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Ecco il rapporto che aveva anticipato gli attacchi a Berlino

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ANALISI EUROPOL

Ecco il rapporto che aveva anticipato gli attacchi a Berlino

Europol, l’agenzia di polizia dell’Unione europea, aveva lanciato l’allarme a inizio dicembre. Nell’analisi Modus Operandi Is Revisited, diffusa il giorno 2, l’European Counter Terrorism Centre (Ectc, il braccio antiterrorismo di Europol) avvertiva come un’Isis in difficoltà in Medio Oriente stesse preparando attentati in Europa. Agendo proprio nel cuore del continente, segnatamente a Berlino e a Bruxelles, per «paralizzare l’Europa».

Le sconfitte sul campo degli integralisti in Siria e in Iraq hanno infatti, paradossalmente, ingrossato l’esercito di Isis in Europa con il rientro in patria di molti foreign fighters nati e cresciuti nel Vecchio Continente. I guerriglieri perfettamente addestrati per compiere attacchi si contano oggi a dozzine, spiega il rapporto dell’Ectc, ai quali vanno aggiunti i reclutatori già all’opera per raccogliere nuovi soldati tra i rifugiati siriani. Attenzione poi perché i rapporti tra terroristi islamici e criminalità organizzata, un tempo sporadici e opportunistici, sembrano essersi intensificati.

Oggi nel mirino di Isis ci sono soprattutto i cosiddetti “soft target”. Si punta sugli attacchi indiscriminati contro la popolazione, che hanno un effetto mediatico potentissimo. «Le azioni contro infrastrutture ad alto rischio come le centrali nucleari non sono in questo momento la priorità di Isis - si legge nello studio - così come non lo sono i cyberattacchi, perché hanno un impatto relativo sulla popolazione».

Quello che Isis ha invece ben presente è il contraccolpo economico degli attacchi indiscriminati. Le azioni terroristiche hanno messo in ginocchio il turismo di Paesi come Turchia, Egitto e Tunisia, ma anche colpito i flussi di visitatori in grandi capitali europee come Parigi o Bruxelles, o quelli di città come Amsterdam, dove non si sono nemmeno verificate grandi azioni. Non a caso Isis ha ordinato attacchi contro Berlino e Bruxelles, scrive l’Ectc, nella piena consapevolezza dell’impatto economico (e psicologico) che possono avere grandi azioni terroristiche. L’obiettivo è indebolire le economie occidentali.

Attenzione poi ai “lupi solitari”. Lo studio di Europol torna sull’identikit del jihadista tipico: giovane, maschio, con piccoli precedenti criminali o comunque socialmente emarginato. A volte con qualche problema di equilibrio psicologico. Si tratta di soggetti dal passato non particolarmente religioso, ma che si sono “radicalizzati” in tempi brevi grazie alla martellante propaganda su internet e all’azione dei reclutatori. Diventando “soldati di Isis” pericolosissimi, proprio perché fino al giorno prima insospettabili.

Cosa trasforma un emarginato in un terrorista? Le cause scatenanti possono essere tante: la perdita del lavoro, umiliazioni scolastiche, l’isolamento, la persecuzione dei membri della propria comunità etnica, politica o religiosa. Persino la perdita di una persona amata. Diventare jihadista rappresenta per tutti questi soggetti un’estrema via di fuga da grandi problemi personali.

Isis punta a fomentare l’odio degli europei contro i rifugiati, spiega lo studio. In questo modo potrà facilmente reclutare altri terroristi tra i migranti che hanno chiesto asilo. E moltiplicare gli attacchi. Per riuscire nell’intento, sta cercando di infiltrare jihadisti nei campi profughi e in altri gruppo di migranti. Dall’aprile scorso, l’intelligence tedesca ha contato almeno trecento tentativi di reclutamento effettuati dagli integralisti nei campi profughi. Quanti altri non sono stati scoperti? E quanti sono andati a buon fine, trasformando i rifugiati in terroristi?

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