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Intesa Ue-Usa sul trasferimento dei dati personali a fini giudiziari

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prevenzione reati penali

Intesa Ue-Usa sul trasferimento dei dati personali a fini giudiziari

  • –dal nostro corrispondente
(Afp)
(Afp)

BRUXELLES – Il Parlamento europeo ha approvato stamani l'intesa tra l'Unione europea e gli Stati Uniti con l'obiettivo di regolamentare il trasferimento di dati personali sui due lati dell'Atlantico nel campo giudiziario. L'accordo internazionale, che è stato approvato in sessione plenaria con 481 voti a favore, 75 contrari e 88 astensioni, giunge dopo che Washington e Bruxelles hanno negoziato e approvato una intesa più ampia sulla protezione dei dati personali.

L'accordo approvato oggi deve servire a garantire un sicuro trasferimento dei dati sui due lati dell'Atlantico con l'obiettivo di prevenire i reati penali. Le norme saranno applicabili anche al momento dell'indagine o addirittura del processo. «Dopo sei anni di negoziati, stiamo elevando i livelli di protezione dei dati negli Stati Uniti. I diritti dei cittadini saranno meglio protetti», ha detto in un

comunicato Jan Philipp Albrecht, un verde tedesco relatore del provvedimento.
Il deputato ha voluto precisare che l‘intesa non consente il trasferimento dei dati, cosa che già avviene, ma si assicura che questo trasferimento avvenga garantendo la protezione della privacy della persona. Dopo il voto in Parlamento, spetta ora al Consiglio dare il suo benestare definitivo. Mina Andreeva, una portavoce della Commissione, ha parlato di «accordo storico». I negoziati tra Bruxelles e Washington sono iniziati nel marzo 2011, e le parti hanno raggiunto un accordo nel settembre 2015.

Questa intesa, limitata agli aspetti giudiziari, giunge dopo che gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno trovato un sofferto accordo sul più generale trasferimento dei dati personali sui due lati dell'Atlantico (si veda Il Sole 24 Ore del 3 febbraio scorso). Il trattato, noto con l'espressione Privacy Shield, sostituisce l'accordo Safe Harbour del 2000. Nell'ottobre del 2015, la Corte europea di Giustizia aveva spiegato che il Safe Harbour non proteggeva a sufficienza la privacy dei cittadini europei.

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