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Reporter senza frontiere: oltre 100 giornalisti in carcere in Turchia

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libertà di stampa

Reporter senza frontiere: oltre 100 giornalisti in carcere in Turchia

Nel 1910, durante la guerra contro i ribelli in Yemen, un giovane ufficiale dell'Impero Ottomano amava intrattenere i suoi soldati con la musica: francese e opere italiane che suonava ogni notte su un grammofono nel deserto.
Le preferenze musicali giovanili di Ismet Inonu - che sarebbe diventato presidente della Turchia circa tre decenni dopo - non erano capricci personali, scrive Yaroslaw Trofimov su Wall Street Journal, ma il senso di una profonda rivoluzione che avrebbe portato la Turchia, sotto la guida di Mustafa Kemal Ataturk, verso Occidente e sempre più lontana dalle pratiche mediorientali.
Fin dalla metà del 19 ° secolo, quando una serie di riforme portò elezioni, i diritti civili e le istituzioni governative moderne al decadente Impero Ottomano, le élite di governo della Turchia avevano guardato verso l'Occidente come lo standard di civiltà. Ma qualcosa si è rotto e basta guardare alla richiesta dell'Austria di bloccare i negoziati con Ankara e al rapporto di Reporter senza frontiere 2016 che arriva fresco di stampa per toccare con mano una svolta autoritaria che nega i valori fondanti dell'Occidente.Andiamo con ordine e iniziamo con il rapporto sulla libertà dei media. Il numero di giornalisti arrestati nel mondo è aumentato nel 2016, un incremento legato in particolare alla situazione in Turchia, dove oltre 100 reporter e collaboratori dei media si trovano oggi in prigione: è quanto emerge dal rapporto annuale pubblicato oggi da Reporter senza frontiere (Rsf). «Ad oggi, 348 giornalisti sono in arresto nel mondo: si tratta di un incremento del 6% rispetto al 2015. Il numero di giornalisti professionisti imprigionati è cresciuto del 22%» e «si è quadruplicato in Turchia dopo il mancato colpo di Stato del mese di luglio», ha indicato Reporter senza frontiere nel suo rapporto.
Il numero di giornaliste donne arrestate si è quadruplicato quest'anno (21 contro le cinque del 2015) e «questo testimonia la femminilizzazione della professione, ma soprattutto il disastro che sta attraversando la Turchia, dove si trova un terzo di loro», è stato aggiunto nel rapporto. «Alle porte dell'Europa, una vera e propria caccia alle streghe ha provocato l'arresto di decine di giornalisti e reso la Turchia la più grande prigione per la professione. In un anno, il regime di Erdogan ha cancellato ogni pluralismo dei media al cospetto di un'Unione europea silente sulla questione», ha denunciato Christophe Deloire, segretario generale di Rsf in un comunicato. Un tema che ha visto mobilitarsi anche il sindacato italiano dei giornalisti con importanti iniziative tenutesi a Roma e Milano per sensibilizzare i colleghi sulla stato disastroso della situazione dei media in Turchia.
Ma non basta. Continua la linea dura dell'Austria sulla Turchia. Il ministro Sebastian Kurz, a margine nel Consiglio esteri di oggi, ha annunciato che il suo paese chiede il “congelamento” del negoziato di adesione tra la Ue e la Turchia. Il tema sarà dibattuto domani nella riunione del Consiglio Affari Generali che preparerà il vertice dei leader di giovedì prossimo a Bruxelles. Nella bozza attualmente in circolazione l'Unione europea propone che venga mantenuto aperto il dialogo politico di Ankara. Kurz ha minacciato di non dare l'avallo del suo paese alla bozza di conclusioni (che richiede l'unanimità), chiedendo che sia il Consiglio europeo a discutere il tema.

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