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La Turchia anticipa il rialzo Fed: limiti a prestiti in dollari per le…

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la crisi valutaria sul Bosforo

La Turchia anticipa il rialzo Fed: limiti a prestiti in dollari per le imprese

Foto Reuters
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In Turchia sta crescendo sempre più la preoccupazione per gli effetti della lira debole sui bilanci societari e in vista di nuovi rialzi dei tassi di interesse negli Usa da parte della Fed. Giorni dopo aver detto che sarebbe state varate norme in materia di crediti non performing nel settore bancario, il vice primo ministro Mehmet Simsek, ex analista di Merrill Lynch per sette anni a Londra e oggi membro del governo a guida Akp, il partito filo-islamico al potere dal 2002, ha segnalato che l’esecutivo è pronto ad aiutare le aziende a gestire un disavanzo tra passività in valuta estera e attività in lire turche. Il governo potrebbe limitare la somma di debito in valuta estera che ciascuna azienda può accumulare. Questo per evitare il rischio per le imprese turche di non essere in grado di fra fronte agli impegni presi in valuta a causa del deprezzamento della lira o al rialzo dei tassi internazionali. Il tetto (ceiling) sull'indebitamento in valuta di fatto è un controllo (seppur limitato) sui movimenti di capitale. Misure di questo tipo sono state prese pure dall'Italia negli anni 80 e 90 durante le periodiche crisi valutarie.

«Potremmo dover limitare la presa di rischio eccessivo, tenuto in valuta estera da parte delle società», ha detto in una conferenza a Istanbul martedì Simsek. «Le misure potrebbero rendere più difficile per le aziende, senza introiti in valuta estera, di prendere prestiti in moneta estera. Stiamo anche lavorando per una migliore gestione delle posizioni corte». Come non condividere le apprensioni di Simsek, considerando che più di un terzo delle aziende quotate alla Borsa di Istanbul ha un indice di indebitamento su EBITDA (spesso in valuta pregiata) tra 4 e 5, quando un valore safe dovrebbe stare sotto a quota 3?

Ma c’è di più. Le posizioni corte in valuta estera, o la differenza tra le attività e le passività delle società non finanziarie della Turchia in moneta straniera, sono pari a 213 miliardi di dollari alla fine di settembre, secondo i dati rilasciati dalla banca centrale, cifra che rappresenta un quarto del Pil lordo del paese. Un deprezzamento del 16% della lira rispetto al dollaro quest'anno significa che il debito estero sta diventando sempre più costoso da rimborsare per le aziende con i guadagni in valuta locale. Un problema comune ad altri mercati emergenti.

Strumenti derivati
Il governo turco ha annunciato, riporta Bloomberg, una serie di misure volte ad alleviare tensioni nel settore bancario colpito dai crediti problematici al loro livello più alto in sette anni. Il regolatore bancario la scorsa settimana ha facilitato norme in materia di crediti in soffrenza e il giorno dopo il governo ha accettato di aiutare le banche commerciali consentendo di aumentare i prestiti, nel tentativo di rilanciare la crescita in calo. Simsek prevede che l'economia sul Bosforo si espanderà oltre il 2% quest'anno, rispetto al 6,1% nel 2015 sulla base di dati del Pil rivisti.

I prestiti in valuta estera presi dalle aziende turche con degli istituti di credito locali sono pari al 53% del totale del credito erogato dalle banche sul Bosoforo alla fine di settembre, quando ha raggiunto un livello record, secondo i dati della banca centrale.

«In passato, il governo di Ankara ha preso misure relative al contingentamento ai prestiti presi da parte dei consumatori e la manovra ha funzionato bene», ha detto Simsek, un ex analista finanziario poi passato alla politica, aggiungendo che il governo turco non ha ancora deciso come affrontare il problema per tutelare le imprese. «Gli strumenti derivati devono essere utilizzati dalle aziende del settore privato a copertura contro le posizioni corte in valuta estera». Come a dire bisogna usarli, ma con prudenza.

Ma c’è di più. Il governo depositerà i risparmi provenienti da un programma di pensione privata obbligatoria che dovrebbe iniziare il 1 gennaio nellee banche, un fatto che contribuirà a migliorare ulteriormente la qualità del credito e a dare loro più munizioni per i prestiti, ha detto sempre il vice premier Simsek. Circa il 40% dei risparmi sarà parcheggiata nelle banche sotto forma di 180 giorni pronti contro termine e il saldo in depositi con durata di più di un anno. I depositi dei Fondi Pensioni comportano minori oneri di raccolta e danno maggiore stabilità all'approvvigionamento di fondi da parte del sistema bancario allungandone la durata media.

«Entrambe le misure sono passi strutturalmente positivi per il sistema bancario in termini di aumento della resilienza, quindi per migliorare la qualità dell'attivo, e di fornire fondi a lungo termine tanto necessari», ha commentato IS, una società di intermediazione di Istanbul, nella suo rapporto quotidiano alla clientela. Il posizionamento di fondi pensione negli istituti di credito «consentirà alle banche di compensare parzialmente disallineamenti tra prestiti e maturità dei depositi e di migliorare il rapporto tra prestiti e depositi», ha concluso la società di intermediazione.

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