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Francia, Hollande non si ricandida alle elezioni presidenziali

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L’ANNUNCIO

Francia, Hollande non si ricandida alle elezioni presidenziali

François Hollande (Reuters)
François Hollande (Reuters)

PARIGI - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
François Hollande non sarà candidato alla propria successione. Lo ha annunciato ieri sera, con un discorso di una decina di minuti in diretta televisiva dall'Eliseo. Una decisione clamorosa: si tratta della prima volta, nella Quinta Repubblica, che un presidente uscente non si ripresenta.

Con l'aria grave e solenne delle grandi occasioni, Hollande ha fatto un bilancio sommario – ma fiero - degli impegni e dei risultati che hannocaratterizzato fin qui il suo mandato: i conti pubblici risanati, il bilancio del welfare in equilibrio, i matrimoni omosex, la lotta all'austerità in Europa, la decisione di schierare la Francia in prima linea nella battaglia per l'ambiente e nella guerra contro il terrorismo islamico. Infine i primi dati positivi, «sia pure insufficienti e in ritardo», sul fronte della disoccupazione, una sfida alla cui vittoria aveva sempre legato la possibilità di una candidatura.

«Tra cinque mesi – ha sottolineato Hollande – i francesi sceglieranno il loro nuovo presidente. E non mi rassegno all'idea che una sinistra divisa lasci campo libero a una destra portatrice di un programma che, pur avendo stima e rispetto per François Fillon, ritengo pericoloso perché destinato a creare più diseguaglianza nel Paese e a un'estrema destra che ha un progetto di chiusura della Francia su se stessa. La gestione del potere non mi ha fatto perdere la lucidità necessaria per capire che la mia candidatura presenta dei rischi per la sinistra. Quindi non sarà candidato alla mia successione. E mi dedicherò con tutte le forze a guidare lo Stato, che deve affrontare la minaccia del terrorismo. Perché la sola cosa che conta è il bene supremo del Paese».

Nelle ultime settimane si era creato un clima di suspense intorno alla decisione del presidente, che lui stesso in qualche modo aveva contribuito a creare. Le indiscrezioni che filtravano dall'Eliseo andavano nella direzione di una ricandidatura, ma i dubbi e l'incertezza sono rimasti fino all'ultimo, fino a un minuto prima dell'annuncio ufficiale.

Da tempo molti dirigenti del partito socialista facevano pressioni fortissime nei suoi confronti perché facesse un passo indietro. E lasciasse via libera al premier Manuel Valls - 54 anni, a Matignon dall'aprile 2014 - che forse ha qualche possibilità in più di rimontare la china della storica impopolarità in cui si trovano a dire il vero entrambi. I primi sondaggi successivi al trionfo di Fillon alle primarie della destra, domenica scorsa, dicono che il leader dei Républicains avrebbe in tasca la vittoria nel maggio prossimo, superando Marine Le Pen già al primo turno. Dietro di loro ci sarebbero Jean-Luc Mélanchon, che rappresenta la sinistra radicale, e l'ex ministro dell'Economia Emmanuel Macron.

Sia Hollande che Valls sarebbero al quinto posto, molto distanziati. Ma evidentemente Hollande (la cui immagine è stata forse definitivamente rovinata dal libro sulle sue confidenze a due giornalisti di Le Monde) ha ritenuto che il “suo” premier – un «social-liberista con tendenza patriottica», com'è stato definito – abbia maggiori possibilità di recuperare terreno di fronte a un leader della «vera destra» come Fillon. Uno scontro tra duri. E ha anche pensato che non ci fosse più tempo per i tentennamenti, visto che dopo la consacrazione di Fillon ogni ora, ogni minuto diventa importante.
L'annuncio ufficiale della discesa in campo di Valls non c'è ancora, ma non dovrebbe tardare. C'è tempo fino al 15 dicembre per presentare le candidature alle primarie socialiste, che si svolgeranno il 22 e 29 gennaio. Dove il premier, che potrebbe decidere di dimettersi per dedicarsi interamente alla campagna elettorale, dovrà vedersela con un solo avversario di peso, l'ex ministro Arnaud Montebourg, che rappresenta l'ala sinistra del partito.

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