Bruxelles - È durato appena qualche giorno il tentativo del Movimento Cinque Stelle di aderire al gruppo liberale ALDE del Parlamento europeo. Ieri sera, il presidente del gruppo, Guy Verhofstadt, ha preso atto della contrarietà di molti suoi deputati liberali e ha annunciato che l’ipotesi di un accordo di adesione del partito guidato Beppe Grillo è fallita. La vicenda, confusa e controversa, rischia di indebolire la candidatura dell’ex premier belga alla presidenza dell’assemblea di Strasburgo.
«Sono arrivato alla conclusione che non vi sono sufficienti garanzie per trovare un consenso su una agenda comune per l'Europa» ha detto ieri sera Verhofstadt. «Vi è insufficiente terreno comune per accettare la richiesta del M5S di aderire ad ALDE. Vi sono perduranti differenze fondamentali su cruciali aspetti europei, come per esempio sull’euro. Ciò detto, su questioni condivise – quali l’ambiente, la trasparenza, e la democrazia diretta – il gruppo ALDE e il M5S continueranno a lavorare insieme».
La presa di posizione è giunta dopo una riunione dell’Ufficio di presidenza del gruppo ALDE in una giornata segnata da grande confusione, provocata dalla decisione inaspettata del M5S di aderire al gruppo liberale, lasciando il gruppo dominato dallo euroscettico UK Independent Party di Nigel Farage. Molti deputati liberali hanno criticato il negoziato dietro alle quinte che Verhofstadt ha avuto in questi ultimi giorni con il M5S, fino alla messa a punto di una bozza di accordo, circolata poi su Internet.
I parlamentari francesi e di numerosi paesi del Nord Europa hanno sottolineato come il movimento di Beppe Grillo non sia sufficientemente europeista. «Abbiamo buone speranze di bloccare l’adesione del M5S al nostro gruppo» aveva detto nel pomeriggio Marielle de Sarnez, capo della delegazione liberale francese a Strasburgo, riferendosi a un voto che il gruppo avrebbe dovuto tenere oggi ma che a seguito della riunione dell'Ufficio di Presidenza di ALDE è stato cancellato.
A quanto ha riferito ieri sera un esponente parlamentare qui a Bruxelles, quest’ultima riunione si è svolta senza grande dibattito. Prendendo atto dell’opposizione di molti deputati liberali all’ingresso del M5S nel gruppo parlamentare, Verhofstadt ha abbandonato la partita. D’altro canto, poche ore prima, la signora de Sarnez aveva rimproverato all'ex premier belga una mossa poco trasparente e poco democratica che avrebbe messo «in pericolo la coerenza europeista del gruppo liberale».
La strategia di Verhofstadt ha sorpreso, tanto più che questi è candidato alla presidenza di Strasburgo. Con l’arrivo del M5S, il suo obiettivo era di rafforzare ALDE. Oggi quinto gruppo per importanza, con i 17 deputati M5S sarebbe diventato il terzo. Inoltre, è possibile che l’ex premier pensasse che la presenza grillina nel gruppo liberale avrebbe aiutato la sua candidatura (anche se sono emerse divisioni tra gli stessi 17 deputati del M5S sull’opportunità di aderire ad ALDE e quindi di votare per Verhofstadt).
Per molti versi, la faccenda si sta rivelando essere tanto un insuccesso di Grillo quanto un fallimento di Verhofstadt. In questo senso, molti osservatori notavano ieri sera che la vicenda rischia a questo punto di penalizzare l'immagine dello stesso ex primo ministro belga agli occhi di molti potenziali elettori – molti liberali, ma anche numerosi socialisti e verdi – al momento del voto per un nuovo presidente dell’assemblea previsto il 17 gennaio.
A meno di un improvviso rinsaldamento del gruppo parlamentare, magari intorno a una candidatura alternativa quale quella della deputata francese Sylvie Goulard, ALDE si presenta diviso alla votazione in vista di un nuovo presidente del Parlamento europeo. È incerto in questo momento se le attuali divisioni nel gruppo liberale favoriranno nel voto di metà gennaio il candidato socialista Gianni Pittella oppure il suo avversario popolare Antonio Tajani.
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