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Sequestrato un italiano in Siria

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Medio Oriente

Sequestrato un italiano in Siria

  • –Alberto Negri

Una strana storia, a cavallo tra la Turchia e la Siria, dove un uomo sparisce misteriosamente per mesi senza lasciare tracce e poi riemerge all’improvviso dal cratere della guerra civile e del jihad sotto la minaccia di un’esecuzione. Il sequestro in Siria dell’italiano Sergio Zanotti, 56 anni, viene definito dalle autorità italiane un caso anomalo. Ma della sua sparizione le istituzioni italiane, turche e l’Interpol erano informate dal maggio di quest’anno e anche la Procura di Roma aveva aperto un fascicolo. Se non fosse stato per un sito russo, al quale è pervenuto da una fonte jihadista un video in cui Zanotti appare per alcuni secondi chiedendo di essere liberato prima di essere ucciso, di lui non avremmo saputo mai nulla. Non solo: questo documento filmato era stato diffuso dai giornalisti russi una settimana fa, il 22 novembre, ma nessuno qui l’aveva pubblicato. E anche questo è un aspetto singolare.

Sul bresciano Zanotti, imprenditore a quanto pare del settore edile, probabilmente esisteva una sorta di esteso silenzio stampa per altro osservato anche dalla famiglia (è divorziato con figli) che ne aveva denunciato la scomparsa senza però contattare i media. L’inizio della vicenda è noto e può essere ricostruito. Nell’aprile di quest’anno Zanotti aveva comunicato ai familiari che per motivi di lavoro stava partendo per la Turchia. Nel 2015 era già stato in Turchia tre volte soggiornando tra l’altro anche a Istanbul nel quartiere di Fathi, popolato da islamisti e immigrati siriani. Quando è partito per l’ultima volta per la Turchia una delle figlie ricorda di avergli sentito accennare che sarebbe andato nell’Hatay, la provincia di Antiochia ai confini con la Siria. Qui, in un’area dalla colline dolci punteggiate da uliveti che guardano il Mediterraneo, ci sono i curdi siriani anti-Isis, il Califfato di Al Baghdadi, gruppi jihadisti come Al Nusra, affiliata di Al Qaida e da agosto anche le truppe turche che come ha dichiarato ieri Erdogan «sono entrate nell’operazione militare Scudo dell’Eufrate per porre fine al regime del tiranno Assad».

Insieme a questi schieramenti ci sono migliaia di profughi, città e villaggi distrutti, ma anche agenti e informatori delle diverse parti belligeranti. «Sto via qualche giorno», avrebbe detto Zanotti prima di lasciare l’Italia. Ma dopo alcuni giorni non aveva dato più notizie. La famiglia preoccupata contatta la Farnesina che inoltra un richiesta di informazioni al consolato italiano di Smirne: siamo a maggio, setti mesi fa. A sua volta il consolato chiede alla polizia locale ma ai turchi non risulta niente sull’italiano scomparso. Di solito a questo punto partono anche le segnalazioni all’Interpol.

È qui che comincia il mistero rivelato dal video pubblicato dal sito russo: «Mi chiamo Sergio Zanotti. Sono sette mesi che sono prigioniero in Siria. Chiedo al governo italiano di intervenire nei miei confronti prima di una mia eventuale esecuzione». L’uomo viene mostrato in ginocchio, mentre tiene in mano un foglio con i numeri 15/11/2016 a indicare la data della registrazione delle immagini girate in un campo con alberi. Nel filmato che dura 16 secondi, Zanotti, vestito con una tipica “dishdasha”, tunica araba color bianco, ha dietro di lui un uomo armato di mitra con il volto coperto. La ripresa mostra l’ostaggio con la barba e i capelli lunghi ma apparentemente in discrete condizioni.

Chi l’ha rapito? Se l’Isis, i jihadisti di Al Nusra, una banda criminale, non è ancora noto. E neppure sappiamo dove siano state fatte realmente le riprese e se sia stato sequestrato in Turchia, al confine o in Siria. Anche come abbia attraversato un confine chiuso non è dato sapere: se volontariamente oppure no, trasportato da passatori, con documenti falsi o veri. Nel video viene mostrato il suo passaporto ma potrebbe averlo usato soltanto per entrare in Turchia. Non sappiamo ancora se sia stato chiesto un riscatto, come è possibile perché altrimenti lo avrebbero già ucciso, e quali trattative siano state avviate. Manca poi la ragione per cui questo signore di mezz’età abbia attraversato una frontiera che porta diritto al jihad e alla guerra. Forse è stato attirato in una trappola o si è prestato a un’avventura dai contorni poco chiari: possibile che partito da ospite si sia trovato ostaggio.

Un punto chiaro però c’è. Si sapeva da sette mesi della sua scomparsa e l’agenzia online russa News Front, con base centrale in Crimea, è stata contattata dagli stessi jihadisti e ha pubblicato l’appello di Zanotti già il 22 novembre: davvero sorprendente che sia stato ripreso in Italia solo ieri. Non è del tutto secondario chiedersi come mai il video sia finito in mano a un’agenzia dei russi che in Siria combattono con Assad. Ma le guerre, anche nel caso degli ostaggi, da sempre e oggi ancora di più si combattono con il fuoco delle armi e la mitraglia dei media.

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