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Svizzera al voto domenica sui tempi dell’addio al nucleare

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Svizzera al voto domenica sui tempi dell’addio al nucleare

Gli svizzeri domenica votano sui tempi di uscita dal nucleare. Il Governo elvetico negli anni scorsi ha seguito una linea simile a quella della Germania, stabilendo in linea di principio un abbandono graduale dell’energia nucleare. Una linea ribadita nel documento Strategia energetica 2050.

Berna intende chiudere nel tempo le centrali nucleari esistenti e non intende costruirne di nuove. Secondo un’iniziativa popolare di impronta ambientalista, su cui appunto si vota, questa posizione del Governo è però troppo attendista.

Per i promotori dell’iniziativa, è necessario e possibile stabilire tempi molto più ravvicinati per la chiusura del nucleare.

La Svizzera ha cinque centrali nucleari, che producono circa il 40% dell’energia elettrica del paese. I sostenitori dell’iniziativa propongono la chiusura nel 2017 delle centrali Beznau 1 e 2 e della centrale di Mühleberg; nel 2024 della centrale di Gösgen; nel 2029 della centrale di Leibstadt. L’iniziativa richiede anche che la Confederazione basi la sua politica energetica su una riduzione del consumo di energia, sull’incremento dell'efficienza energetica, su un maggiore ricorso a fonti rinnovabili.

Il Governo e la maggioranza del Parlamento sono per il no all’iniziativa. Secondo l’Esecutivo elvetico un piano di chiusure come quello delineato dai sostenitori dell’iniziativa metterebbe in difficoltà la Confederazione, perché l’elettricità mancante non potrebbe essere sostituita in modo così rapido da fonti rinnovabili. La Svizzera secondo il Governo dovrebbe a quel punto importare quantità elevate di elettricità per molti anni. Una soluzione onerosa e, afferma Berna, anche non ecologica, in quanto spesso all’estero l’energia elettrica viene prodotta in centrali a carbone. Il Governo aggiunge poi due elementi: fintanto che restano in funzione le centrali nucleari sono sotto sorveglianza, la sicurezza ha la priorità; di fronte a chiusure ravvicinate di queste centrali, gli operatori del settore potrebbero richiedere alla Confederazione risarcimenti per miliardi di franchi.

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Dunque il Governo e lo schieramento verde che sostiene l’iniziativa sono d’accordo su un maggiore ricorso futuro a fonti rinnovabili ma sono in netta divergenza sui tempi di abbandono del nucleare. E divergenze ci sono anche, per quel che riguarda il possibile esito del voto, tra i sondaggisti. I sondaggi del gruppo editoriale privato Tamedia continuano a dare come vincente l’iniziativa, e nell’ultimo sondaggio del gruppo, dei giorni scorsi, il sì era al 57% e il no al 42%. L’ultimo sondaggio fatto dall’istituto Gfs. Bern, su mandato della radiotelevisione pubblica svizzera, indica invece un no in risalita e quindi un gomito a gomito: sì al 48%, no al 46%, indecisi al 6%.

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