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Se si spacca Syriza, Atene va al voto anticipato

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L'Analisi|l’analisi

Se si spacca Syriza, Atene va al voto anticipato

Che succederà ora ad Atene dopo l’intesa raggiunta, dopo due anni di stallo, tra i creditori dell’Eurozona e il Fondo monetario internazionale sulla soluzione della crisi ellenica? Un rapido accordo tra la troika e il governo di Alexis Tsipras resta, nonostante tutto, per gli analisti lo scenario più probabile, perché Atene non ha i soldi in cassa per pagare a luglio i sette miliardi di euro di debiti in bond in scadenza. Ma se da un lato il decano della crisi greca, il ministro delle Finanze, Euclid Tsakalotos, fa pressioni tra i suoi esponenti di partito per approvare realistacamente i nuovi tagli alle pensioni e agli aumenti delle imposte previsti dall’accordo, altri esponenti di Syriza resistono alle richieste sostenendo che la Grecia potrebbe ottenere un accordo migliore, se decidesse di giocare d’azzardo. In che modo? Aspettando l’esito delle elezioni in Olanda dove i populisti di Geert Wilders sono in vantaggio nei sondaggi e il voto delle presidenziali francesi con Marine Le Pen del Front National in testa. L’ala più radicale di Syriza prevede risultati negativi per i partiti tradizionali in queste due prossime tornate elettorali, a marzo in Olanda e aprile-maggio in Francia, e questo esito potrebbe spaventare i leader europei e costringerli ad ammorbidire la loro posizione negoziale in vista delle scadenze finanziarie greche di luglio. Naturalmente è un azzardo politico perché le cose potrebbero sfuggire di mano e condurre Atene verso il default con conseguente Grexit.

L’ala più radicale di Syriza ricorda che gli ultimi sondaggi puniscono il partito di maggioranza relativa di dieci punti rispetto a Nea Dimokratia, la maggiore formazione di opposizione. Insomma se Syriza si divide e Tsipras non riesce a mantenere la leadership del partito si va al voto anticipato, ma se il partito di maggioranza relativa accetta tutte le misure di austerità contenute nelle clausole di salvaguardia, che non sono però di immediata applicazione, il governo resta saldo al potere.

Jeroen Dijsselbloem, capo dell’Eurogruppo, ha detto in un’intervista che spera che le due parti raggiungano un accordo nell’Eurogruppo del 20 febbraio che includa il mercato del lavoro, le pensioni, le tasse e il bilancio così da raggiungere l’avanzo primario del 3,5%. Per tagliare questo traguardo il Fondo monetario ha chiesto una manovra supplementare di misure di austerità di 3,8 miliardi di euro pari al 2% del Pil, che dovrebbe scattare nel caso non si dovessero raggiungere gli obiettivi di bilancio.

Tsipras probabilmente punterà ad approvare in Parlamento le indigeste misure contenute nelle clausole di salvaguardia, sperando di non doverle applicare nel 2018 visto che lo stesso Fmi prevede una crescita 2018 del 2,7% dopo sette anni di recessione. Intanto avrà comprato tempo prezioso.

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