che l’Europa si rifiuti di applicare l'eventuale accordo che emergerà dai negoziati a Basilea?
Se c'è uno standard internazionale, questo sarà applicato.

E se non dovesse esserci una soluzione?
Stiamo lavorando a una soluzione. I negoziati proseguono e nuovi incontri sono previsti entro fine novembre.

Tenuto conto del cambio di amministrazione americana, si rischia un rinvio?
Non voglio speculare. Ci aspettiamo da parte degli Stati Uniti un ruolo costruttivo anche per permettere ai mercati di funzionare bene e senza rischi.

In Europa si discute del completamento dell'Unione bancaria e della nascita di una garanzia unica dei depositi. A che punto siamo?
È stato deciso che nel settore bancario la riduzione dei rischi vada di pari passo con una condivisione dei rischi. Il pacchetto di testi legislativi che stiamo presentando va nella direzione di una riduzione dei rischi. Di garanzia unica dei depositi si sta parlando a livello tecnico nel Consiglio.

In primavera i ministri delle Finanze hanno discusso della presenza eccessiva di debito pubblico nel capitale delle banche. Alcuni paesi chiedono limiti prima di creare una garanzia unica dei depositi. A che punto è la discussione?
I ministri delle Finanze hanno deciso di attenersi agli accordi internazionali. Se ne sta parlando a Basilea.

Un altro aspetto in discussione è quello di un paracadute finanziario per il Fondo europeo di risoluzione bancaria, in attesa che entri a regime nel 2024.
I negoziati sono nella prima fase. Vi sono posizioni diverse tra i paesi. A dicembre i ministri potrebbero accordarsi su linee-guida. Bisogna trovare una via realistica.

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