Mondo

Ambiente, Trump cancella le politiche di Obama

  • Abbonati
  • Accedi
USA

Ambiente, Trump cancella le politiche di Obama

L’effetto serra non può essere cancellato da un tratto di penna, ma le politiche per combatterlo forse sì. Donald Trump l’ha voluto dimostrare ieri: con la firma di nuovi decreti presidenziali ha dichiarato guerra alle principali regolamentazioni ambientali introdotte da Barack Obama per risanare l’America e guidare gli sforzi internazionali sul cambiamento climatico. A cominciare dall’ordine formale di riesaminare nei prossimi mesi - per annullarla - un’ambiziosa iniziativa volta a ridurre le emissioni nocive delle centrali elettriche: «È la fine della guerra al carbone», ha commentato con toni trionfalistici il presidente dopo la firma dei decreti.

Trump, sommando beffa al danno agli occhi di ambientalisti e opposizione democratica, ha apposto il suo nome in calce all’editto nella sede dell’Environmental Protection Agency, l’Agenzia per la protezione ambientale. Il messaggio ufficiale: “liberare” l’energia americana dai lacci di normative che ostacolano la strada verso l’indipendenza del Paese nel settore, facendo tornare l’Epa a una più mite e circoscritta missione di difesa della qualità di aria e acqua.

È stata una cerimonia, in realtà, in uffici che presto minacciano di rimanere semi-deserti: la proposta di Trump per l’Epa, contenuta nell’ipotesi di budget, prescrive tagli di quasi un terzo ai fondi e l’eliminazione di tremila dipendenti. Il suo attuale direttore Scott Pruitt, da procuratore generale dell’Oklahoma, era ricorso in tribunale proprio per cercare di annullare il piano sulle centrali e nega validità scientifica alla conclusione che le emissioni siano causa di cambiamenti climatici. Mentre il responsabile dell’Ufficio del Budget della Casa Bianca Mike Mulveney ha definito gli sforzi contro l’effetto serra «uno spreco di denaro pubblico».

Con i nuovi ordini nel mirino di Trump sono le direttive del Clean Power Plan del 2015, imbrigliate da battaglie legali ma necessarie a raggiungere i traguardi di riduzioni delle emissioni sottoscritti da Obama nell’ambito degli accordi dell’Onu a Parigi. Le centrali, in particolare quelle a carbone che tuttora producono un terzo dell’elettricità statunitense, contano per il 40% del rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera; il piano le riduceva del 32% dai livelli del 2005 entro il 2030. Non basta: scatta un ripensamento della moratoria sui leasing di terreni pubblici per il carbone, dai quali dipende il 40% dell’estrazione. Neutralizzata inoltre una norma che impone agli enti federali di considerare l’impatto sul clima nelle loro decisioni e di calcolare il “costo sociale” delle emissioni, attualmente 36 dollari per tonnellata.

«Nel prendere a picconate le iniziative sul clima, l’amministrazione spinge il Paese a ritroso», ha reagito Andrew Steer, direttore del World Resources Institute. Diversa la risposta dell’associazione petrolifera American Petroleum Institute: «Lavoreremo con amministrazione e Congresso sulle politiche energetiche del futuro». Anche se alcuni degli stessi re dell’energia sono più prudenti: Exxon Mobil ha inviato una lettera alla Casa Bianca per chiedere che Trump rimanga nell’accordo di Parigi, definito «efficace per affrontare i rischi del cambiamento climatico». L’amministrazione si e' finora trincerata dietro un “no comment” sull’intesa.

Trump, bruciato dalla sconfitta politica sulla riforma sanitaria, sta cercando ora di rifarsi assalendo l’altra grande eredità del predecessore, quella ambientale. E, a caccia di rapidi successi, brandisce l’arma della deregulation attraverso ordini esecutivi senza bisogno di approvazione parlamentare. Questa missione si è intensificata su tutti i fronti: lunedì aveva già denunciato che le normative varate da Obama - 3.037 - costano al Paese 873 miliardi. E invocato l’eliminazione di tutte le regole che «distruggono» lavoro e crescita, compresa l’abrogazione di due vecchie norme per ciascuna nuova. La deregulation ambientale, avvertono però molti esperti, potrebbe deludere non solo gli ambientalisti: non rilancerà comparti economicamente in declino quali il carbone, che dal duemila ha visto gli addetti dimezzati a 50.000. .

© RIPRODUZIONE RISERVATA