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«Senza riforme produttività a rischio»

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Europa

«Senza riforme produttività a rischio»

  • –Alessandro Merli

Berlino

Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha ancora una volta sollecitato i Governi europei a sfruttare l’opportunità concessa dalla politica monetaria della Bce per riformare le economie dell’eurozona, che soffrono di una crescita della produttività troppo bassa e rischiano di rallentare ulteriormente nei prossimi decenni. Per effetto dell’invecchiamento della popolazione, ha detto Draghi in un discorso a Madrid, la crescita pro capite, in mancanza di riforme, potrebbe risultare entro il 2050 più bassa del 14% in Germania, del 16% in Italia e del 22% in Spagna. Nel 1995, la produttività nell’area dell’euro cresceva al 2% circa, pari alle altre principali aree economiche del mondo, oggi questa crescita si è ridotta allo 0,5%, ben al di sotto degli Stati Uniti, delle altre economie avanzate e dei Paesi emergenti, ha ricordato il presidente della Bce.

In un’intervista al quotidiano “El Pais”, Draghi ha anche sottolineato i rischi per l’eurozona derivanti dall’incertezza politica «dominante», anche se ha rifiutato di commentare sulle possibili conseguenze del referendum costituzionale in Italia di domenica prossima. «Non posso commentare eventi politici futuri», ha detto.

«La politica monetaria – ha affermato Draghi nel suo discorso di Madrid – sta fornendo sostegno e spazio ai Governi perché realizzino le riforme strutturali necessarie. Tocca a loro agire, individualmente a livello nazionale e insieme a livello europeo». In Germania, le scelte della Bce sono criticate in quanto si ritiene, fra l’altro, che rimuovano la pressione a fare le riforme. Secondo il presidente della Bce, invece, i tassi d’interesse bassi «tendono a sostenere invece che ostacolare la realizzazione delle riforme. Lo vediamo in alcuni dei più grandi Paesi dell’area dell’euro, che recentemente hanno realizzato alcune importanti riforme del mercato del lavoro». Draghi cita fra gli altri Italia, che ha in questo modo ridotto le barriere alle assunzioni, e Spagna. Le riforme che riducono la disoccupazione hanno anche l’effetto, secondo il banchiere centrale italiano, di ridurre la disuguaglianza.

Nell’intervista a “El Pais” Draghi sostiene che l’ascesa del populismo in Europa rende più difficile proseguire sulla strada dell’integrazione e che l’incertezza politica è uno degli aspetti «dominanti» della situazione dell’area euro. Nella stessa intervista, ha ricordato che la crescita, anche se modesta, è «robusta» e anche l’inflazione sta migliorando. Il dato dell’inflazione, diffuso in mattinata, mostra un aumento dallo 0,5 allo 0,6%, ma resta lontanissimo dall’obiettivo della Bce. Inoltre, il dato di base, depurato dei prezzi energetici e alimentari, resta inchiodato allo 0,8 per cento. Sui mercati si prevede quindi che alla riunione dell’8 dicembre, il consiglio della Bce decida un allungamento degli acquisti di titoli, il Qe, oltre la data del marzo 2017. Nell’intervista al quotidiano spagnolo, Draghi ha detto che il consiglio non ha mai discusso della possibilità di ridurre lo stimolo monetario, come era trapelato da indiscrezioni il mese scorso e come vorrebbero alcuni esponenti del consiglio. Il presidente della Bce ha però precisato che «possiamo ottenere la posizione appropriata con differenti combinazioni di strumenti, per esempio l’ammontare degli acquisti mensili o la lunghezza del periodo sul quale avvengono». Il che potrebbe aprire la porta in futuro a una riduzione degli importi mensili dagli attuali 80 miliardi di euro. Attualmente, però, la maggior parte degli osservatori di mercato ritiene che la Bce manterrà il livello del Qe, data appunto l’incertezza politica e il rialzo dei tassi di mercato seguito alle elezioni americane, che potrebbe creare una «restrizione non voluta» nelle condizioni finanziarie, per usare il gergo favorito della Bce.

Draghi ha detto anche di non vedere bolle per effetto della politica monetaria accomodante. Ci sono aumenti dei prezzi degli immobili a Milano, Barcellona e in alcune città tedesche, ma sono selettivi e limitati ad alcune aree.

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