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Panasonic: agricoltura hi-tech per il futuro

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Panasonic: agricoltura hi-tech per il futuro

FUKUSHIMA - Da tradizionale fabbrica di prodotti di elettronica di consumo a laboratorio dell'agricultura del futuro. L'impianto della Panasonic nel centro della citta' di Fukushima si e' parzialmente riconvertito - non senza qualche sussidio pubblico - in una “Innovative Plant Factory” di 1200 mq che produce indoor - in un asettico ambiente hi-tech altamente automatizzato - alcuni tipi di lattughe che finiranno sulla tavola del consumatore senza aver mai visto la luce naturale del sole ma nemmeno pesticidi.

Da Panasonic un modello di agricoltura hi-tech

E senza bisogno di essere lavate prima di essere mangiate. L'impianto di Fukushima - dove in un'altra sezione ancora si producono anche navigatori per automobili - fa da modello per l'export: obiettivo del gruppo tecnologico giapponese non e' infatti quello di esportare insalate, ma di commercializzare nel mondo proprio le fabbriche hi-tech di vegetali. “Aspettate ancora un po' e anche in Europa impianti di questo tipo arriveranno”, afferma Matt Matsuba, dirigente della divisione Agricultural Business di Panasonic, che si e' messa in testa a questo nuovo settore, in cui altre aziende tecnologiche giapponesi hanno investito ma hanno ripensamenti (Toshiba ha deciso di lasciar perdere e anche Sharp, ora finita ai taiwanese di Foxconn, sembra sul punto di mollare).

Per ora il modello-Panasonic di “Veggie Life” si e' imposto a Singapore, dove gia' da un anno e mezzo e' in funzione la prima “indoor vegetable farm” del gruppo fuori dal Giappone, ormai vicina all'obiettivo di fornire il 5% del fabbisogno locale.

Non si tratta di una serra qualsiasi. La divisa degli addetti che controllano la produzione sembra la stessa di un impianto di semiconduttori: una tuta integrale che copre tutto il corpo e il capo, guanti, mascherina sul viso. Dalla posa dei “germogli” fino alla movimentazione a blocchi del prodotto finito, fanno tutto i macchinari robotizzati. L'illuminazione speciale e' studiata appositamente per accelerare i tempi di crescita ed esaltare alcune caratteristiche nutritive (con consumi elettrici del 60% inferiori rispetto al neon tradizionale). Tutto all'insegna della massima efficienza, fino al confezionamento e alla consegna a ristoranti e supermercati della regione in giornata. I ristoratori, in particolare, apprezzano che le lattughe non debbano essere lavate: basta toglierle dal pacchetto trasparente e metterle sul piatto.

“Abbiamo concentrato una serie di tecnologie Panasonic per offrire una soluzione di impianto chiavi-in-mano, in grado di dare una risposta alle esigenze della produzione agricola nel mondo - afferma Yasunori Matsumoto, un dirigente del gruppo al settore tecnologico. Una risposta rispetto, ad esempio, ai problemi del cambiamento climatico o all'esigenza di ridurre l'inquinamento del suolo e dell'acqua in quanto elimina i pesticidi. Non solo: in alcuni Paesi come Singapore viene incontro la problema della scarsità di terreni coltivabili. In altri, come il Giappone, aggira il problema della caduta libera del numero di contadini (la cui eta' media ha superato i 66 anni): non occorre piu' chi fa l'agricoltore per mestiere, in quanto bastano 6 tecnici per una produzione giornaliera calcolata in 200 chilogrammi. Secondo Matsumoto, il potenziale di sviluppo commerciale e' molto elevato, anche perché la soluzione Veggie Life viene incontro a una doppia esigenza: da un lato, quella di garantire una stabile fornitura di cibo, dall'altra quella della sicurezza alimentare. La più alta priora' del consumatore, insomma, e' che il prodotto sia sano e magari sempre più salubre. Per questo i ricercatori stanno studiando metodi per sviluppare vegetali “premium”, con particolari caratteristiche nutritive o di gusto, mentre il confezionamento avviene abbinando le varietà in modo da pubblicizzare poi le qualità antiossidanti del mix, o una maggiore presenza di zinco e magnesio. Resta incerta, comunque, la tempistica del decollo su scala globale del concept di “ambiente hi-tech di coltivazione controllabile”.

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