
TOKYO – Spicca il monumento a un immigrato illegale – un italiano - nell'isola di Yakushima, dichiarata Patrimonio naturale dell'Umanita' dall'Unesco, che si trova nel Giappone meridionale poco a sud del Kyushu.
E' quello all'abate Giovanni Battista Sidotti, che vi sbarco' da clandestino nel 1708, sperando di riaprire il Sol Levante al cristianesimo quasi un secolo dopo l'avvio delle piu' grandi persecuzioni religiose dai tempi dell'impero romano. Oggi anno, il 23 novembre, l'isola lo ricorda con una cerimonia nei pressi del luogo dello sbarco, dove e' stata edificata una chiesa dedicata al missionario, i cui resti sono stati ritrovati due anni fa nell'area di Tokyo dove sorgeva la prigione dei cristiani (come confermato quest'anno dalle autorita').
Yakushima celebra Sidotti, immigrato clandestino
Il Giappone del primo Settecento era chiuso ermeticamente al mondo esterno gia' da parecchi decenni e nessuno straniero poteva accedervi. Sidotti si fece accompagnare da una nave spagnola da Manila fino a Yakushima (per la verita' pensava si trattasse di quella limitrofa di Tanegashima, che oggi ospita il centro spaziale giapponese).
Dovette scalare rocce a picco sul mare, vestito da samurai, con una spada. Al mattino incontro' un contadino, al quale chiese da bere. Dopo qualche iniziale diffidenza, l'isolano lo ospito' a casa sua per alcuni giorni. Ma la notizia non tardo' ad arrivare alle autorita': il Sidotti fu arrestato e poi trasferito a Nagasaki (dove rimase circa un anno) e infine a Tokyo nella residenza coatta dei cristiani. Il regime carcerario era blando, ma fu inasprito quando le autorita' scoprirono che aveva convertito la coppia dei suoi due guardiani. Mori' di stenti in una buca nel 1714 e fu seppellito nelle vicinanze. Due anni fa, nel corso di lavori di scavo, furono scoperte tre tombe. Accurate analisti scientifiche hanno stabilito che le ossa ritrovate in una di esse non possono che essere quelle del missionario siciliano. Un team di esperti e' riuscito anche a ricostruire le fattezze del viso di Sidotti: una apposita mostra e' stata allestita presso il Museo della Natura e della Scienza di Tokyo.
Padre Mario Canducci, missionario francescano da 52 anni in Giappone, ha partecipato alle commemorazioni di quest'anno a Yakushima. “Da un paio d'anno le celebrazioni sono passate sotto la responsabilita' della Diocesi di Kagoshima – racconta – Nell'isola, padre Sidotti viene considerato un po' come un cittadino onorario, come testimonia l'intervento delle autorita' civili”. Dopo la messa all'aperto, si e' svolta una conferenza sulla figura del Sidotti e sugli sviluppi degli ultimi due anni: dal ritrovamento della tomba alle analisi del Dna fino alla ricostruzione in 3D del suo volto. L'ha tenuta Tomoko Furui, studiosa che vive a Yakushima e ha pubblicato 5 anni fa una biografia di Sidotti in Giappone.
Furui e Canducci sottolineano l'importanza della visita dell'abate siciliano per la stessa storia giapponese, in quanto fu interrogato in carcere da una studioso confuciano (nonche' consigliere dello shogun), Arai Hakuseki, che poi lascio' un importante resoconto dei suoi quattro lunghi colloqui con il religioso siciliano. Da lui apprese numerose cognizioni scientifiche (dall'astronomia alla geografia alla medicina), il che ebbe poi influenza (soprattutto per la geografia) nel mondo degli studiosi nipponici. Per l'importanza storica di un dialogo inedito tra Oriente e Occidente in tempi di proibizioni politiche e quindi per il significato universale di questo incontro tra rappresentanti di civilta' diverse, in Giappone la “riscoperta” di Sidotti ha avuto quest'anno una vasta eco. “Tra l'altro mi risulta che le autorita' giapponesi siano disposte a prestare all'Italia il materiale utilizzato per la mostra sul missionario siciliano al Museo della Scienza – dice Canducci – Sarebbe un'ottima idea se qualcuno si facesse avanti…”.
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