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La promessa di Trump: taglierò le tasse

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La promessa di Trump: taglierò le tasse

(Reuters)
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NEW YORK - Donald Trump ha indossato i panni di leader martedì notte davanti al Congresso e al Paese. Ma se saprà continuare a vestirli dipenderà adesso dalla capacità di far avanzare il suo programma - a cominciare dall’economia - sia in Congresso che tra gli elettori. Il presidente, archiviata la denuncia di un’America vittima di “carneficine”, ha lanciato sobri appelli all’unità, all’interno e all’esterno. Ha condannato gravi episodi di razzismo o antisemitismo, invitando la nazione a superare anche «scontri triviali». E ha reso omaggio alla Nato e agli alleati internazionali. Ha, soprattutto, declinato con maggior cura un ambizioso piano di crescita invitando tutti, repubblicani e democratici, a sostenerlo: ha chiesto una vasta riforma fiscale, con «enormi» tagli delle tasse per ceti medi e aziende. Ha rilanciato una «ricostruzione» del Paese con la mobilitazione di mille miliardi in partnership pubblico-privato. Ha ordinato una cancellazione previa sostituzione della riforma sanitaria Obamacare. Ma Trump è rimasto prigioniero degli scarni dettagli offerti per poter trasformare i disegni del suo “nazionalismo economico” in una strategia convincente, dalle risorse per finanziarli alle leggi per approvarli.

L’ottimismo sul “nuovo” Trump ieri ha tenuto banco. Wall Street si è abbandonata a un rally. E le associazioni imprenditoriali, dal manifatturiero alla Difesa, hanno dato credito alla speranza di stimoli e incentivi in arrivo per produrre e innovare. Le priorità presidenziali, all’indomani del discorso alla nazione, fanno tuttavia i conti non solo con una ferrea opposizione democratica, bensì con spaccature nella stessa maggioranza repubblicana. La riforma delle imposte, in particolare, è ostaggio del calo delle entrate che minaccia di generare, a cominciare dalla riduzione delle aliquote aziendali al 20% dal 35 per cento. Una border tax, che reperisca fondi tassando l’import e esonerando l’export, divide la Corporate America e Trump l’ha evitata nel discorso. È inoltre arduo riformare le imposte per l’esercito delle cosiddette società pass-through, dove il reddito dei proprietari è tassato con le aliquote individuali.

La sanità è un’altra corsa a ostacoli: Trump ha sposato il principio di crediti d’imposta per comprare polizze, un’idea cara ai leader repubblicani che però è invisa all’influente corrente dei conservatori fiscali. Ha inoltre promesso flessibilità per le clausole di non discriminazione dei pazienti con malattie pre-esistenti e per espansioni dell’assistenza ai poveri di Medicaid, contenute proprio in Obamacare. Gli investimenti infrastrutturali sono avvolti in un mistero ancora più fitto e sono già oggetto di pesanti critiche, da opposte barricate, sia dei conservatori che dei liberal.

La stessa immigrazione, cavallo di battaglia indiscusso di Trump, si sta complicando. Prima del discorso aveva lasciato intuire di essere disposto a future riforme di compromesso sui clandestini, ma al Paese ha ribadito la crociata contro gli illegali, con risvolti di lotta al crimine e anche economici: ha promesso che alzerà automaticamente i salari degli americani. Il presidente ha inoltre ribadito il progetto di costruire un “grande muro” con il Messico, a sua volta foriero di polemiche oltre che politiche sui costi, stimati in oltre 20 miliardi.

Il commercio è l’altra pesante incognita irrisolta: le aziende temono un cammino protezionista, con l’amministrazione che ieri sera ha approntato un documento per il Congresso sulle linee guida della sua politica di interscambio che prescrive di ridimensionare il ricorso alla Wto e di rafforzare le ritorsioni unilaterali. «L’amministrazione difenderà aggressivamente la sovranità americana sulle questioni di politica commerciale», si leggeva nella bozza del documento ancora oggetto di discussioni. Due casi aperti in seno alla Wto con la Cina - il primo sullo status di economia di mercato ancora negato al Paese asiatico, il secondo sui sussidi all’acciaio di Pechino - potrebbero mettere presto alla prova la leadership della Casa Bianca.

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