Sul fronte dell’immigrazione, l’attenzione dell’establishment comunitario si sta spostando verso il Mediterraneo centrale, dopo che per tutto il 2015 e il 2016 gli sforzi europei sono stati rivolti ai flussi migratori provenienti dal Vicino Oriente. In vista di un prossimo vertice europeo a Malta, la Commissione europea sta ultimando una comunicazione tutta dedicata a una nuova strategia con cui affrontare l’immigrazione da Sud. Lo sguardo corre alla Libia, ma anche all’Egitto.
La comunicazione, che dovrebbe essere pubblicata domani qui a Bruxelles, fa il punto sulla riflessione in corso a livello europeo e deve servire ad alimentare la discussione su una strategia più compiuta per meglio affrontare i flussi migratori provenienti dall’Africa. Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, la Commissione vorrà promuovere alcuni filoni: la formazione della guardia costiera e della marina libica, la collaborazione tra i Paesi del Maghreb, e la cooperazione tra i Ventotto.
«Con l’arrivo della primavera l’Europa sarà chiamata ad affrontare un pesante flusso di migranti attraverso il Mediterraneo centrale – ha detto la settimana scorsa in un discorso al Parlamento europeo a Strasburgo il primo ministro maltese Joseph Muscat -. Non vedo come un solo Paese membro possa gestire o assorbire una tale ondata. In questo senso, l’essenza stessa dell’Unione europea sarà messa alla prova, se non agiamo immediatamente».
“Con l’arrivo della primavera, l’Europa sarà chiamata ad affrontare un pesante flusso di migranti attraverso il Mediterraneo centrale. Un solo Paese non può assorbire una tale ondata.”
Joseph Musca, primo ministro di Malta
Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, il piano messo a punto dalla Commissione prevede tra le altre cose la formazione della guardia costiera libica; la creazione in Libia di un centro di salvataggio in mare; il rafforzamento entro la primavera del 2017 del programma Seahorse che prevede tra le altre cose una maggiore collaborazione tra i Paesi del Maghreb; la promozione della cooperazione tra le agenzie dell’Onu e la Libia.
Con Tripoli, Roma sta negoziando una difficile intesa sulla falsariga dell’accordo raggiunto da Bruxelles con Ankara nel 2016. Nota un diplomatico: «Gli accordi bilaterali con alcuni Paesi per convincere i migranti a rimanere a casa loro (i Migration Compacts, ndr) hanno una valenza di lungo termine. Siamo alla ricerca di soluzioni di breve termine». C’è crescente attenzione all’Egitto, un Paese che è diventato il trampolino verso l’Europa dei migranti provenienti dall’Africa del Sud-Est.
Secondo le autorità comunitarie, sforzi devono essere fatti per migliorare la politica dei rimpatri per tutti i migranti considerati illegali, vale a dire quelli che hanno obiettivi economici. Proprio l’aspetto economico della nuova strategia rischia di essere controverso, tenuto conto delle ristrettezze finanziarie dei Paesi membri. Più in generale, le proposte di Bruxelles devono servire anche a meglio controllare le frontiere europee e facilitare un accordo per una riforma del diritto d’asilo in Europa.
Nel 2016, secondo le cifre di Frontex, le autorità europee hanno contato 181mila persone sulla rotta del Mediterraneo centrale. L’Italia ha registrato un aumento del 18% degli arrivi rispetto al 2015. Gli arrivi, sempre secondo le statistiche comunitarie, sono giunti per il 90% della Libia, il 7% dall’Egitto, lo 0,6 e lo 0,5% rispettivamente dall’Algeria e dalla Tunisia. La rotta del Mediterraneo centrale ha chiaramente preso il sopravvento dopo che l’accordo con la Turchia ha ridotto i flussi migratori da Est.
Ormai, a Bruxelles, funzionari comunitari e diplomatici nazionali considerano che vi è «un movimento strutturale» di persone dal continente africano. La comunicazione attesa per domani e la dichiarazione con la quale i Ventotto concluderanno il loro vertice maltese del 3 febbraio rappresentano una presa di coscienza della gravità della situazione nel Mediterraneo centrale e un successo delle diplomazie del Sud Europa, in particolare quella italiana.
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