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La striscia di sangue che segnerà il destino europeo

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la germania e l’unione

La striscia di sangue che segnerà il destino europeo

(Reuters)
(Reuters)

Durante l'Avvento si svolgono in tutta la Germania oltre 2500 mercatini, dove 400mila commercianti offrono i generi tipici del Natale, Glühwein, Bratäpfel o Adventsschmuck. È un rito popolare e senza pretese, ma frequentato da 85milioni di persone, l'equivalente dell'intera popolazione della Germania. Dopo l'attentato di Berlino, non ci sarà dunque un solo tedesco che non comincerà il 2017 sentendo sulla propria persona l'orrore e la minaccia.

In che modo questi sentimenti influenzeranno le scelte collettive della Germania nel 2017 dipende dal grado di razionalità che media, politica e intellettuali riusciranno a preservare. Nell'anno delle elezioni federali sarà in questione la risposta della Germania al terrorismo, all'immigrazione e ai nemici della società aperta. Si deciderà se Berlino si assumerà maggiori responsabilità nei confronti dell'ordine globale, se lo farà per sé o insieme ai partner europei, o infine se cederà alla tentazione di chiudersi in se stessa.

Angela Merkel non poteva cominciare l'avvento elettorale in modo più difficile. In un documento programmatico votato lunedì, il partito xenofobo “Alternativa per la Germania” ha annunciato “provocazioni accuratamente pianificate” con cui mettere in imbarazzo gli altri partiti di fronte all'opinione pubblica. Dopo l'attentato, “Alternativa” ha rilanciato l'immagine della cancelliera con le mani insanguinate per aver aperto le porte ai rifugiati. L'alleato bavarese di Merkel, la Csu, ha seguito l'onda e chiesto di rivedere subito tutte le politiche dell'immigrazione.

Alla Cdu, il partito della Cancelliera, fa capo ora una scelta capitale. Merkel deve scegliere se inseguire a destra “Alternativa”, oppure se difendere la linea “centrista” degli ultimi decenni. E inoltre, se lasciare aperta una possibilità di coalizione con i Verdi, oppure se tornare a un fronte di centro-destra, contrapposto a uno di sinistra guidato dai socialdemocratici dell'Spd (seppur in vista di un rinnovo della Grande coalizione). Al recente congresso Cdu di Essen, ha prevalso una mozione a cui Merkel si era opposta sulla revoca del diritto alla doppia nazionalità, cavallo di battaglia dell'Spd e diritto del tutto privo di collegamento con il terrorismo. Con Merkel è uscita sconfitta la linea della coalizione con i Verdi o con l'Spd, ma forse anche l'idea che il maggior partito europeo debba respingere le suggestioni etniche o nazionaliste rimanendo proprio per questo baricentro politico nella Ue.

Per chi conosce la storia della Cdu si tratta di vedere se il partito riuscirà, insolitamente, a opporsi allo “Zeitgeist”, lo spirito del tempo, che oggi soffia nelle ali dei nazionalisti. La Cdu ha tenuto la cancelleria per 48 dei 68 anni della repubblica federale. Per 57 anni i partiti dell'Unione sono stati la frazione maggioritaria del parlamento. Lo speciale successo del partito è dovuto proprio alla capacità di intercettare lo spirito del tempo più che a valori immutabili. Adenauer rinunciò al clericalismo e all'ambizione di riunire le due Germanie, poi corteggiò i sindacati con la legge sulla compartecipazione e declinò il bisogno di sicurezza dei suoi elettori nella forma della pensione dinamica. Helmut Kohl riorganizzò il partito marginalizzando i nazionalisti e assecondando i cambiamenti sociali del paese, coniugando l'unificazione delle Germanie con quella dell'Europa. Angela Merkel ha cercato un elettorato moderno, con l'abolizione della leva obbligatoria, l'addio all'energia nucleare, una nuova politica della famiglia senza i rituali del maschilismo conservatore, fino alla solidarietà con i profughi siriani. In tutti i casi, tranne l'ultimo, il partito ha accompagnato cambiamenti che avevano già trovato voce nella società civile.

Ma ora lo spirito del tempo soffia in direzione contraria: nazionalismo e chiusura dei confini. Anche se la ricandidatura di Angela Merkel ha fatto crescere di dieci punti i consensi per la Cdu, i sondaggi svelano un'enorme inquietudine nei confronti della linea della cancelliera, la maggioranza dei tedeschi ritiene che il paese sia sulla china politica sbagliata. La questione dell'immigrazione ha trasformato la minoranza della Cdu, già a disagio nel sostegno all'Europa, in una maggioranza. Le posizioni della protesta conservatrice sono catturate e rilanciate anche da chi mira a disintegrare l'Unione europea.

