NEW YORK - Dalle idilliche spiagge delle sue ultime vacanze presidenziali nelle native Hawaii, Barack Obama lancia una stoccata “glaciale” al prossimo inquilino della Casa Bianca e alla sua minaccia di cancellare con un colpo di spugna la protezione dell'ambiente in nome d'una Grande America. Con uno degli atti finali del suo governo, Obama ha vietato le trivellazioni offshore per gas e petrolio nelle regioni artiche del Pacifico e dell'Atlantico settentrionale. E non e' una messa al bando qualunque: Obama ha definito l'ordine “permanente”, facendo leva su una dimenticata legislazione del 1953 - l'Outer Continental Shelf Lands Act - che gli conferirebbe l'autorita' necessaria a proteggere i fondali marini dal Maine alla Virginia sulla costa orientale del Paese e lungo gran parte dell'Alaska su quella occidentale.
Un atto inedito perche' finora quella vecchia norma era stata rispolverata solo occasionalmente e per “cintare” fazzoletti di acque federali. E che promette di essere uno dei piu' difficili da ribaltare per Donald Trump nella sue guerra promessa alle regolamentazioni, ecologiche e non. Nel commentare l'atto al New York Times, il docente di legislazione ambientale alla Vermont School of Law, Patrick Parenteau, ha sottolineato come sia “senza precedenti. Siamo in acque inesplorate”. Obama, in una dichiarazione ufficiale, ha affermato che “queste azioni proteggono un ecosistema unico e delicato. I rischi di incidenti con perdite di greggio sono significativi in queste regioni e la nostra capacita' di risanamento limitatata”.
La nuova battaglia sull'Artico e le trivellazioni, probabilmente, finira' davanti alla magistratura: uno scontro tra denunce e appelli che potrebbe legare le mani a lungo alla nuova amministrazione repubblicana qualunque siano le sue intenzioni. Non che finora abbia lasciato molti dubbi in proposito: Trump, dopo aver accusato la Cina in campagna elettorale di aver “inventato” l'effetto serra, da presidente eletto ha ridimensionato le folate retoriche ma ha lasciato invariato l'impegno anti-ambientale considerato dannoso per la crescita e l'occupazione: ha sposato la missione di riaprire miniere di carbone come l'obiettivo di strappare senza remore l'accordo di Parigi sul clima e gli impegni americani gia' presi per ridurre di quasi un terzo le emissioni di anidride carbonica da parte delle centrali elettriche.
Alla guida dell'Agenzia per la protezione ambientale Epa, in un gesto simbolico, ha nominato un nemico giurato dell'ente, il procuratore statale del'Oklahoma Scott Pruitt, grande scettico della conclusioni scientifiche sul riscaldamento dell'atmosfera noto per aver presentato ricorsi contro l'Epa e l'applicazione delle sue norme.
Obama ha invece messo in chiaro di considerare l'ambiente una delle sue grandi eredita', forse la maggiore con ramificazioni internazionali e di politica estera oltre che domestiche e con ripercussioni per generazioni a venire.
Gia' in precedenza, con il mandato sotto assedio di una maggioranza repubblicana al Congresso, era ricorso a leggi oscure pur di rafforzare la difesa dell'ambiente: aveva ripescato un paragrafo del Clean Air Act del 1970, ad esempio, per lanciare un piano destinato al passaggio dell'approvvigionamento di energia elettrica da parte degli stati dai carburanti fossili alle fonti rinnovabili. Nel caso delle regioni artiche, la scelta di Obama ferma adesso qualunque trivellazione nel 98% delle acque controllate dal governo federale - una superficie equivalente a 115 milioni di acri - dove vivono sempre piu' a fatica specie a rischio quali gli orsi polari. Sulla costa orientale vengono protetti 3,8 milioni di acri, da Norfolk al confine con il Canada, che ospitano numerosi canyon di corallo e la loro fauna e flora. La mossa e' stata affiancata da un ordine del governo canadese del primo ministro progressista Justin Trudeau che vieta a sua volta nuove trivellazioni nelle acque canadesi.
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