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Trump: no a inchiesta su Clinton

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Trump: no a inchiesta su Clinton

  • –Mario Platero

new york

È stato indeciso fino all’ultimo, poi Donald Trump ha deciso di andare nella tana del lupo: il New York Times, dove si è incontrato ieri con gli editori, Arthur Sulzberger e altri due membri della famiglia che controlla il quotidiano e con ben 20 giornalisti inclusi il direttore Dean Baquet e colleghi come Joe Kahn, Matt Purdy, Tom Friedman o Maureen Dowd per una chiaccherata “on the record”. E in effetti sono piovute molte notizie. Il Donald non aprirà un’inchiesta contro Hillary Clinton; è deciso ad essere “aperto” nei confronti degli accordi per l’ambiente purché non danneggino le aziende americane; ha negato che il suo consigliere Stephen Bannon sia un “razzista”; non considera che ci sia un «conflitto di interesse» tra il suo ruolo di presidente e quello di imprenditore immobiliare – la versione “pragmatica” del Donald, aperta al dialogo con l’opposizione. Ma la notizia nella notizia è il semplice fatto che sia stato lui a recarsi al New York Times, il nemico di sempre nel mondo dei media per affrontare giornalisti che considera ostili e non viceversa.

Il Trump che riceve in pompa magna aspiranti ministri nelle sue proprietà e che ha fatto storia in queste elezioni disintermediando il ruolo dei giornali tradizionali ha deciso di dare ieri al New York Times un peso specifico superiore a quello che ha dato a tutte le reti televisive americane messe insieme, con cui si era incontrato collettivamente lunedì pomeriggio “off the record”.

Trump partirà oggi per il Thanksgiving e ha rimandato l’annuncio di nuovi ministri per la sua squadra. Fonti attendibili, tuttavia, anticipano al Sole 24 Ore che la decisone di Trump per il Dipartimento di Stato è presa: vuole l’ex candidato repubblicano per la Casa Bianca, Mitt Romney. A questo punto manca solo l’ok finale dello stesso Romney, atteso a giorni.

Trump è arrivato all’appuntamento con il New York Times alle 13. Ogni tematica affrontata nella conversazione è stata rilanciata su Twitter in tempo reale. Una stretta di mano con l’editore Sulzberger, poi all’attacco : «Ho molto rispetto per il New York Times, ma credo di essere stato strapazzato oltremodo, infatti – ha aggiunto parlando sempre in tono moderato – il New York Times è stato il più duro di tutti nella copertura della mia campagna, il Washington Post è stato cattivo, ma ogni tanto un buon articolo riuscivano a infilarlo». Poi è passato ai temi del giorno, cominciando con il rassicurare sul Primo emendamento alla Costituzione che protegge le libertà di stampa e di espressione : «Credo che sarete tutti molto soddisfatti della mia interpretazione di quell’articolo».

Poi una domanda centrale da parte di Dean Baquet, il direttore: «Crede di aver energizzato il gruppo Alt Right” l’estrema destra intollerante e razzista?». «Non credo proprio Dean – risponde Trump – non voglio energizzare quel gruppo, anzi lo sconfesso». Trump ha anche difeso il suo capo della campagna elettorale Stephen Bannon dalle accuse di estremismo e razzismo: «Gli attacchi contro di lui sono stati ingiusti, Posso dirvi che non è un razzista e che non lo avrei mai preso con me se lo fosse stato». Trump ha anche criticato il convegno a Washington dell’estrema destra. E ha confermato che non intende perseguire presunti atti criminali di Hillary Clinton: «Ha sofferto abbastanza, un’azione di quel genere spaccherebbe il Paese e se i miei sostenitori saranno delusi spiegherò loro perché è più importante salvare il Paese, e non credo che saranno delusi...ce ne siamo occupati fino alla nausea, la mia idea è guardiamo oltre». Parlando con Tom Friedman Trump dice di essere «aperto all’accordo per i cambiamenti climatici, lo esaminerò con attenzione...considerando l’interesse dei lavoratori americani».

Per ciò che riguarda il suo business, Trump esclude che ci sia un conflitto di interesse.

«Per me è molto più importante fare il lavoro che sto per fare piuttosto che occuparmi dei miei affari. È giusto che se ne occupino i miei figli».

Poi provocatoriamente ha aggiunto: «Del resto potrei fare benissimo entrambi i lavori». «La legge - ha continuato - è dalla mia parte il Presidente non può avere un conflitto di interesse, se dovessi ascoltare certe persone non potrei neppure vedere mia figlia Ivanka! Liquidare il mio patrimonio? Molto difficile visto che si tratta di immobili». Lunedì Trump aveva diramato un video di due minuti in cui spiegava che avrebbe chiuso del tutto il Tpp per favorire accordi commerciali bilaterali, aveva anche promesso la protezione delle infrastrutture americane e di rilanciare il lavoro.

Ma ieri con il New York Times la conversazione è stata meno tecnica e più discorsiva. A un certo punto ha ammesso che il nuovo albergo a Washington vale più che in passato e che la presidenza aiuta e aiuterà il suo “brand” - «oggi è certamente più “caldo” di quanto non fosse prima delle elezioni», ha detto. Di nuovo candido, aperto contro ogni forma di correttezza politica o contro certe forme di ipocrisia, del resto è la strategia che gli ha fatto vincere la Casa Bianca e con cui intende governare, e non si vede perché dovrebbe cambiare ora che è al vertice della sua popolarità.

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