La Cenerentola a volte diventa Principessa. Dal 4 novembre scorso, giorno dell’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, Piazza Affari ha messo a segno la miglior performance tra le principali Borse mondiali: il Ftse-Mib di Milano con il suo 23,7% ha battuto il Dax tedesco (17,6%), il Cac 40 francese (14,6%), il Dow Jones statunitense (14,9%), il Nikkei 225 giapponese (13,6%), il Ftse-100 britannico (9%) e pure l’Msci Emerging Market dei Paesi emergenti (9,7%).
Quella che da anni è la Cenerentola dei listini sembra rifiorita in tutta la sua bellezza. Ma da questo a dire che Trump è il Principe azzurro di Piazza Affari ce ne passa. Dietro all’ottima performance di Milano ci sono infatti almeno quattro altri motivi, riassunti con grande efficacia da Intermonte Advisory e Gestione in un recente studio dall’ironico titolo Grazie Trump: you made Italy great again!
Primo: gli utili delle aziende italiane crescono più di quelli europei. Proviamo infatti a confrontare dal 4 novembre l’andamento delle stime sugli utili per azione del Ftse All Shares Italy (dove sono presenti anche le mid e small cap) rispetto allo Stoxx 600: l’indice italiano sovraperforma quello europeo del 3,4%. Non solo. Se consideriamo i singoli settori, in alcuni casi la sovraperformance italiana è ancora più brillante: è il caso delle Tlc (+23,2% rispetto allo Stoxx 600), dei titoli industriali (+18,3%) e di quelli del settore energia (+18,1%). Tutto questo in un contesto in cui l’Europa, sia al livello di performance azionarie che di stime sugli utili, cresce più degli Stati Uniti.
Secondo: l’Italia era stata particolarmente “bastonata” dai mercati in precedenza. Se consideriamo un arco temporale più ampio degli ultimi sei mesi, quelli dell’era Trump, lo osserviamo con plastica evidenza: per esempio nell’arco degli ultimi due anni il Ftse-Mib con il suo -12,4% risulta il peggiore tra le Borse dei Paesi sviluppati.
Terzo: il rischio politico si sta attenuando, con il rinvio delle elezioni italiane al 2018, ma anche con la sconfitta dei partiti antieuro in Olanda e con sondaggi che attribuiscono un vantaggio più netto a Macron sulla Le Pen al ballottaggio delle presidenziali francesi. Tornando all’Italia, nell’ultimo periodo hanno contribuito a rasserenare gli animi anche il successo dell’aumento di capitale di Unicredit, ma secondo Intermonte pure la smentita dell’interesse di Intesa su Generali, arrivata a fine febbraio.
Quarto: la partenza dei Pir, i Piani individuali di risparmio, sta catturando l’interesse degli investitori e canalizzando flussi sul mercato italiano, in particolare sulle mid-small caps. «Questo spiega come da febbraio gli indici mid-small caps abbiano fortemente sovraperformato il mercato principale rappresentato dal Ftse-Mib», nota Guglielmo Manetti, vicedirettore generale di Intermonte Advisory e Gestione. Tra parentesi, è proprio a fine febbraio che risale il colpo di reni del listino italiano, che in quel momento ha superato con un balzo Wall Street conquistando (e difendendo) la maglia rosa.
“È fondamentale che anche i finanziari, e in particolare il settore bancario, comincino a dare un contributo positivo”
Il dubbio è: quanto durerà questo periodo di grazia? «Dopo le recenti revisioni al rialzo delle stime, il mercato italiano tratta in linea con l’Europa su quest’anno ma ancora a sconto sul 2018, a fronte di una crescita attesa molto più forte - sottolinea Manetti - . Riteniamo che la direzione delle stime sia uno dei fattori più importanti per far proseguire l’attuale rialzo del mercato. In quest’ottica riteniamo fondamentale che anche i finanziari, e in particolare il settore bancario, comincino a dare un contributo positivo, dopo essere stata fonte di continua delusione negli ultimi anni». Tutto questo, assieme a uno uno scenario politico in Europa che speriamo non porti brutte sorprese, dovrebbe essere di aiuto al mercato italiano nei prossimi mesi.
Ultima curiosità: Trump cosa c’entra con le fortune di Piazza Affari? In realtà poco. L’elezione di The Donald ha comunque rappresentato il principale momento di discontinuità degli ultimi mesi, spiega il report, accelerando alcuni trend di cui si cominciava a vedere già parziale evidenza l’anno scorso: in particolare lo spostamento di asset dall’obbligazionario all’azionario, che ha interrotto un flusso ininterrotto da diversi decenni.
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