Il conto alla rovescia partirà oggi con il premier britannico Theresa May che avvierà ufficialmente l’iter per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea chiedendo l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato sull’Ue (introdotto dal Trattato di Lisbona). I negoziati possono durare fino a due anni, ma le parti hanno la possibilità di prorogare i tempi. Ma cosa succederà alla circolazione delle merci al termine delle trattative se non dovesse essere raggiunto un accordo con l’Europa? La risposta arriva da un report firmato da Stefano Gorissen della Sace, la controllata del gruppo Cdp in prima linea nel settore assicurativo finanziario.
Dazi e barriere in arrivo in assenza di un’intesa
Se non fosse raggiunto un compromesso tra le due sponde, dovranno essere applicate le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. In sostanza, spiega Gorissen, sarebbe applicata un’imposta media del 5% per i prodotti dell’industria (che però raggiunge il 10% per le automobili) e del 15% per i prodotti agricoli. Ai dazi andrebbero poi sommati, precisa il report Sace, «anche nuove barriere non tariffarie che causeranno tempi più lunghi. Londra cercherà probabilmente, è la tesi di Gorissen, un trattato di libero scambio che consente di mantenere il controllo dell’immigrazione e al contempo eliminare gli ostacoli ai servizi.
L’interscambio tra Londra e il resto dell’Unione
Ma quanto pesa l’interscambio tra Londra e il resto dell’Unione? Ecco i numeri forniti dalla stessa Sace: l’import dall’Europa equivale al 50% del totale 2016 ed è risultato in contrazione del 4% rispetto all’anno precedente (-5,9% il dato degli ultimi sei mesi dell’anno), anche a causa del deprezzamento della sterlina rispetto all’euro. La domanda europea, chiarisce ancora Sace, «conta invece leggermente meno della metà (il 47,5%) del totale dei beni esportati dalla Gran Bretagna e dall’Irlanda del Nord. La bilancia commerciale tra i due paesi è ampiamente favorevole all’Italia: i prodotti della penisola più richiesti sono mezzi di trasporto, macchinari, abbigliamento e alimentari e bevande. L’ultima fotografia evidenzia poi che, da luglio a dicembre 2016, le esportazioni italiane si sono contratte dello 0,5%, bilanciando il risulato positivo dei primi sei mesi e portando il dato dell’intero anno a +0,5%.
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