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Trump sceglie la squadra economica

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Trump sceglie la squadra economica

  • –Marco Valsania

new york

Donald Trump dà forma definitiva alla sua squadra economica: l’ex banchiere di Goldman Sachs e produttore di Hollywood Steven Mnuchin, già tesoriere della sua campagna elettorale e apostolo dell’alleggerimento della riforma bancaria Dodd Frank, sarà segretario al Tesoro. E il finanziere Wilbur Ross, specializzato in riorganizzazioni di aziende manifatturiere, dal tessile all’acciaio, che il presidente eletto ha promesso di difendere, diventerà segretario al Commercio. E già promette - lo ha fatto in un’intervista alla Cnbc - di mettere fine agli «stupidi accordi commerciali» con molti Paesi, a partire dall’«orribile» Tpp.

«Il problema con la Dodd Frank è che è troppo complicata e riduce i prestiti - ha detto a sua volta Mnuchin nella prima intervista alla Cnbc -. Vogliamo ridimensionare parti della legge e questa sarà la priorità sul fronte delle regolamentazioni». I prestiti, ha aggiunto, «sono il motore della crescita per piccole e medie aziende». E in particolare ha citato la necessità di rivedere la Volcker Rule - che vieta il trading proprietario, cioè le scommesse con depositi assicurati dallo Stato - perché ardua da interpretare.

Il 54enne Mnuchin non ha una storia di impegno politico o internazionale, fatto che per i critici potrebbe rivelarsi un tallone d’Achille in negoziati su capitoli economici, valutari e commerciali. Né ha un passato su delicati temi fiscali: durante la campagna si è limitato a sottoscrivere il piano di Trump per sgravi generalizzati delle tasse nonostante i rischi per deficit e debito pubblico. «Realizzeremo il maggior taglio delle imposte da Reagan - ha detto ieri - e il Pil potrà crescere del 3-4%».

Ha inoltre un basso profilo paragonato con altri potenziali candidati, quali l’ad di JP Morgan Jamie Dimon. Ha però ricevuto subito il significativo appoggio dell’ex ceo di Goldman e ex segretario al Tesoro di George W. Bush Hank Paulson, che lo ha definito «un’ottima» scelta.

«Questa squadra sarà indispensabile a realizzare il piano economico America First che creerà 25 milioni di posti di lavoro nei prossimi dieci anni», ha incalzato Trump. Che ha inoltre nominato Todd Ricketts, il co-proprietario della squadra di baseball dei Chicago Cubs (neovincitori del campionato dopo 108 anni), vice segretario al Commercio. Trump per completare il team economico sta ora considerando l’attuale direttore generale di Goldman, Gary Cohn, alla guida dell’Ufficio di Bilancio della Casa Bianca.

La doppia nomina di Mnuchin e Ross, accomunati dal sostegno della prima ora a Trump, ha una caratteristica dominante: cercare un complesso equilibrio tra esperienza e novità, tra insider e outsider. Mnuchin è un volto fresco ma soprattutto un banchiere con pedigree: suo padre era stato una stella del trading a Goldman, dove Steven sarebbe diventato partner per 17 anni accumulando una fortuna personale da 40 milioni. E prima di approdare alla società di Wall Street per eccellenza aveva fatto carriera con l’ex compagno di stanza a Yale, il re degli hedge fund Edward Lampert, e con George Soros. Proprio Soros lo sostenne nell’avventura in proprio, con la creazione dello hedge Dune Capital, grazie al quale avrebbe messo a segno le operazioni più note: nel 2009 rilevò la fallita società di prestiti immobiliari IndyMac, che ristrutturò e rivendette a Cit per più del doppio. IndyMac è tuttavia anche uno dei suoi deal più controversi: venne soprannominata «macchina dei pignoramenti». L’eclettismo ha infine portato Mnuchin al finanziamento del cinema: è tra i produttori di film come Avatar.

Il 79enne Ross, che si è fatto le ossa negli anni 70 a Rotschild su bancarotte del calibro di Texaco e Continental, negli ultimi 15 anni ha fatto storia con l’acquisizione di aziende tessili al collasso che ha combinato e rilanciato come ITG. Simili operazioni ha orchestrato nella siderurgia, ottenendo l’apprezzamento del sindacato per aver salvato posti di lavoro negli Stati Uniti. La sua scaltrezza nell’usare sia dazi che partnership in Cina verrà messa alla prova dalla missione data da Trump di riportare in patria occupazione persa. Un simbolo dei successi sperati arriva però oggi: il produttore di condizionatori Carrier di Indianapolis annuncerà un accordo con Trump per tenere negli Stati Uniti mille impieghi che doveva trasferire in Messico.

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