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Gentiloni debutta al Consiglio Ue su immigrazione e Turchia

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Gentiloni debutta al Consiglio Ue su immigrazione e Turchia

  • –dal nostro corrispondente
Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni al vertice europeo di Bruxelles (©LaPresse/Palazzo Chigi/Tiberio Barchielli )
Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni al vertice europeo di Bruxelles (©LaPresse/Palazzo Chigi/Tiberio Barchielli )

AGGIORNAMENTO ( a cura della Redazione)
Sulla Siria «la diplomazia vive uno dei suoi momenti più difficili». Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni nella conferenza stampa a Bruxelles dopo il suo primo vertice europeo da presidente del Consiglio. «Non è facile dare un contributo, ci siamo concentrati sulla dimensione umanitaria e abbiamo avuto una discussione conclusasi, per fortuna, senza considerare l'ipotesi, che a mio avviso sarebbe stata sbagliata, di agire con sanzioni contro la Russia.

Ipotesi che è girata, è stata rinnovata anche nella riunione di oggi», ma non è passata, ha aggiunto il premier. Sulla Brexit, il presidente del Consiglio ha detto che durante il vertice se ne è parlato «dopo la partenza del primo ministro Theresa May. Quando sarà attivato l'art. 50, sarà il Consiglio europeo a delineare le linee guida per il negoziato che sarà condotto dalla Commissione. E parteciperà a queste riunioni preparatorie anche il Parlamento europeo», ha specificato Gentiloni. Il presidente del Consiglio ha parlato anche della questione dei rifugiati, sottolineando come, nonostante i passi avanti compiuti nellagestione comune della crisi, «continua ad esserci un fortissimo ritardo. Anche se è stata recepita la proposta italiana del febbraio scorso sui migration compacts con i paesi di origine, i tempi sono troppo lunghi», ha commentato.

BRUXELLES - È un vertice europeo di appena un giorno quello che si svolge oggi qui a Bruxelles, il primo al quale assiste il nuovo presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni. Non vi sono decisioni cruciali da prendere; ma il dibattito su vari fronti – dalla politica dell'immigrazione alle relazioni con l'Ucraina, la Turchia o la Russia – sarà acceso, segnato dal crescente euroscetticismo delle opinioni pubbliche nazionali mentre l'incerta situazione internazionale mette in luce le divisioni tra i Paesi.
Sul versante economico, si prenderà atto del raddoppio del Fondo europeo per gli investimenti strategici e si sottolineerà l'importanza dell'industria nel mercato unico. Nella fase negoziale tra le delegazioni nazionali, alcuni Paesi hanno ottenuto che nelle conclusioni fosse sottolineata la necessità di completare l'unione bancaria, «considerando a braccetto riduzione dei rischi e condivisione dei rischi, nell'ordine appropriato, e secondo le conclusioni del Consiglio europeo del 17 giugno 2016».
In un primo canovaccio, si parlava solo della necessità di ridurre i rischi nel settore bancario, senza citare la conseguente condivisione dei rischi. Secondo alcuni diplomatici, Italia, Francia, Spagna e Portogallo hanno insistito per tornare alla presa di posizione precedente, che risale all'inizio dell'anno. Sullo sfondo c'è l'annosa questione della garanzia unica dei depositi, bloccata da alcuni Paesi fin tanto che i bilanci bancari non saranno risanati e che delicate elezioni nel corso del 2017 non saranno alle spalle.

Inoltre, il summit, l'ultimo dell'anno, sarà l'occasione per rilanciare la cooperazione anche industriale nel campo della difesa, complice anche la prossima uscita della Gran Bretagna dall'Unione che su questo fronte ha tradizionalmente bloccato qualsiasi integrazione. La collaborazione dovrà farsi «in accordo con la Nato». Sono 22 i Paesi membri dell'Unione che sono anche membri dell'organizzazione militare. Tenere i piedi in due staffe sta diventando sempre più difficile.
Più ostici i temi politici, in particolare quello relativo all'immigrazione. Il timore di molti diplomatici è di assistere a tensioni sui rapporti con la Turchia, dopo che l'Austria due giorni fa ha chiesto il congelamento dei negoziati di adesione, spaccando l'Europa. Nessuno vuole rinnegare l'accordo con Ankara per meglio gestire i flussi migratori dal Vicino Oriente, ma molti governi – non solo Vienna - sono in ambasce alla luce della deriva autoritaria del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

«C'è il rischio che Vienna voglia dare battaglia ancora una volta su questo fronte, mostrando nuove e imbarazzanti divisioni», spiegava ieri un diplomatico. Sempre sul fronte dell'immigrazione, i Ventotto discuteranno degli accordi con i Paesi di partenza, con la possibilità di estendere queste intese ai Paesi asiatici. Intanto, la riforma del diritto d'asilo presentata a suo tempo dalla Commissione europea e che prevede il ricollocamento dei profughi nei casi di emergenza è di fatto bloccata.
Un altro tema controverso è quello sollevato dall'Olanda, l'ultimo Paese che deve ratificare l'accordo di associazione con l'Ucraina. L'intesa è stata bocciata con un referendum non vincolante da elettori preoccupati da un nuovo allargamento dell'Unione. Per ottenere il via libera parlamentare, il premier Mark Rutte ha chiesto ai suoi partner europei una dichiarazione giuridica che sottolinei come l'intesa con l'Ucraina non comporti la prossima adesione del Paese alla Ue.
Sempre sul fronte poilitico, da discutere c'è anche la questione della Siria. Alcuni Paesi, come la Francia e la Gran Bretagna, insistono per misure sanzionatorie contro la Russia per il suo coinvolgimento nella crisi siriana e nel dramma di Aleppo, la città assediata da cinque anni e caduta nei giorni scorsi nelle mani del regime di Bashar el-Assad. Per ora, il canovaccio di conclusioni del vertice, negoziato dalle delegazioni nazionali, si limita ad affermare che l'Unione «sta valutando tutte le opzioni a disposizione».

Infine, il vertice di oggi si concluderà con una cena a 27, assente la Gran Bretagna. Sarà l'occasione per i partner del Regno Unito di ribadire che sono pronti al negoziato, una volta in cui Londra notificherà ufficialmente il desiderio di lasciare l'Unione. «Vogliamo conciliare efficienza e inclusività», dice un diplomatico, spiegando che i 27 dovrebbero sottolineare che hanno un solo negoziatore, Michel Barnier a nome della Commissione europea, ma che alla trattativa parteciperanno pienamente gli Stati membri.

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