NEW YORK - All'arrivo a Washington per l'inaugurazione, Donald Trump ha assicurato che la sua sarà l'amministrazione con il più elevato quoziente di intelligenza nella storia. Non ha detto, però, che intende dichiarare guerra alla cultura per il resto del Paese, quando si tratta di sostenerla con fondi pubblici.
Le correnti repubblicane radicali, animate dalla Heritage Foundation che ha fornito notevole supporto all'IQ vantato da Trump, appaiono molto vicine a ottenere uno dei loro obiettivi più agognati e finora elusivi: eliminare ogni sostegno federale alle arti, a progetti educativi e alla televisione pubblica.
Cancellare, per l'esattezza, tre agenzie: il National Endowment for the Arts, il National Endowment for the Humanities e la Corporation for Public Broadcasting. Facendole sparire, con un tratto di penna, dalla proposta di bilancio che Trump vuole avere pronta entro 45 giorni e che, si dice, conterrà la promessa di tagli di spesa per oltre diecimila miliardi nell'arco di dieci anni sotto le bandiere della lotta agli sprechi e alla burocrazia.
La Heritage, in realtà, all'avvento di ogni nuova amministrazione emette la stessa sentenza capitale per queste e altre attività pubbliche nel segno del precetto ideologico “Starve the beast”, affamare la bestia. Dove la bestia è il governo, ridotto al minimo per lasciare il maggior spazio possibile al privato e al mercato. Nel caso di arti e tv questa condanna è presto riassunta: “Welfare per le elite”, scrive sprezzante. E questa volta il think tank, ha rivelato il giornale parlamentare The Hill, ha trovato in Trump un ascoltatore molto interessato: la scelta draconiana è consona ai toni populisti adottati del neopresidente e ha il vantaggio di pacificare i conservatori più tradizionali che ancora lo guardassero con sospetto.
Creati da Lyndon Johnson negli anni Sessanta, gli enti in discussione erano già finiti nel mirino di Ronald Reagan, anche se alla fine si accontentò di dimezzarne i fondi. Hanno, dunque, un valore simbolico forte per i conservatori che nulla a che vedere con la realtà dei loro fondi e del loro lavoro: il budget annuale di tutti e tre gli enti vale lo 0,02% dell'intera legge finanziaria, circa 450 milioni per il Public Broadcasting e 148 milioni ciascuno per Nea e Neh. La loro agenda è fitta di documentari e programmi per bambini di riconosciuta qualità, di partnership per sostenere la vitalità e le opportunità in intere comunità dove altrimenti mancano le risorse. Vale a dire operano e destinano fondi particolarmente nelle regioni più povere, disagiate, rurali e isolate del Paese, dove spesso scarseggia proprio il settore privato, compresi i canali via cavo. Non proprio un servizio d'elite, con buona pace per i catoni della Heritage.
I tagli alla spesa pubblica di grande significato politico non finiscono qui. I due collaboratori di Trump che stanno preparando lo “skinny budget”, uno scarno budget di circa 200 pagine, sono due veterani della Heritage, Russ Vought e John Snow, vicini al vice-presidente Mike Pence e con vaste ambizioni di voltare pagina. Nel mirino hanno messo anche parti del Dipartimento dell'Energia, della Giustizia e di Stato. Dall'Energia verrebbero purgati gli uffici per le fonti rinnovabili e per la riduzione delle emissioni nocive; dalla Giustizia i fondi per i diritti civili, la violenza contro le donne e i reati ambientali; dal Dipartimento di Stato le risorse per gli accordi sul clima di Parigi. La scure cadrebbe inoltre su alcuni, selezionati enti di sviluppo economico: tra questi la divisione che promuove imprese controllate da minoranze etniche.
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