Situazione sempre più difficile per François Fillon, il candidato della destra all’elezione presidenziale. La Procura finanziaria, che sta indagando sul presunto lavoro fittizio da assistenti parlamentari della moglie Penelope e di due figli, ha chiuso l’indagine preliminare e deciso di aprire un’inchiesta giudiziaria, affidandola a due giudici istruttori, per appropriazione indebita. Evidentemente le prove raccolte dalla polizia sono state ritenute sufficienti a escludere un’archiviazione. La Procura ha spiegato che la rapidità è dovuta al rischio di prescrizione.
Qualora i magistrati dovessero accertare che in effetti Fillon ha utilizzato in maniera indebita i fondi pubblici(cioè la dotazione di 9.600 euro mensili di cui dispone ogni parlamentare per retribuire i suoi assistenti) e cioè che la moglie (che in 12 anni ha incassato poco meno di un milione) non ha effettuato il lavoro per il quale veniva pagata, l’ex premier verrebbe rinviato a giudizio e dovrebbe affrontare un processo nel quale rischia una condanna a dieci anni. Mentre la moglie, che ha approfittato di questa situazione (sempre che ne fosse davvero al corrente, cosa di cui molti dubitano), rischierebbe una condanna a cinque anni.
Fillon, smentendo quanto dichiarato pochi giorni prima, ha detto di voler proseguire la campagna anche in caso di incriminazione. E i suoi avvocati si sono precipitati a dirsi «certi che l’innocenza di Fillon e della moglie sarà infine riconosciuta. Ma si tratta di un altro duro colpo alla sua immagine, che rafforza indirettamente l’outsider di queste incredibilie elezioni, l’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron. Che ha finalmente presentato le linee guida del proprio programma.
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