A dieci mesi dal voto federale, infatti, Angela Merkel è sotto attacco da parte del “fronte invisibile”, come veniva chiamata l'intensa attività di disinformazione e spionaggio di Mosca ai tempi della polizia di sicurezza di Berlino Est. Nei giorni scorsi, la cancelliera ha ammesso: “Abbiamo a che fare con attacchi via internet di origine russa e con fonti che seminano false informazioni”. Il capo dei servizi tedeschi ha detto di temere che l'intelligence russa influenzi le elezioni di settembre. Sono le stesse parole con cui il Congresso di Washington sta valutando le prove raccolte dalla Cia dell'interferenza russa sul risultato delle presidenziali. Si capisce meglio il messaggio di saluto a Trump da parte della cancelliera: “Germania e America sono legate dai valori di democrazia, libertà e rispetto della legge e della dignità dell'uomo (…) offro al presidente stretta cooperazione sulla base di tali valori.” Senza difesa della verità si perde l'aspetto umano della politica. Quindi fabbricare false notizie - Trump ne ha fatto uso nella campagna elettorale – fa parte della violazione dei valori comuni.

In particolare sotto l'orrore e la minaccia, le informazioni false trovano per loro natura più spazio di quelle vere, fanno maggior leva sull'emotività dei social media e corteggiano quei sentimenti di rifiuto per la “complessità della politica” che secondo Nida-Rümelin sono alla base del populismo. Il rifiuto delle complessità distrugge il processo dialettico e quindi la ricerca di compromesso di cui si nutre la democrazia. Sui nuovi media, i partiti tedeschi nazionalisti hanno un seguito attivo molto superiore agli altri, anche perché l'età media degli elettori dei partiti tradizionali è vicina ai 60 anni. In vista della campagna elettorale, l'Spd ha proposto a tutti i i partiti un “canone di difesa della cultura democratica del dibattito su internet”. Ma “Alternativa”, che riceve finanziamenti da Mosca e dentro al quale si esasperano anche molte istanze legittime di inquietudine, ha rifiutato di aderire. Un clima paranoide fa crescere i sospetti perfino per il ritorno politico di Gerhard Schroeder, ai vertici della russa Gazprom, che ha invitato l'Spd a rifiutare una coalizione guidata da Merkel.

La debolezza della cancelliera non significa che la Cdu rischi un fatale sbandamento. L'opposizione interna è controllata da un ispiratore di eccezione: quel Wolfgang Schäuble che attraverso i suoi più fedeli vuole assecondare lo Zeitgeist spostando a destra l'asse del partito e che ha già individuato un possibile successore o sostituto per l'attuale cancelliere. Come sempre l'obiettivo di Schäuble è di preservare il partito dal declino che negli ultimi anni ha afferrato invece l'Spd. Lo spostamento a destra della Cdu condizionerebbe la strategia europea della Germania, meno favorevole a proseguire l'Unione con un numero ampio di paesi, ma non a rinnegare le responsabilità globali ed europee del paese, semmai il contrario. Il 2017, che comincia con una striscia di sangue sotto la Chiesa della Memoria, è destinato comunque a segnare il destino europeo.

Dopo l’attentato di Berlino, non ci sarà dunque un solo tedesco che non comincerà il 2017 sentendo sulla propria persona l’orrore e la minaccia.

In che modo questi sentimenti influenzeranno le scelte collettive della Germania nel 2017 dipende dal grado di razionalità che media, politica e intellettuali riusciranno a preservare. Nell’anno delle elezioni federali sarà in questione la risposta della Germania al terrorismo, all’immigrazione e ai nemici della società aperta. Si deciderà se Berlino si assumerà maggiori responsabilità nei confronti dell’ordine globale, se lo farà per sé o insieme ai partner europei, o infine se cederà alla tentazione di chiudersi in se stessa.

Angela Merkel non poteva cominciare l’avvento elettorale in modo più difficile. In un documento programmatico votato lunedì, il partito xenofobo “Alternativa per la Germania” ha annunciato «provocazioni accuratamente pianificate» con cui mettere in imbarazzo gli altri partiti di fronte all’opinione pubblica. Dopo l’attentato, “Alternativa” ha rilanciato l’immagine della cancelliera con le mani insanguinate per aver aperto le porte ai rifugiati. L’alleato bavarese di Merkel, la Csu, ha seguito l’onda e chiesto di rivedere subito tutte le politiche dell’immigrazione.

Alla Cdu, il partito della Cancelliera, fa capo ora una scelta capitale. Merkel deve scegliere se inseguire a destra “Alternativa”, oppure se difendere la linea “centrista” degli ultimi decenni. E inoltre, se lasciare aperta una possibilità di coalizione con i Verdi, oppure se tornare a un fronte di centro-destra, contrapposto a uno di sinistra guidato dai socialdemocratici dell’Spd (seppur in vista di un rinnovo della Grande coalizione). Al recente congresso Cdu di Essen, ha prevalso una mozione a cui Merkel si era opposta sulla revoca del diritto alla doppia nazionalità, cavallo di battaglia dell’Spd e diritto del tutto privo di collegamento con il terrorismo. Con Merkel è uscita sconfitta la linea della coalizione con i Verdi o con l’Spd, ma forse anche l’idea che il maggior partito europeo debba respingere le suggestioni etniche o nazionaliste rimanendo proprio per questo baricentro politico nella Ue.

