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Putin va a casa di Abe: Yamaguchi. Vertice il 15 dicembre

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Asia e Oceania

Putin va a casa di Abe: Yamaguchi. Vertice il 15 dicembre

YAMAGUCHI - Il suo nome potrebbe essere tradotto come “Piemonte”: Yamaguchi (Bocca della montagna) e' l'antica Choshu, terra di samurai che ebbero un ruolo decisivo nell'abbattere il regime shogunale e unificare il Giappone sotto l'Imperatore negli stessi anni in cui da Torino fu promossa l'unita' d'Italia. Da qui uscirono per i decenni successivi tutti i capi dell'esercito e parecchi primi ministri, da ultimo Shinzo Abe.

E' la provincia che occupa la parte più meridionale dell'isola principale di Honshu ed e' il feudo elettorale della famiglia Abe. Il presidente russo Vladimir Vladimirovich Putin arriva a Nagato il 15 dicembre per colloqui con il premier Abe, in quella che sara' la sua sesta visita in Giappone (la quarta da presidente). Sara' il 16esimo incontro tra i due: il culmine di quella sorta di “diplomazia personale” che Abe ha cominciato a perseguire, anche per rilanciare la sua popolarità con un occhio alla possibilità di convocare elezioni anticipate per la Camera Bassa all'inizio dell'anno prossimo (gia' ha fatto modificare lo statuto del partito per consentirsi un terzo mandato consecutivo come presidente dei liberaldemocratici).

FAVORE FORMALE, DELUSIONE SOSTANZIALE?

Putin fa quindi ad Abe il favore di andare a incontrarlo a casa sua. Ma gia' appare evidente un errore di calcolo del premier nipponico, che ha incoraggiato l'emergere di grandi aspettative sulla possibilità che dal summit esca una svolta sulla questione politica più importante che grava sui rapporti bilaterali: il contenzioso territoriale su quattro isole a nord dell'Hokkaido occupate dai russi alla fine della seconda guerra mondiale. Una questione che ha finora impedito la firma di un trattato di pace tra i due Paesi. La posizione tradizionale di Tokyo e' che tutte e 4 le isole chiamate “Territori Settentrionali” (Kurili meridionali dai russi) debbano essere restituite in blocco: Etorofu, Kunashiri, Shikotan e Habomai.

Yamaguchi: Putin va a casa di Shinzo Abe

Poiche' e' praticamente impossibile che i russi restituiscano le prime due (dove hanno realizzato installazioni militari), Abe ha fatto una sua svolta, suggerendo che Mosca restituisca le due isole più piccole (Habomai e Shikotan) lasciando in sospeso lo status delle altre due, in cambio di un forte rilancio delle relazioni economiche (a dispetto delle sanzioni in corso per la faccenda della Crimea). Solo Abe poteva farlo: se una simile ipotesi di rivendicazioni ridimensionate fosse stata suggerita dagli ultimi premier del Partito democratico (come Hatoyama, Kan o Noda), sarebbero stati tacciati di tradimento nazionale dagli ambienti della destra. Le inappuntabili credenziali nazionaliste di Abe gli consentono più ampi spazi di manovra. Probabilmente Putin rappresenta l'unico leader russo che potrebbe accondiscendere anche in parte alle richieste giapponesi senza essere defenestrato, ma il punto di vista di Mosca e' diverso.

Anzitutto, le e' indigesta ogni sembianza di messa in discussione dei risultati della guerra mondiale. In secondo luogo, sono passati oltre 70 anni e su tre delle quattro isole vivono quasi 20mila russi (circa 3mila a Shikotan). Con l'elezioni di Trump, poi, Putin ha meno interesse a cercare di mettere un cuneo tra gli Usa e i loro alleati, mentre dopo il caso Crimea cedere su questioni di sovranità appare più ostico che mai. Cosi' lo stesso governo giapponese nell'ultimo mese ha dovuto fare da pompiere sulle aspettative da lui stesso suscitate. Secondo le indiscrezioni, e' probabile che Putin si limiti a proporre uno “sviluppo economico congiunto” delle isole, rinviando discussioni approfondite sul loro status. Per Tokyo sarebbe gia' una conquista se il leader russo dovesse riconoscere la validità della dichiarazione congiunta russo-giapponese di 60 anni fa (quando furono riprese le relazioni diplomatiche) in cui si ventila la restituzione delle due isole più piccole una volta firmato il trattato di pace.

IL BRAND “YAMAGUCHI”.

Di certo Abe aumenterà la popolarità nella sua provincia di origine (1,4 milioni di abitanti), che dovrebbe avere benefici - soprattutto dal punto di vista turistico - dai riflettori nazionali e internazionali puntati sul vertice. Il governatore Tsugumasa Muraoka conta in un boom di visitatori, anche stranieri. La porta d'ingresso della provincia (due aeroporti e 5 fermate dello Shinkansen) e' il Kintaikyo di Iwakuni (a sud di Hiroshima): un ponte ad archi in legno realizzato con tecniche artigianali tradizionali. Ma il luogo più' spettacolare sta nel territorio di Nagato: il tempio Motonosumi Inari, che si affaccia sul Mar del Giappone con 123 portali rossi che risalgono la collina: sta gia' registrando un forte incremento di turisti (da 20mila nel 2014 a 300 mila tra gennaio e agosto di quest'anno). Interessante e' anche Shimonoseki, davanti al breve tratto di mare che separa Honshu dal Kyushu, collegate anche dal piu' lungo tunnel pedonale sottomarino del mondo.

Sono siti Unesco Hagi (la citta'-simbolo dei samurai) e cinque località che furono protagoniste della rivoluzione industriale Meiji. La citta' di Yamaguchi e' nota per la pagoda a 5 piani del tempio Rurikoji (e per la chiesa dedicata a San Francesco Saverio, che predico' il cristianesimo con qualche iniziale successo). L'offerta turistica si completa con le terme (onsen) e varie specialità alimentari. Muraoka non potrà presentare a Putin il fugu (il pesce-palla potenzialmente velenoso) ma certo al presidente russo verra' offerto il sake' Dassai 23, della cui altissima qualità l'intera provincia e' orgogliosa. Ma che Putin si converta dalla vodka al sake' e' difficile quanto che restituisca le isole contese.

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