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Coding bootcamp, il sogno di un lavoro da 100mila euro

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Coding bootcamp, il sogno di un lavoro da 100mila euro

(Agf)
(Agf)

Si chiamano coding bootcamp, “campi di addestramento per programmare”, e in Italia sono praticamente sconosciuti. Nel Nordamerica invece sono diventati un vero e proprio caso: a fine 2016 Course Report ne ha censiti la bellezza di 91, che hanno sfornato quasi 18mila “diplomati”. La crescita del mercato è impressionante: i 2.178 corsisti del 2013 sono triplicati a quota 6.740 l’anno successivo, per toccare quota 10.333 nel 2015 e balzare in alto di un altro 80% quest’anno. Solo nel Nordamerica il giro d’affari di questa nuova industria sta sfiorando i 200 milioni di dollari, ma qualche coding bootcamp è spuntato anche in Gran Bretagna e, in misura minore, in Francia, Germania e Spagna.

Che cosa sono i coding bootcamp? In pratica si tratta di corsi ultra-intensivi di programmazione, della durata media di tre mesi, che teoricamente aprono le porte dell’Eden di posti da sviluppatore in Silicon Valley o nel distretto Fintech newyorchese. Lo stipendio d’ingresso in azienda oscilla tra i 70mila e i 110mila dollari. Raggiungibile con tre mesi di formazione full immersion su Javascript, Ruby, .Net o Python. Alla faccia dei lunghi anni passati nelle università.

Dov’è il trucco? Intanto i coding bootcamp non sono gratuiti. Tutt’altro. La retta media dei 91 camp censiti da Course Report è di 11mila dollari per tre mesi di corso. In pochi casi - per esempio con la famosa App Academy, una delle più rinomate - non vengono chiesti soldi fino a quando il corsista non ha trovato un lavoro coerente con il percorsi di studi e con la retribuzione media della specifica qualifica. Questo perché i migliori camp si occupano anche del placement, a patto che i corsisti non facciano troppo gli schizzinosi.

Il brutto è che i coding bootcamp sono un po’ come il selvaggio West. Non c’è una regolamentazione specifica. Non esiste un rating ufficiale, a parte i siti dove viene raccolto il parere dei corsisti, con tutti i rischi di discrezionalità che che ciò comporta. Eccellenti camp come App Academy (sedi a San Francisco e New York) o Founders & Coders (Londra) convivono con realtà ben più discutibili e discusse. Un esempio è Coding House, chiusa per ordine del Bureau for Private Postsecondary Education della California (e multata di 50mila dollari) per diverse violazioni della legge. A partire dalle false dichiarazioni: sul sito di Coding House compariva una lista di 21 grandi aziende «dove lavorano i nostri diplomati», ma le indagini del Bureau hanno rivelato che i corsisti sono stati assunti solo in due società dell’elenco. Anche il tasso di placement del 95% (con uno stipendio medio iniziale di 91mila dollari) è risultato falso.

Il livello medio di preparazione dei camp, poi, è almeno in alcuni casi discutibile. Secondo Mark Dinan, recruiter che lavora con le grandi tech companies della Bay Area, «questi bootcamp sono una burla: i miei clienti cercano una solida laurea in informatica di buone università o una rilevante esperienza lavorativa». E’ pienamente d’accordo Maggie Johnson, direttore formazione di Google: «la nostra esperienza è che la maggior parte dei laureati da questi bootcamp non sono pronti per lavorare a Google senza un ulteriore fase di formazione o un’esperienza professionale in altre aziende». «In genere non assumiamo dalle “coding school”», fa eco Robyn Blum di Cisco. Non tutto è oro, insomma, quel che luccica nel selvaggio west della turboformazione.

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