Per chi conosce la storia della Cdu si tratta di vedere se il partito riuscirà, insolitamente, a opporsi allo “Zeitgeist”, lo spirito del tempo, che oggi soffia nelle ali dei nazionalisti. La Cdu ha tenuto la cancelleria per 48 dei 68 anni della repubblica federale. Per 57 anni i partiti dell’Unione sono stati la frazione maggioritaria del parlamento. Lo speciale successo del partito è dovuto proprio alla capacità di intercettare lo spirito del tempo più che a valori immutabili. Adenauer rinunciò al clericalismo e all’ambizione di riunire le due Germanie, poi corteggiò i sindacati con la legge sulla compartecipazione e declinò il bisogno di sicurezza dei suoi elettori nella forma della pensione dinamica. Helmut Kohl riorganizzò il partito marginalizzando i nazionalisti e assecondando i cambiamenti sociali del Paese, coniugando l’unificazione delle Germanie con quella dell’Europa. Angela Merkel ha cercato un elettorato moderno, con l’abolizione della leva obbligatoria, l’addio all’energia nucleare, una nuova politica della famiglia senza i rituali del maschilismo conservatore, fino alla solidarietà con i profughi siriani. In tutti i casi, tranne l’ultimo, il partito ha accompagnato cambiamenti che avevano già trovato voce nella società civile.

Ma ora lo spirito del tempo soffia in direzione contraria: nazionalismo e chiusura dei confini. Anche se la ricandidatura di Angela Merkel ha fatto crescere di dieci punti i consensi per la Cdu, i sondaggi svelano un’enorme inquietudine nei confronti della linea della cancelliera, la maggioranza dei tedeschi ritiene che il Paese sia sulla china politica sbagliata. La questione dell’immigrazione ha trasformato la minoranza della Cdu, già a disagio nel sostegno all’Europa, in una maggioranza. Le posizioni della protesta conservatrice sono catturate e rilanciate anche da chi mira a disintegrare l’Unione europea.

A dieci mesi dal voto federale, infatti, Angela Merkel è sotto attacco da parte del “fronte invisibile”, come veniva chiamata l’intensa attività di disinformazione e spionaggio di Mosca ai tempi della polizia di sicurezza di Berlino Est. Nei giorni scorsi, la cancelliera ha ammesso: «Abbiamo a che fare con attacchi via internet di origine russa e con fonti che seminano false informazioni». Il capo dei servizi tedeschi ha detto di temere che l’intelligence russa influenzi le elezioni di settembre. Sono le stesse parole con cui il Congresso di Washington sta valutando le prove raccolte dalla Cia dell’interferenza russa sul risultato delle presidenziali. Si capisce meglio il messaggio di saluto a Trump da parte della cancelliera: «Germania e America sono legate dai valori di democrazia, libertà e rispetto della legge e della dignità dell’uomo (…) offro al presidente stretta cooperazione sulla base di tali valori». Senza difesa della verità si perde l’aspetto umano della politica. Quindi fabbricare false notizie – Trump ne ha fatto uso nella campagna elettorale – fa parte della violazione dei valori comuni.

In particolare sotto l’orrore e la minaccia, le informazioni false trovano per loro natura più spazio di quelle vere, fanno maggior leva sull’emotività dei social media e corteggiano quei sentimenti di rifiuto per la “complessità della politica” che secondo Nida-Rümelin sono alla base del populismo. Il rifiuto delle complessità distrugge il processo dialettico e quindi la ricerca di compromesso di cui si nutre la democrazia. Sui nuovi media, i partiti tedeschi nazionalisti hanno un seguito attivo molto superiore agli altri, anche perché l’età media degli elettori dei partiti tradizionali è vicina ai 60 anni. In vista della campagna elettorale, l’Spd ha proposto a tutti i i partiti un «canone di difesa della cultura democratica del dibattito su internet». Ma “Alternativa”, che riceve finanziamenti da Mosca e dentro al quale si esasperano anche molte istanze legittime di inquietudine, ha rifiutato di aderire. Un clima paranoide fa crescere i sospetti perfino per il ritorno politico di Gerhard Schröder, ai vertici della russa Gazprom, che ha invitato l’Spd a rifiutare una coalizione guidata da Merkel.

La debolezza della cancelliera non significa che la Cdu rischi un fatale sbandamento. L’opposizione interna è controllata da un ispiratore di eccezione: quel Wolfgang Schäuble che attraverso i suoi più fedeli vuole assecondare lo Zeitgeist spostando a destra l’asse del partito e che ha già individuato un possibile successore o sostituto per l’attuale cancelliere. Come sempre l’obiettivo di Schäuble è di preservare il partito dal declino che negli ultimi anni ha afferrato invece l’Spd. Lo spostamento a destra della Cdu condizionerebbe la strategia europea della Germania, meno favorevole a proseguire l’Unione con un numero ampio di Paesi, ma non a rinnegare le responsabilità globali ed europee del Paese, semmai il contrario. Il 2017, che comincia con una striscia di sangue sotto la Chiesa della Memoria, è destinato comunque a segnare il destino europeo.

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