Con gli utili delle banche americane ritornati sui massimi, Warren Buffett, 86 anni, ha deciso di ridurre la propria presenza in Wells Fargo, banca californiana di cui è al momento il maggiore azionista: i primi acquisti di titoli risalgono al lontano 1989. Berkshire Hathaway, la sua conglomerata, venderà 9 milioni di azioni della banca di San Francisco, per tenere la propria partecipazione sotto il 10% del capitale, che è il tetto previsto dalla Fed al di sopra del quale vengono introdotte rigide regole per gli investitori sulla governance.
Wells Fargo, terza banca americana per valore degli asset, ha riportato dei profitti meno esaltanti rispetto alle concorrenti, in ragione degli strascichi giudiziari legati allo scandalo dei due milioni di conti fantasma scoperti nel settembre scorso dopo un’inchiesta governativa. Nel primo trimestre concluso il 31 marzo ha riportato un calo degli utili netti a 5,06 miliardi di dollari, equivalenti a 1 dollaro per ogni azione ordinarie, dai 5,09 miliardi di dollari, o 99 centesimi per azione dello stesso periodo dell’anno precedente.
Buffett ha deciso di vendere azioni perché ha forse fiutato che l’aria sta cambiando a Wall Street. Lo testimonia il ritorno agli acquisti sugli obbligazionari rispetto alle azioni nella Borsa americana che nell’ultimo mese ha perso il 2,4% interrompendo il trend rialzista senza sosta partito con la vittoria elettorale di Trump. L’oracolo di Omaha tuttavia mette le mani avanti. In una nota, la sua finanziaria precisa che «le vendite su Wells Fargo non sono legate a valutazioni sull’investimento». Ma sarebbero motivate solo dal desiderio di tornare al di sotto della percentuale che pone l’obbligo di notifica alla Federal Reserve.
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