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Le banche francesi fanno causa alla Bce

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Europa

Le banche francesi fanno causa alla Bce

  • –Marco Moussanet

Parigi

Le principali banche francesi (Bnp Paribas, Société Générale, Crédit Agricole, il grupo delle banche popolari Bpce, Crédit Mutuel e Banque Postale) hanno presentato un ricorso alla Corte di giustizia europea per contestare i criteri utilizzati dalla Banca centrale europea nel calcolare l’impatto della raccolta attraverso i principali canali di risparmio regolamentato (sostanzialmente il Livret A e Ldd) sui loro ratio di solvibilità.

L’esclusione (almeno parziale) da questo conteggio dei due libretti di risparmio è una vecchia richiesta degli istituti di credito. A fissare infatti il tasso di remunerazione dei due popolari strumenti esentasse (posseduti da oltre il 75% della popolazione), il cui stock a fine ottobre era di circa 360 miliardi, è il Governo sulla base del parere fornito dalla banca centrale nazionale, di cui spesso non tiene conto. Quello attuale è dello 0,75% (e il ministro dell’Economia ha già annunciato che rimarrà intoccato alla prossima revisione di febbraio), quando – sulla base dei calcoli legati all’andamento dell'inflazione – dovrebbe essere dello 0,5 per cento.

E il 60% dei fondi raccolti – sui quali le banche applicano una commissione, anch’essa imposta, dello 0,3% - viene trasferito alla Cassa depositi e prestiti (Cdc), che per legge deve utilizzarli per finanziare l’edilizia popolare, i grandi progetti infrastrutturali e le piccole imprese con microcrediti a tasso agevolatissimo. Per capire la posta in gioco, basti dire che nel suo bilancio 2015 la Banca postale ha sottolineato che senza la presa in conto del risparmio regolamentato, il suo ratio mezzi propri/esposizione finanziaria complessiva (che dal 2018 dovrà essere obbligatoriamente superiore al 3%) passerebbe dal 3,5% al 5,3%.

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