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Mosca risponde a Trump: rafforzate le difese anti-aeree della Siria

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DOPO L’ATTACCO ALLA BASE AEREA

Mosca risponde a Trump: rafforzate le difese anti-aeree della Siria

Si scalda il fronte russo nella crisi siriana dopo la rappresaglia ordinata da Donald Trump. E non solo a parole. Mosca, dopo aver definito un «atto di aggressione» l'offensiva di Trump contro una base militare di Bashar al-Assad responsabile di attacchi chimici, ha alzato il tiro cancellando accordi di cooperazione nei cieli del Paese mediorientale che negli ultimi anni avevano evitato il rischio di incidenti tra le aviazioni di Vladimir Putin e quelle americane e alleate. Ha inoltre deciso di mobilitare sistemi di difesa a protezione di infrastrutture critiche del regime di Damasco e spostato un vascello militare nella regione. Alle Nazioni Unite, che hanno riunito il Consiglio di Sicurezza sulla Siria, l'ambasciatore russo ha riaffermato che l'azione rappresenta «un'aggressione» e rafforza il terrorismo. In serata il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, parlando con i giornalisti a Mar-a-Lago, ha dichierato che gli
Stati Uniti vareranno a breve nuove sanzioni contro la Siria.

Putin: violazione delle norme internazionali
In una presa di posizione, Putin aveva fin da questa mattina fatto sapere che la rappresaglia era un attacco contro «uno stato sovrano in violazione delle norme della legge internazionale e con un pretesto infondato». Un attacco che «infligge un significato danno alle relazioni russo-americane».
Su queste relazioni il primo vero test arriverà la prossima settimana quando a Mosca si recherà il Segretario di Stato Rex Tillerson. Il Pentagono, per limitare i rischi di escalation, aveva avvertito Mosca dell'attacco un'ora prima che avvenisse per evitare che nelle vicinanze dell'obiettivo si trovasse personale di Mosca.

Lavrov lascia aperto il dialogo
Un segno di possibile maggior distensione, una volta superate le prime reazioni, è arrivato anche dal Ministro degli Esteri moscovita Sergey Lavrov. Ha indicato di non credere che quanto accaduto «porti a una situazione irreversibile».
Da Damasco il Presidente siriano Bashar al-Assad ha invece denunciato l'attacco come “miope” e «cieco alle realtà militare e politiche». Le forze armate siriane hanno da parte loro riportato danni “estesi” alle operazioni anti-terrorismo dell'esercito di Damasco come conseguenza dei 59 missili americani sulla loro base, aggiungendo che questo renderebbe gli Stati Uniti «complici di Isis». Le forze di opposizione siriane prese di mira da Assad hanno al contrario espresso la loro approvazione per l'azione militare americana contro il regime di Assad.

Il plauso degli europei
Approvazione è giunta anche da molti paesi europei - tra i quali Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia - e da alleati del Golfo Persico e internazionali. Un sostegno spesso qualificato dalla conclusione che si tratta di un'operazione circoscritta e mirata, legittima davanti all'uso di armi chimiche da parte di Assad, che deve essere rimosso, e non foriera di più ampi conflitti.

Fonti Usa: 58 dei 59 missili a segno
Secondo fonti americane, l'efficacia militare della rappresaglia e' stata inoltre elevata: 58 dei 59 missili tomahawk lanciati da due navi nel Mediterraneo orientale avrebbero raggiunto l'obiettivo. La Siria stima che siano stati invece molti meno e abbiano fatto vittime civili.
L'amministrazione americana ha però anche un dilemma politico interno con il quale fare i conti sulla questione siriana: l'azione non risolve l'interrogativo su quale sia la politica estera americana di piu' lungo periodo su Damasco e non solo. Pentagono e Casa Bianca hanno effettuato nel pomeriggio briefing top secret sulle operazioni avvenute al Senato. Proprio dal Congresso, se ha approvato l'azione immediata, si sono sollevate numerose voci che invocano nuovi dibattiti sull'autorizzazione dell'uso della forza in futuro e sugli obiettivi della strategia di Trump.

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